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#2 Esperimenti mentali: Il problema del Free rider

Cosa accadrebbe se in un gruppo ben organizzato, in cui ognuno lavora e paga per avere dei servizi qualcuno decidesse di prendere senza dare nulla in cambio? E’ il problema del free rider, il passeggero scroccone.

#2 Esperimenti mentali: Il problema del Free rider

Cosa accadrebbe se in un gruppo ben organizzato, in cui ognuno lavora e paga per avere dei servizi, qualcuno decidesse di prendere senza dare nulla in cambio? E’ il problema del free rider, il passeggero scroccone

Immaginate di avere sotto casa vostra un bar in cui tutte le sere, con soli 5 euro per una bevuta, potete usufruire di un buffet illimitato. Immaginate dunque di approfittare della situazione e tutti i giorni, invece di cenare a casa vostra, per soli 5 euro, mangiare ben più del quantitativo di un semplice aperitivo. Per voi ci sarà sicuramente un guadagno, ma poiché non sarete gli unici ad approfittarne, il bar ben presto deciderà di porre fine all’iniziativa a causa delle perdite.

Quanto descritto è un semplice esempio del problema del free rider, letteralmente problema del “passeggero non pagante” che si verifica ogni qual volta un individuo beneficia di risorse, servizi o informazioni, senza contribuire con un pagamento o altra merce di scambio, il cui peso ricade sulla collettività. Tale fenomeno viene anche definito parassitismo e trova espressione in vari ambiti che abbracciano tutti quei casi in cui, in favore di un vantaggio privato, si arreca un danno per un gruppo più o meno vasto di persone.

Se la messa per iscritto di tale problema si colloca in tempi vicini, la discussione è invece molto antica. Già nel secondo libro della Repubblica (libro 2, 360b-c), Glaucone, discutendo con Socrate, sottolinea come il ben agire ed il rispetto per i beni altrui, non è qualcosa che facciamo per senso di giustizia, ma per paura della coercizione. Glaucone ricorre al mito di Gige per avvalorare la propria tesi: se tutti avessimo un anello dell’invisibilità, la tentazione di impossessarci dei beni altrui sarebbe troppo forte. A partire da Platone, il concetto si è sviluppato nel tempo, interessando principalmente la sfera etica e morale (in particolare con autori come Hume e Mill) fino a toccare ad oggi principalmente quella economica.

Il problema infatti presenta varie declinazioni: politiche, sociologiche, economiche, etiche. Siamo nel paradosso quando utilizziamo l’abbonamento Netflix del nostro amico perché ne consociamo la password, quando saliamo senza biglietto sull’autobus perché dobbiamo fare solo due fermate, quando non andiamo a votare preferendo una gita in campagna perché tanto ci sarà qualcun altro che lo farà al posto nostro. A portare avanti questo comportamento è la certezza che, nonostante le nostre mancanze personali, la macchina finanziaria, politica e perfino sociale andrà avanti comunque. Questo spiega perché una vera definizione del problema si sviluppò solo nel '900, quando ormai la società si era sviluppata e allargata troppo per poter permettere la presa in carico di piccoli gruppi di individui alla volta, diventando un unico organismo declinato in parti tutte concorrenti all’ordine pubblico.

Il paradosso del free rider si basa su un modello economico neoclassico che ricalca la nozione di soddisfazione: gli interessi di una persona vengono definiti in base al fatto che qualunque cosa faccia è volta al conseguimento degli stessi. Tale modello si basa sull’assunto che il consumatore, prima di comprare, si informi sui prezzi degli oggetti che compra e sulla loro utilità, ad un aumento dei prezzi cambierà il suo potenziale di acquisto e il suo interesse, ecco dunque che il mercato viene influenzato dalle scelte personali del singolo acquirente. Questo modello è stato in parte superato ad inizio '900 dall’economista Albert Otto Hirschman che ha posto l’attenzione sull’elemento del cooperativismo: non è possibile raggiungere un interesse personale mossi unicamente da istinti egoistici.

Questo lo si evince dal dilemma del prigioniero, nel quale si presenta una situazione in cui cooperazione e conflitto si fondono tra loro. Due persone vengono arrestate e poi interrogate in due stanze separate. Ad ognuno è offerto di patteggiare: chi confessa viene rilasciato infliggendo automaticamente all’altro una grave condanna. Tuttavia, se entrambi decidono di confessare riceveranno una condanna meno grave rispetto al loro reato. Se, invece, entrambi rifiutano di confessare sconteranno una condanna minima per un reato minore. I due prigionieri non hanno avuto modo di mettersi d’accordo; dunque, la scelta di azione diviene difficile. In ogni caso sembrerà all’altro che la decisione più conveniente sia confessare poiché nessuno dei due sarà certo del silenzio dell’altro.

Questo problema scavalca così la visione neoclassica fornendone una nuova, ossia quella di cooperazione e interesse personale. Secondo tale prospettiva, la cooperazione è compatibile con interessi unicamente personali e non è raggiungibile sulla base dell’egoismo. Per intenderci, nell’esempio dei due prigionieri, la soluzione migliore è rinunciare al primario istinto di confessare lasciando in prigione il compagno. Se infatti rimangono entrambi in silenzio, possono ottenere una pena leggera.

Quanto detto si basa sul concetto di ottimo paretiano. Secondo Vilfredo Pareto (economista italiano) non è possibile migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare quella di un altro individuo. L’ottimo paretiano si basa ovviamente su un grosso lavoro di presa di coscienza e responsabilità personale, che unita a dei metodi coercitivi e di controllo (per esempio un controllore sul treno), dovrebbe cercare di arginare il problema.  La concorrenza o il monopolio sono esempi in cui si manifesta l’ottimale paretiano; se un’azienda decide di abbassare i prezzi per concorrere con un’altra, quest’ultima ne subirà le conseguenze.

Per fare un esempio di quanto sia semplice incappare nel paradosso del free rider, prendiamo ad esempio l’articolo in questione. Cercando informazioni in rete e su testi inerenti a questo paradosso, ho trovato molte informazioni ed esempi e sarebbe stato semplice copiarne uno, ma così facendo sarei caduta io stessa nel paradosso, usufruendo di un’informazione senza dare nulla in cambio.


Bibliografia

• Free rider in "Dizionario di Economia e Finanza" - Treccani.

• Economia vs etica: rivista quadrimestrale settembre/dicembre 2005. Bollettino 186. Società filosofica italiana.

• Economia comportamentale, il problema del free rider: cos’è e possibili soluzioni, Federico Gaudenzi.

• La Repubblica di Platone, libro II 360b-c, a cura di Mario Vegetti, Bur,  Milano 2019.