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Allen zum Ginsberg: una festa di fine

Un esperimento. Una corsa animale. Una polifonia a partire da una poesia di Ginsberg sulla fine del mondo.

Soggettante (cioè un soggetto debuttante, ributtante, riluttante, una didascalia impersonata, un volto scarno o forse inesistente): Su una poesia non si parla. Non si parla sopra a una poesia. La poesia ha la propria voce. I critici i poeti gli attori gli editori devono stare zitti. 

Tutta la letteratura è immonda citazione.

Solo l’analfabeta, forse, con qualche gesto al buio. O il guidatore solitario nella notte. Loro sì, che ci arrivano. No?

Ho provato le Hasta Mudra. Belle, per carità, ma per me ancora non significano niente. Fioriscono...come i versi delle poesie.

Ho ancora paura di cadere dal letto. Da piccolo sognavo di poter giocare con un caleidoscopio di voci. So poche canzoni a memoria, e quelle inglesi le canto pure male. Ho un ronzio nell'orecchio sinistro, ma penso che non vi riguardi.

MORTE SU TUTTI I FRONTI

“Il Pianeta è Finito”

di Allen Ginsberg (e altri)

Una luna nuova guarda il nostro dolce pianeta malato 
Che fai tu luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna 
Orione ha cacciato l’Immobile Orsa a metà del cielo
ships on fire off the shoulder of Orion, ne ho viste di cose, silenziosa luna
d’inverno in inverno.
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam
Mi sveglio, primo nel letto, cadaveri di mosche
coprono lenzuola illuminate dal gas, mi duole la testa, fibra di cervello
girano girano i reattori atomici
le lune artificiali passano a sol levante
della tempia sinistra pulsante per la Morte che ho Creato su tutti i Fronti.
Now I am become Death, the Destroyer of Worlds

Soggettante: Che poi, noi mica ci conosciamo. E perché dovrebbe interessarvi? Dico: perché dovreste capire? Danza, mescolanza. Accade, Accadi. Accaddi. Dico, accade che tu leggi una poesia, e ti viene su un'altra poesia. Viene su, sì, come il cibo indigesto. E lo spuntino del pomeriggio si porta dietro pure il pranzo, così Hikmet sa di un po' di prosciutto, un po' di Orazio...poi c'è Ginsberg. Voi mi direte: e tu ti trattieni. Eh no. Non mi trattengo.

Sbocco su Ginsberg. Lo so, eravamo a fine serata, stava andando tutto bene, ma a un certo punto mi sono alzato. Mano alla bocca. Occhi a fessura. Rido, faccio finta di niente, lei è carina e pure ci tiene a sentirla, quella maledetta poesia. Che fai? Che fai, silenziosa...

Le parli, come puoi. Poi, è sulla fine del mondo, giusto? E allora...ahahah. Facile facile: è una poesia sulla fine del mondo. Come molte altre, però. Come molti film quadri serie tv canzoni pubblicità marche di detersivi che conosci. Cosa non riguarda, la fine? Tutto promette di essere durevole, infallibile...ma poi arriva quel momento in cui si ammette che "ok, finirò anche io, finirà questo, e il resto andrà avanti". (Però i fusti di detersivo forse dureranno più di me. Quei bastardi di plastica).

Topi avvelenati nel Pollaio e miriadi di pidocchi
Spruzzati di arsenico bianco diretti verso il ruscello, Scarafaggi di Città
calpestati su pavimenti di cucina di Campagna. Non bambini per me.

Soggettante: Ti sei spostato, hai sperato andasse meglio. Ma ecco la Fine. 

Find yourself a girl and settle down

Live a simple life in a quiet town

Steady as she goes

Tagliate a mezzo orde di ragazzi & ragazze sulla terra & respirare liberamente
dicono i Computers esperti di Rivoluzione:
Londra, Elon Musk: "L'intelligenza artificiale ha il 20% di probabilità di essere pericolosa"
Metà della popolazione germe del globo azzurro è più che abbastanza,
evitate al polmone offuscato la polmonite fetente.
Il pianeta tossisce. Lockdown.
Ho chiamato lo Sterminatore Che ha inzuppato il Muro
pavimento di olio-mortale anticimice. Chi inzupperà il mio cervello di olio-mortale?

Soggettante: Nella mia testa c’era una comunità di nativi. Prima gli altri hanno cacciato i bisonti, e loro non hanno più trovato sostentamento. Poi hanno costruito le riserve. Poi sono arrivati i massacri.

Così le mie idee. Così, le mie idee, recintate, massacrate, morte di fame.

Se solo potessi essere…primitivo come un bisonte dipinto di Altamira, primitivo come una guglia gotica.

Mi pulisco la bocca. Signore, il suo esofago è color amarena. Dovrei smettere, ma nessuna voce arriva lassù.

Mi sveglio prima dell’alba, temendo i miei averi di legno, 
Il pianeta tossisce. Brucia.
i miei libri gnostici, la mia bocca chiassosa, vecchi amori silenti,
amuleti divenuti denaro immagine, il mio corpo grasso senza sesso, Padre morente,
fossi Artaud, fossi un corpo senza organi
potessi ritrovare il mio cibo, sì, non più larve
ma gioielli, come nella Pleasure Dome di Anger
Città della Terra avvelenate in guerra, la mia arte inerme - 
Guerra Israele - Hamas: le ultime notizie
Mente in frammenti - e ancora astratta - Dolore nella
le schizo et les langues. Non posso parlarti, se non da fuori

Soggettante: La fine del mondo è sempre la fine di noi stessi. Siamo già finiti, e la Fine di cui vi parlavo, non è quella che rende rosso l’orizzonte. Non è l’ultimo crollo, né il grande incendio o la grande alluvione.

La Fine è già dentro di noi. Nel non essere capaci di comunicare vita agli altri, nel non poter salvare, e dico salvare, nessuno. Una lobotomia su larga scala. Un horror esteso. La Fine può anche essere bella, può essere un ballo, qualcosa di molto carnevalesco o à la 8 ½. Uno schermo su cui si ammassano alberi case colli, come in Montale, e tu non sei più in grado di capire. 

Resta quel pulsare di un senso. Sulla testa, ormai non-luogo, ma contenitore di un cervello altro. Povera creatura! 

Potrebbe essere una tortura, come potrebbe essere estremamente piacevole. Una goccia, per scoprire che siamo già maledetti per quello che abbiamo sottratto al morente, sì, alla Terra, come ne I tre volti della paura.

And I'm sitting

In the kitchen sink

And the tap drips

Drip drip drip drip drip drip drip drip

Lei alla fine è rimasta delusa. Vi vorreste girare? Ehi, dico a voi qui davanti: giratevi, datemi le spalle, quelle belle spalle avvolte nei maglioni di lana fatti da persone sottopagate, oh così, bene. C'è qualcosa da rimpiangere? Non mi pare. La poesia era bella, ma le manca forse un verso, ma tanto, chi se ne accorge. Verso fuori, verso le finestre, ecco, guardate di là. Nemmeno una goccia.

Ma tu ci pensi mai al deserto?

morte vivente della tempia sinistra - 

26 Settembre 1969