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Manifesto
Se Neruda tesseva in poesia le lodi di carciofo e pomodoro, la storia della community di Melainsana nasce invece dell'etimologia di quel violaceo e globoso ortaggio comunemente noto come melanzana.
L'origine della parola "melanzana" si perde nell'intrecciarsi di lingue diverse nel corso della storia e produce oggi mille varianti (dal francese aubergine fino al controintuitivo inglese, eggplant). Una svolta linguisticamente interessante per gli autori di questa piazza si ha tuttavia quando, al suo in arrivo in Europa, la melanzana viene guardata con sospetto e circospezione. Essa non è di piccole dimensioni, è leggermente molle al tatto, ha un colorito tendente al bluastro. È simile ad una mela, ma certamente non nella sua miglior forma. Anzi, è di fatto, e di conseguenza di nome, una mela-insana, una mela bacata, una deviazione dall'originale.
Se si considera poi che al dubbio aspetto dell'ortaggio nel XII secolo viene associato lo stigma di causare follia in coloro che se ne cibano, non stupisce constatare che durante le lezioni della facoltà di medicina di Bologna, il medico Taddeo Alderotti avvertisse gli studenti che mangiare melanzane per nove giorni di seguito portasse alla pazzia.
La melanzana in origine dunque non solo appare come atipica e fuori dal comune, ma rende fuori dal comune anche chi se ne nutre.
Anche chi scrive qui si sente, talvolta o molto spesso, ma generalmente con modesta fierezza, melanzana. E da questo sentirsi meleinsane, da questo volersi distinguere dall'uniforme, nasce il desiderio di confronto, di dialogo orizzontale e di scambio di cui Melainsana vuole farsi portatrice. Ai lettori e alle lettrici che condividono questo sentire, ma anche a tutti coloro che ne sono incuriositi, Melainsana dà il benvenuto.