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Confini e sovranità umana

Come definiamo il luogo in cui viviamo? Cosa precede le definizioni di civiltà, società, vizi e virtù? Tutto parte dal delimitare un luogo in cui costruire la nostra impalcatura artificiale, ma non arbitraria. La storia dell'uomo è la costruzione di confini e di progressi storici per allargarli.

Come definiamo il luogo in cui viviamo? Cosa precede le definizioni di civiltà, società, vizi e virtù? Tutto parte dal delimitare un nostro luogo, un ambiente appunto, in cui costruire la nostra impalcatura artificiale (ma non arbitraria) di convenzioni, leggi e abitudini, che portano l’umanità ad acquisire sovranità sul suo habitat. La natura viene così ridotta dall’uomo a un ambiente in cui vivere e in cui muoversi nell’unico modo che gli è concesso: scomponendo l’intero in parti, tracciando così tanti confini politici e sociali.

INDICE

·       Il confine della società: David Hume

·       Un confine che tuteli l’uomo: le virtù artificiali

·       Confini e teoria evoluzionistica: Charles Darwin

·       Allargare i Confini

 

Il confine della società: David Hume

La più famosa corrente filosofica, sviluppatasi tra XVII e il XVIII secolo, che si interessa di confini è il contrattualismo. Per mezzo di un contratto i singoli individui scelgono di uscire dal loro stato di natura, condizione assimilabile a quella di animali selvaggi, per costruire una società civile che preservi il loro diritto alla vita. Ogni diritto comporta un dovere e quindi questi uomini liberi, ma nemici tra di loro, scelgono di sottomettersi volontariamente a un potere sovrano.

Le modalità secondo cui questa cessione avviene variano da filosofo a filosofo. Qui di seguito analizziamo il pensiero di David Hume che, pur non essendo a tutti gli effetti un contrattualista, deve molto del suo pensiero a questa corrente.

Per D. Hume l’uomo che nasce nello stato di natura è dotato di un istinto simpatetico che gli consente di sentire le affezioni (emozioni) di piacere e di dolore dell’altro. Sono le passioni, dunque, a fungere da motore per l’aggregazione, che inizialmente è legata puramente a istinti sessuali. Ma con il sopraggiungere della prole e il conseguente allargamento della cerchia, le relazioni umane diventano più ampie e complicate, è allora che sorgono i primi problemi: stabilire i ruoli e gli spazi di ognuno.

Un confine che tuteli l’uomo: le virtù artificiali

La capacità simpatetica non ha una connotazione positiva o negativa, bensì neutra. Il fatto di percepire il dolore altrui non mi rende necessariamente in grado di comprendere la persona: potrei, infatti, per esempio essere un sadico e al contrario gioirne.

C’è dunque bisogno di una virtù, che non sia naturale ma artificiale, per creare un ordine in cui gli uomini possano essere tutelati. È così che Hume teorizza la nascita del contratto sociale tramite la formulazione di virtù artificiali. Gli uomini liberi si sottomettono volontariamente a norme che loro stessi scelgono per raggiungere una stabilità. La novità humiana, rispetto agli altri contrattualisti, è che questo procedimento non avviene nell’immediato, previa stipula di un contratto. Si tratta, al contrario, di un lungo processo nel corso del quale l’uomo, dopo innumerevoli sbagli, passa dalla civilizzazione all’istituzione della società con norme e regole che tutelano gli individui. La prima tra esse è l'istituzione della proprietà: stabilire evidenti confini tra ciò che è mio e ciò che è tuo.

Si tratta di una costruzione sociale dal basso, mossa da emozioni basse e dall’associazione di gruppi che sono spinti unicamente dal voler perpetrare i loro interessi. Solo in seguito all’esperienza capiscono che l’unica soluzione valida sia quella di allargare il cerchio delle loro interazioni.

Confini e teoria evoluzionistica: Charles Darwin

L’uomo passionale di David Hume, che si aggrega costruendo una società sulla base di reiterati tentativi, trova attuazione nella successiva teoria evoluzionistica di Charles Darwin.

È il 1871 quando esce l’origine dell’uomo e la selezione sessuale in cui Darwin (che già aveva parlato del meccanismo di selezione naturale nell’origine delle specie 1859) definisce la società un’organizzazione fondata sulla cooperazione umana a partire da meccanismi fondamentali. La cooperazione, l’altruismo e la capacità adattiva dell’uomo aumentano le probabilità di sopravvivere rispetto a una costante competizione. Darwin dice che questi legami nascono a partire dalla capacità simpatetica dell’uomo.

Dal loro solipsismo, gli uomini si aggregano in gruppi dando vita a un fenomeno di “selezione di gruppo” per favorire la propria sopravvivenza. Il confine del gruppo è tra i primi a essere creato, ma cosa ancor più interessante, Darwin, ancora una volta, sottolinea le somiglianze tra noi e gli altri animali non umani: al pari di loro possediamo la capacità di meravigliarci e di imparare per imitazione e immaginare.

Nasce quindi il concetto di gruppo e di rivalità tra fazioni opposte, una situazione “selvaggia” che Darwin distingue dalla successiva civilizzazione. La civiltà si forma quando il meccanismo simpatetico si stacca dal primario istinto di sopravvivenza personale e oltrepassa il cerchio limitato del gruppo. Non è più importante conservare la propria vita, ma conservare anche quella altrui. Il gruppo inevitabilmente si allarga e si istituisce la società che si opporrà all’iniziale selezione naturale: se prima sopravviveva solo il più forte, adesso la società farà quanto in suo potere per far sì che anche i deboli possano sopravvivere.

Allargare i Confini

Le tesi di Hume e Darwin si inseriscono all’interno di numerose riflessioni filosofiche, che rappresentano l’uomo intento a prendere il suo spazio nella natura tracciando confini. Una necessità per l’uomo, che seppur forte intellettualmente è il più debole fisicamente e, proprio in virtù del suo intelletto, possiede bisogni ben più complessi e di difficile realizzazione rispetto agli altri esseri animali.

La storia della civilizzazione humiana si intreccia con quella del progresso dell’uomo; una volta che i miei diritti principali sono stati stabiliti, una volta ottenuti i bisogni primari e necessari, posso immaginare e creare. Dalle passioni nasce il genio e ciò che noi comunemente definiamo vizio è in realtà una “pubblica virtù”. Pensate a una società in cui non vi fosse piacer per il lusso, curiosità per la cultura, amore per le cose belle; sarebbe sicuramente meno conflittuale, ma priva anche di tutti gli attuali progressi tecnici e morali (abolizione della schiavitù, attenzione alla condizione della donna etc)

I confini sono quelli della mia famiglia, del mio gruppo, delle mie proprietà, della mia terra, della mia regione, del mio Stato. Confini ovviamene economici, culturali, sociali. Così come l’uomo li crea per evolversi, provvede anche, man mano che le conoscenze aumentano, ad allargarli.

Se prima si poteva criticare apertamente qualcuno in funzione del colore della pelle o del credo religioso, ad oggi questo viene riconosciuto come socialmente sbagliato. Anche la tutela dell’ambiente, che prima non ci interessava minimamente, è entrata a tutti gli effetti nel dibattito pubblico. Il progresso, quindi, consiste nel cercare di allargare i confini di quel cerchio che abbiamo dovuto costruire sia volontariamente che involontariamente.

 

Bibliografia di riferimento

-        Filosofie dell’ambiente Iovino Serenella 2004 Carocci editore

-        Trattato sulla natura umana Hume

-        Le parole della filosofia- Progresso  Simone Pollo 2023 Corriere della Sera