Contro "Natura"
Che cosa è "naturale" e di conseguenza che cosa "contro-natura"? Come utilizziamo questi concetti e come intendiamo la natura in opposizione alle culture? Che effetti hanno questi termini all'interno di una conversazione e cosa nascondono?
In genere utilizziamo il concetto di natura contrapposto a quello di cultura. Vi sono alcuni elementi, fatti o fenomeni che consideriamo naturali, fissi e universali, come il nutrirci, il respirare o il colore dei nostri occhi, e altri che consideriamo, invece, culturali e quindi più fluttuanti, modificabili e particolari come il dialetto che parliamo o il tipo di indumenti che indossiamo.
Attenzione però: il vero binomio non è natura/cultura, ma natura/culture. Infatti, la principale differenza tra i due poli è che il primo è unico e universale mentre il secondo è plurale e differenziato. Tutti abbiamo bisogno di nutrirci ma io vivo di pasta con le sarde ed arancini (ebbene sì, da me si dice "arancini" e non "arancine"; e questo basterebbe per aprire il dibattito sul conflitto tra culture diverse), mentre a Novara si vive sì di riso, ma col gorgonzola.
Ma questa dicotomia, brevemente presentata, a cosa ci serve? Principalmente a pseudo-giustificare e porre al sicuro alcuni elementi dal dibattito e dalla messa in discussione.
Nel presentarvi il binomio natura/culture, poco sopra, ho giocato facile: per esplicare il concetto di natura, infatti, ho portato come esempio solo degli elementi biologici, ma quando solitamente usiamo questo termine in realtà intendiamo qualcosa di meno definito e più complicato. Proviamo con un altro esempio: diciamo che è "naturale" che i delinquenti siano separati dal resto della società, riteniamo essere "naturale" che i bambini e le bambine guardino i cartoni animati oppure che sia sbagliato rubare, e via dicendo. Naturale e natura divengono quindi concetti-fantoccio per affermare cose che tutti (davvero tutti?) diamo per scontato e ovvio. ma questo concetto di natura in sé non ha proprio nulla di naturale.
Piccola postilla: anche il concetto di natura nella sua accezione biologica o fisica non ha nulla di assodato, ma scardinare questa convinzione richiederebbe ben più spiegazioni che potrebbero essere oggetto di un prossimo articolo.
Torniamo alla natura nell'accezione di ovvio e consolidato in quanto vero e in definitiva immodificabile. In che senso allora questo concetto di natura non ha nulla di naturale? Questa concezione, in realtà, è frutto di una costruzione culturale e quindi si dimostra l'esatto opposto di ciò che pretende di essere: è storica, mutevole, variante nel tempo, nello spazio, nelle condizioni o nei sistemi di riferimento e, soprattutto, non è accettata da tutti, i quali per definizione non sono mai immediatamente d'accordo su qualcosa.
Il concetto di natura è, quindi, utile solo in quanto innesca il fallace meccanismo del contrario: se A è naturale, B è contro-natura. Se è naturale che le persone provino empatia o un qualunque tipo di sentimento nei confronti di altre persone o esseri sensienti, è contro-natura che una persona ami un'auto o un aereo o che sposi un ologramma.
Fin qui il discorso potrebbe anche convincerci ma in realtà stiamo usando il concetto di natura come fantoccio di un altro concetto che è il "socialmente accettato", e le differenze sono abissali; nutrire sentimenti nei confronti di altre persone o animali è socialmente accettato, mentre provare emozioni per un ologramma non è socialmente accettato. Immaginate ora una discussione in cui Tarassicodissa cerca di convincere Adaloadalo che è naturale non picchiare i suoi compagni e le sue compagne di scuola. Adaloadalo non capisce il perché. Al giovane viene incredibilmente spontaneo tirare un cazzotto al compagno che gli ha rubato la merenda o ha offeso il suo fidanzatino. A questo punto il povero Adaloadalo è forse contro-natura? Deve accontentarsi di aver fatto una cosa sbagliata perché è così e basta?
Immaginate adesso la stesa scena ma stavolta Tarassicodissa dice ad Adaloadalo che picchiare le sue compagne e i suoi compagni è sbagliato in quanto, secondo l'imperativo categorico kantiano, dobbiamo agire "in modo che si possa volere che la massima della nostra azione divenga universale". Oppure, supponete che sostenga che non si deve picchiare l'altro in quanto socialmente non accettato, dal momento che la nostra società allontana la violenza fisica delegandone l'esercizio esclusivo allo stato. In questi ultimi casi, Adaloadalo sa che è normale provare istinti violenti che tuttavia devono essere controllati, perché la società in cui vive e la morale dei suoi genitori sono rette da norme e principi ben definiti. Non regole in sé immodificabili, ma fisse e storicamente date. Se solo il giovane Adaloadalo fosse vissuto in Italia prima del 1930 avrebbe benissimo potuto sfidare a duello il bullo della classe, poiché fino a quell'anno il duello era ancora "naturale" e socialmente accettato, e non solo tra i teppisti di strada. Proprio per questo, ad esempio, nel 1926 Ungaretti e Massimo Bontempelli duellarono a casa di Luigi Pirandello per risolvere una disputa letteraria.
È dunque una contingenza storica e culturale che non si picchi e non si uccida, non è sempre stato così e soprattutto ancora oggi non è così per tutti.
Attualmente il concetto di naturale, e quindi di contro-natura, trovano terreno assai fertile nell'ambito dell'omosessualità, della transessualità, delle teorie queer in generale e della libera sessualità; non richiamo virgolettati perché sfortunatamente se ne trovano molti.
C'è dunque confusione tra ciò che è naturale, ciò che è giusto e ciò che è accettato.
Il 27 marzo 2022, Chris Rock offende verbalmente Jada Pinkett, Will Smith si alza e lo offende fisicamente. Ondata di indignazione. A questo proposito, vi propongo la mia personalissima e ragionata tabella dei fatti. È naturale che una persona sia violenta nei confronti di un'altra, fisicamente e verbalmente (e nel "verbalmente" si apre un altro vaso di Pandora che però non seguirò in questo scritto)? Sì, accade continuamente e da sempre. È giusto? No, quella cultura lo ritiene sbagliato. È dunque possibile ora chiedersi se sia socialmente accettato; da alcune parti della società sì e da altre no. È naturale che siano stati presi provvedimenti solo contro l'offesa perpetuata da Smith e nulla si sia deciso riguardo l'offesa perpetuata da Rock? Sì. È giusto? No, a mio parere la violenza verbale non fa meno danni e non ferisce di meno rispetto a quella fisica. È accettato? I più non si sono posti il problema.
In questo gioco di incastri non sembra esserci alcuna corrispondenza di identità tra ciò che è naturale, ciò che è giusto e ciò che è accettato; a volte questi concetti si incontrano, interagiscono e si guardano, ma in ogni caso non sono e non significano la stessa cosa.
Ma allora, in conclusione, che cosa è naturale? Tutto.
Ogni cosa, per il semplice fatto di presentarsi e addirittura ancor prima di potersi presentare è naturale. Ogni cosa fa parte del tutto e di conseguenza la parola "natura", nella sua accezione più ampia, significa l'insieme delle cose che esistono e che sono possibili. Da questa prospettiva ogni cosa, per il semplice fatto di esistere, è già naturale. Non è già naturale, e non ha quindi senso utilizzare il concetto di natura e naturale per giustificare una posizione che di naturale non ha proprio nulla. Occorre invece argomentarla, senza accontentarsi di mascherarla con uno statuto di fissità e universalità tanto comodo quanto ingiustificato.
Un fatto, una posizione o un fenomeno possono essere più o meno coerenti ad un sistema, più o meno condivisi, accettati, o ritenuti validi, ma tutto ciò li pone nell'arena dell'argomentazione, del confronto/scontro. Tutti i sistemi, mutevoli e storicamente dati, non hanno nulla di naturale, e inorridire dei modi di essere e di pensare altrui, considerandoli addirittura contro-natura, ovvero sbagliati a prescindere da qualsivoglia argomentazione sfortunatamente è per noi naturale, ma ingiusto e svilente.
Trovo infatti sia una coincidenza curiosa che a essere naturali siano sempre le proprie opinioni e contro-natura quelle altrui.
Non mi rammarico che noi rileviamo il barbarico orrore che c'è in tale modo di agire, ma piuttosto del fatto che, pur giudicando le loro colpe, siamo tanto ciechi riguardo alle nostre. Penso che ci sia più barbarie nel mangiare un uomo vivo che nel mangiarlo morto, nel lacerare con supplizi e martiri un corpo ancora sensibile, farlo arrostire a poco a poco, farlo mordere e dilaniare dai cani e dai porci - come abbiamo non solo letto, ma visto recentemente, non fra antichi nemici, ma fra vicini e concittadini e, quel che è peggio, sotto il pretesto della pietà religiosa -, che nell'arrostirlo e mangiarlo dopo che è morto. [...] Possiamo dunque ben chiamarli barbari, in considerazione delle regole della ragione, ma non nei confronti di noi stessi, che li superiamo in ogni sorta di barbarie.
Michel de Montaigne, Saggi, L. I, Cap. XXXI.
Ci si tenga in guardia dal rischio del naturalizzare le nostre opinioni, sottraendole così dal dibattito, e considerarle al di sopra del confronto perché "le cose non potrebbero stare altrimenti".
Pangloss insegnava la metafisico-teologo-cosmologo-scempiologia. Egli dimostrava mirabilmente che non c’è effetto senza causa, e che, in questo migliore dei mondi possibili, il castello di Sua Grazia il Barone era il più bello di tutti i castelli e la di lui consorte la migliore delle possibili baronesse. «È provato» diceva «che le cose non potrebbero stare altrimenti: essendo tutto quanto creato in vista di un fine, tutto è necessariamente inteso al fine migliore. I nasi, notate, son fatti per reggere gli occhiali: e noi infatti abbiamo gli occhiali. Le gambe non è chi non veda come siano istituite per esser calzate: e noi abbiamo appunto le calzature. Lo scopo delle pietre è di esser tagliate e murate in castelli: e Sua Grazia possiede precisamente un castello bellissimo. Il maggior barone della provincia ha da essere il meglio alloggiato; e i porci essendo creati perché si mangino, noi mangiam porco tutto l'anno. Ne consegue che coloro i quali hanno affermato che tutto va bene, han detto una castroneria. Bisognava dire che meglio di così non potrebbe andare.»
Voltaire, Candido.
Anche se a un primo sguardo non sembra, queste cose possono stare altrimenti e cercare di capire perché esse stanno così e non in un altro modo significa interrogarsi e lasciare aperta la domanda.
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