Questo progetto fotografico nasce dall'esigenza di meditare circa un aspetto della "trappola della femminilità" attraverso il genio dell'artista che, con scatti suggestivi, ha catturato nello spazio un nuovo senso in cui affermare il potere del corpo.
In questa galleria virtuale viene messa insieme l'esigenza del messaggio e il genio dell'artista. Un progetto proposto e condiviso per rinnovare il pensiero e l'estetica all'occhio di chi guarda. I colori, caldi e tenui, ricordano sensorialmente il calore e la morbidezza del corpo; carne che vuole mostrarsi e farsi avvertire per la sua natura. L'ambiente circostante, etereo e a tratti soffuso, vuole dare spazio al corpo protagonista. Solo nei teli che avvolgono il corpo vi è un'intromissione dello spazio sul reale protagonista, come tentativo di inglobarlo in un'unica realtà. Un gusto arcaico, ellenico, invade questi scatti, con l'intento di rimandare all'idea di un corpo non perfetto o statuario, ma libero, portatore di bellezza eterna e di stupore in tutte le sue forme.
In questo gruppo di foto il corpo femminile, in modo provocatorio, vuole mostrarsi e dimostrarsi lontano da una sua oggettivazione sessuale. Il corpo è carne e forma. É lo spettacolare involucro che partecipa alla creazione della nostra identità. Il corpo esiste e ci caratterizza nel suo modo di voler essere, di volersi mostrare. Davanti a una perversa e insistente sessualizzazione del corpo femminile, cioè all'idea che il valore di una donna sia determinato dalla capacità di attrarre sessualmente l'altro e che l'uso del suo corpo sia unicamente disponibile per il piacere altrui, il corpo decide di non nascondersi. Il corpo non vuole rimanere imbrigliato nella trappola della femminilità, ma vuole provocare mostrandosi nudo dalle accezioni e dai rimandi unicamente sessuali a cui la società lo ha progressivamente abituato. L'interiorizzazione psicologica di questa sessualizzazione ha portato all'affermazione di un unico principio di valore: essere desiderio e oggetto sessuale; un corpo divorato voracemente da affamati consumatori. In questo progetto il corpo ricorda e afferma la sua libertà: un nudo femminile non rappresenta un oggetto da sessualizzare; la visione di un qualsiasi corpo nudo deve farci sospendere ogni tipo di giudizio per donare nuova libertà all'atto di mostrarsi. Mostrarsi non è sbagliato. É sbagliato l'utilizzo, il secondo fine insano che si dà al potere del corpo nudo. La stessa sessualità femminile è spesso stata giudicata passiva, manchevole, incompleta, da riempire e soddisfarsi con l'attività dell'uomo. Questo concetto ha contribuito implicitamente allo sviluppo di un pensiero paternalistico anche su quello che è il messaggio che la donna con un corpo nudo può inviare, cioè dipendenza dall'uomo come necessità di doversi compiere nel suo desiderio sessuale. Già Simone de Beauvoir ne "Il secondo sesso" parlava di come la donna fosse vista come l’Altro: il corpo maschile è neutro (“egli è il Soggetto, l’Assoluto”), quello femminile è sessuato e così, non solo le donne hanno un corpo ma sono prima di tutto solo un corpo. Oggi, grazie a questo progetto, il corpo lo mostriamo, facendo in modo che esso, la sua forma, il suo colore, la sua idealizzazione (qualunque essa sia), non incida sul valore che noi donne abbiamo come persona, ma anzi, che il corpo costituisca positivamente la materia tangibile della nostra essenza. É un corpo libero, adornato e amato da noi stesse donne che troppo spesso lo abbiamo maltrattato e giudicato, nascosto e accusato.
Oggi è un giorno di libertà per tutte.
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