Ci sono delle volte in cui prendere una biochetasi salva la vita. Ce ne sono altre, in cui non basta.
Probabilmente avrete sentito la notizia del recente ritrovamento di un'anfora contenente cibo di 2.300 anni fa, nel sito archeologico di Finziade, vicino Licata, in Sicilia. Si tratta di un condimento, o meglio, si trattava di un condimento a base di pesce, olive e melagrana.

Ho letto la notizia il 18 dicembre, era mercoledì. Venerdì ne ho parlato con alcuni amici e volendo fare una gitarella fuori porta, abbiamo deciso di andare proprio in quella zona, curiosi degli scavi. A dirla tutta non sapevamo neanche se fossero visitabili, ma lì vicino si trova la Valle dei Templi di Agrigento: il nostro piano B.
Piccola premessa per chi non mi conoscesse: sono siciliano. Ho vissuto fino a 19 anni in un piccolo paesino nell'entroterra in provincia di Enna e spesso ritorno a casa dei miei genitori, specie per le feste comandate, come in questo caso.
Domenica verso le 11:oo siamo partiti e in poco meno di un'ora siamo arrivati agli scavi di Finziade. Non c'erano tantissime persone ma era possibile fare una piccola visita guidata tra gli scavi in occasione del recente ritrovamento.
Non vi racconterò del giro turistico perché non è importante e voglio tagliare corto. Fatto sta che, durante la visita, siamo passati davanti a un gazebo recintato con delle teglie di alluminio piene di qualcosa sopra un tavolinetto. Non c'era nessuno a sorvegliare e la tentazione è stata troppo forte. Mentre i miei amici mi gridavano sottovoce di tornare nel percorso, mi sono avvicinato alle teglie e ho preso un pizzico del loro contenuto. I miei amici mi hanno cazziato Dio solo sa quanto ma anche loro erano curiosi di quel piccolo, illegale, vandalico, irrispettoso bottino. La consistenza era quella della segatura e il colore ricordava la sabbia bagnata. Stavo tenendo in mano cibo vecchio di 2.300 anni.
Per scherzo, uno dei miei amici ha detto di volerlo assaggiare. Lo scherzo è diventato una scommessa ed io, da buon scimunito, la vinco. Sia chiaro, si sarà trattato di pochissimi grammi, poche bricioline; ma volete mettere il vanto di aver mangiato cibo vecchio di secoli? In effetti, col senno di poi, potrei aver segnato un record mondiale.
Abbiamo trascorso il resto della gita tra qualche risata e molti rimproveri. Per la cronaca: ammetto di aver fatto qualcosa di tanto stupido quanto sbagliato. Non mangiate il nostro patrimonio culturale. Non si fa. Ma fino a sera non sapevo quanto gravi sarebbero state le conseguenze.
Tornato a casa, infatti, ho iniziato a provare un forte senso di nausea. Mi sa che quello spuntino non mi aveva fatto granché bene. I miei genitori mi hanno dato, in ordine: un cazziatone magistralis, un disconoscimento stupiditas causae e una Biochetasi. Avete presente quelle cazzate, che restano cazzate da qualunque prospettiva le si guardi, davvero ingiustificabili, ma che per le dimensioni diventano delle opere d'arte di cui andare fieri? Ebbene, sono andato a dormire con lo stomaco in subbuglio e quel sorrisetto da ebete di chi ha fatto esattamente quel tipo di cazzate.
L'indomani mattina, dopo una riunione di gabinetto non priva di complicazioni, con i massimi esponenti dell'apparato dirigente del mio apparato digerente, stavo una meraviglia. La Biochetasi aveva fatto il suo dovere e adesso avevo un leggero appetito e una grande storia da raccontare...
Tutto si era risolto per il meglio, se non che, uscendo dal bagno, mi ritrovo davanti un tizio! Caccio un urlo smorzato dalla paura e richiudo immediatamente la porta. Non ho minimamente idea di chi fosse; in casa dovrei essere solo. Sono tanto terrorizzato, da considerare una fortuna il fatto che il mio intestino si fosse liberato poco prima, per dirla nel modo più elegante possibile.
Mentre cerco di raccogliere i pensieri per capire cosa fare, mi volto e mi ritrovo il tizio dietro di me. Ripensandoci, non ho idea di come la metafora di prima sia riuscita a restare una metafora...
Comunque, sempre più terrorizzato mi accorgo che il tizio è in realtà un ragazzetto. Avrà una quindicina d'anni sì e no: cosa, in effetti, ancora più inquietante, ma sul momento non so perché questo dettaglio mi rassicura quel tanto che basta per chiedergli:
GIUSEPPE: Chi sei?!
TIZIO: Sono Strobilo.
GIUSEPPE: E chi cazzo sei?! Che ci fai qui?!
STROBILO: Non so di preciso cosa ci faccia qui, in effetti non so neanche dove siamo. E tu chi sei? (Confuso)
GIUSEPPE: Come sei entrato a casa mia?!
STROBILO: Non ricordo, mi sento strano. Dove siamo? E tu chi sei? (Sempre più confuso, inizia a singhiozzare)
Sono ancora spaventato, sia chiaro, ma vedere questo ragazzino, quasi più confuso di me, e sul punto di piangere, mi distrae dal fatto che fosse un estraneo in casa mia. Così, messi a sedere in cucina, iniziamo a parlare.
GIUSEPPE: Da dove vieni?
STROBILO: Fino a qualche anno fa vivevo ad Atene.
GIUSEPPE: E che ci fai adesso qui?
STROBILO: Mi sono trasferito a Finziade da qualche anno.
GIUSEPPE: A Finziade?
STROBILO: Sì, è una nuova colonia, non la conosci?
GIUSEPPE: Ma di che stai parlando? In che senso "colonia"?
STROBILO: Quella fondata dal tiranno di Gela qualche anno fa.
Non riesco a capire di che diamine stia parlando. "Colonia"..."tiranno"... probabilmente è in stato confusionale. Solo mentre parla, mi accorgo di come sia vestito. Ha una tunica verde e gialla. Non saprei direi perché gli abbia fatto la seguente domanda, ma sul momento era tutto surreale.
GIIUSEPPE: In che anno siamo?
Lui mi guarda molto stranito, inizia a guardarsi attorno, forse accorgendosi che non è solo in un luogo sconosciuto, ma in un luogo diverso da tutti quelli che aveva conosciuto prima.
STROBILO: ...nel primo anno della 126ª Olimpiade... Perché me lo chiedi?
In quel momento entrambi iniziamo a realizzare la risposta. Prendo il cellulare e inizio a farmi due conti, potete immaginare la mia faccia nel frattempo... Ancor prima di completare la ricerca, il ragazzo mi dà conferma di ciò che oramai è incredibilmente palese.
STROBILO: Che cos'è questa piccola scheda luminosa?! Come fai a toccare le fiamme senza bruciarti le dita?!
GIUSEPPE: Cerca di stare tranquillo. Un attimo e ti spiego.
Come se potessi spiegargli cosa fosse "la piccola scheda luminosa" in un attimo... Il ragazzetto che ho di fronte sostiene di venire dal 276 avanti Cristo, indossa una tunica e mi guarda come fossi una qualche specie di stregone mentre cerco su Google come cavolo si traducano le olimpiadi in datazione attuale. Forse l'attimo serviva a me. Forse mi serviva qualcosa di più di un attimo.
Nell'immediato ho pensato si trattasse di qualche scherzo molto elaborato. Sarà stato qualcuno, che i miei genitori o i miei fratelli avevano assoldato e fatto entrare in casa per godersi la mia reazione. Un'altra opzione era quella del ragazzino in stato confusionale che si era perso e, chissà come, aveva trovato la porta di casa mia aperta e si era intrufolato. Entrambe le ipotesi, per quanto difficili a credersi, erano comunque più credibili di quello che la mia cronologia Chrome suggeriva.
Suona il campanello di casa. Lascio Strobilo in cucina e vado ad aprire. È mia madre, tornata dal lavoro.
GIUSEPPE: Certo che uno scherzo di questo...come vi è venuto non lo so eh!
MAMMA: In che senso?
GIUSEPPE: Eh sì...in che senso...ma lo sai che mi sono spaventato un botto?! Come cavolo vi è venuta una pensata così scema...boh!
MAMMA: Ma di che stai parlando?!
GIUSEPPE: Ah niente sai tu? Questo papà allora è stato! Vieni che ti faccio conoscere Strobilo!
Prendo mia madre per mano, non le faccio neanche togliere il giubbotto, e la porto in cucina.
GIUSEPPE: Mamma, ti presento Strobilo: un antico greco!
MAMMA: Ma va fattila...e io che ti vengo dietro...dai, fammi levare il giubbotto che iniziamo a preparare. Neanche l'acqua hai messo a bollire?!
Credevo di non potermi spaventare ulteriormente a quel punto, ma mi sbagliavo. Lo sguardo di mia madre vagò sommariamente e rapidissimamente per la stanza, senza soffermarsi minimamente sul ragazzo.
GIUSEPPE: Ma! Ma non lo vedi? Sei orba?!
MAMMA: Ma levati dducu! Giusè, smittila ca haiu cucinari. Ssetta la pignata ca già li duji sù. Quannu amma mangiari...?
Rimango interdetto. Anche Strobilo guarda mia madre in modo strano. Si è accorto di non essere stato visto.
APPUNTI
GIUSEPPE: In che senso "padrone"?
STROBILO: Ero schiavo di Liconide fino a quando non ho trovato un ricco bottino. Sono scappato via, lontano, lasciandolo ai suoi guai per una fanciulla che desiderava sposare. Non so che fine ha fatto, ma qui nessuno mi conosce. Finziade è stata fondata da poco dagli abitanti di Gela e sono riuscito a confondermi tra i coloni.
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