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Essere altamente sensibili nella società di massa

Una persona su cinque è altamente sensibile, ovvero ha un tratto di personalità che determina una modalità alternativa di pensare, di processare gli stimoli e di agire che provoca sofferenza nella società di massa. Ma se questa speciale modalità aprisse ad una nuova società?

Il termine “sensibilità” tocca innumerevoli discipline e può assumere connotazioni e significati molto diversi in base al campo specifico in cui viene trattato. Basta guardare, per esempio, come anche solo nella storia della filosofia questa parola abbia rimandato a categorie profondamente ed essenzialmente distanti fra loro. Per ovviare al possibile problema che ne deriva, Nicola Abbagnano nel suo Dizionario di Filosofia ha presentato quattro possibili definizioni del termine “sensibilità”, che intersecate rivelano la sua essenza. Egli ritiene che per “sensibilità” si intenda:

  1. L'intera sfera delle operazioni sensibili dell'uomo, comprensiva sia della conoscenza sensibile sia degli appetiti, degli istinti e delle emozioni.
  2. La capacità di ricevere sensazioni e di reagire agli stimoli. Per es., "La S. delle piante".
  3. La capacità di giudizio o di valutazione in un campo determinato. Per es., "S.morale", "S.artistica", ecc.
  4. la capacità di partecipare alle emozioni altrui o di simpatizzare. In questo senso si dice sensibile chi si commuove con gli altri e insensibile chi resta indifferente alle emozioni altrui.

La sensibilità, intesa come unione di queste rappresentazioni, è una caratteristica che si presenta in misura diversa negli individui sulla base di fattori sia ereditari che ambientali. Per quanto riguarda gli aspetti più legati alla sfera dell'emotività, essa presenta connotazioni, valutazioni e rappresentazioni molto diverse, che variano in funzione della struttura sociale preponderante.

Partendo da queste premesse, Elaine Aron, psicologa, ricercatrice e psicoterapeuta, dal 1991 studia l'alta sensibilità, che designa anche con il termine scientifico Sensory-Processing Sensibility (SPS). Quello che è importante sottolineare è che l’alta sensibilità si distingue dall’ipersensibilità in quanto quest’ultima fa riferimento unicamente a un riflesso della capacità emotiva di una persona in seguito ad un trauma. Gli studi di Aron hanno invece dimostrato come l’alta sensibilità sia un tratto della personalità che risulta da una predisposizione genetica e ambientale. Questo fa sì che chi possiede questo tratto sia caratterizzato da una maggiore responsività all’ambiente e agli stimoli sociali ed emotivi, da un diverso processamento sensoriale, da specifici fattori comportamentali, dall’attivazione di aree specifiche del cervello (chiamate aree di neuro-sensibilità) e da una maggiore difficoltà nel gestire lo stress psicofisiologico. Elaine Aron e il marito Arthur Aron (neurologo) hanno coniato l’espressione Highly Sensitive People (HSP) per riferirsi a coloro in cui si può riscontrare questo tratto di personalità e che, a loro avviso, si contraddistinguono per il possesso di quattro caratteristiche sintetizzabili dall’acronimo D.O.E.S.:

  • Depth of processing (capacità di elaborare più profondamente le informazioni);
  • Overarousability (più facilmente soggetti a sovrastimolazione e sovraccarico);
  • Emotional Intensity, Empathy (maggiore responsività emotiva, quindi capacità di vivere con più “vividezza” le emozioni, ed empatia);
  • Sensitivity to subtle stimuli (capacità di percepire stimoli minori e dettagli sottili delle relazioni sociali e dell’ambiente).

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Sul suo sito ufficiale Elaine Aron ha pubblicato nel 2002 un self-test che, pur non essendo validato statisticamente in italiano e non essendo un test assoluto o diagnostico, si considera efficace da un punto di vista informativo/orientativo. Il suo obiettivo, infatti, è quello di consentire a chi presenta questo tratto di personalità di trarre importanti benefici da una maggiore consapevolezza e conoscenza di esso. Ciò che secondo la psicologa e psicoterapeuta dovrebbe essere rassicurante dal punto di vista psicologico individuale, però, è proprio quello che dovrebbe apparire più preoccupante dal punto di vista di un’analisi filosofica e sociologica della società contemporanea occidentale, in cui ci muoviamo quotidianamente strutturando le nostre identità. Elaine Aron nel suo sito web scrive, infatti, che il tratto dell’alta sensibilità si trova nella popolazione in percentuali che vanno dal 15 al 20%, motivo per cui non può essere considerato un disturbo. Ciò significa che in media una persona su cinque presenta questo tratto, che non può pertando considerarsi una rarità. Un'altra caratteristica che dovrebbe essere rassicurante per la psiche delle persone altamente sensibili è che questa caratteristica è innata e non esclusivamente umana, poiché è stata riscontrata in più di 100 specie animali e vegetali e riflette una strategia di sopravvivenza che consiste nel prestare maggiore attenzione prima di agire. Infine, secondo la Aron, la sensibilità viene valutata differentemente nelle diverse culture e gli HSP hanno la tendenza ad avere una scarsa autostima e a sentirsi anormali nelle culture in cui questa non è valorizzata.

Nella nostra società, caratterizzata dalla necessità di produrre, e quindi desiderare beni materiali, e di rendere ogni nostra azione profittevole, così come dall’esigenza che tutti siano prestanti e competitivi, non c’è spazio per chi è altamente sensibile. Sul sito personealtamentesensibili.it, gli autori hanno cercato di riassumere in diciotto punti le caratteristiche delle HSP che si possono evincere dal self test pubblicato da Elaine Aron, che ritengo che possano essere raggruppate in cinque macroaree.

La prima macroarea contiene tutte quelle caratteristiche delle persone altamente sensibili relative alla loro modalità di esplorazione, osservazione e acquisizione della conoscenza. Le HSP sono infatti particolarmente riflessivee hanno la predisposizione a vedere dettagli e sfumature tendenzialmente invisibili per chi non possiede questo tratto di personalità. Nella società odierna, però, non c’è spazio per la riflessione e per l’attenzione al dettaglio. In una struttura sociale in cui il tempo è letteralmente denaro, profitto, non ci si può fermare ad osservare, a riflettere, a vedere le sfumature. In un mondo in cui si è costantemente trascinati nel flusso inarrestabile del consumo, chi si ferma ad osservare e chi si accorge dei dettagli costituisce, infatti, quasi una minaccia.

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Le caratteristiche della seconda macroarea sono, invece, quelle che riguardano la capacità delle persone altamente sensibili di instaurare una forte connessione emotiva con gli altri, con l’ambiente circostante e con la natura. Le HSP sono infatti particolarmente empatiche e sono in grado di intuire dai dettagli non verbali le emozioni e i sentimenti altrui. Questo non ha necessariamente conseguenze solo positive, in quanto il maggiore impatto dell'ambiente emotivo circostante rende le persone altamente sensibili estremamente suscettibili all’umore delle altre persone e all’atteggiamento degli altri nei loro confronti. Oggi questo ha conseguenze particolarmente drammatiche, in quanto viviamo in un momento storico in cui essere divorati dallo stress è diventato la regola piuttosto che un’infelice eccezione. Siamo quotidianamente circondati da persone grigie, irritabili, cupe e nervose, perché sempre di fretta e sempre costrette a inseguire una meta intangibile, irraggiungibile e in costante movimento. Inoltre, il sistema in cui siamo immersi incentiva la competizione senza limiti e ha la tendenza a far considerare l'altro come oggetto fra gli oggetti, come strumento piuttosto che come fine.

Queste prerogative della nostra società si scontrano anche con la terza macroarea delle caratteristiche delle persone altamente sensibili. Queste, infatti, oltre ad essere particolarmente insofferenti e sconcertate di fronte alle ingiustizie ed essendo particolarmente compassionevoli e toccate dalle preoccupazioni ambientali, hanno la tendenza ad agire in maniera particolarmente coscienziosa, prestando una notevole attenzione al legame fra cause e conseguenze e considerando ogni possibile conseguenza prima di agire. Ma come si può essere coscienziosi nella società della distruzione, del profitto, dell’arricchimento personale a discapito di tutto e tutti? Come si può essere attenti agli altri, all’ambiente e alle ingiustizie in un sistema che si regge sullo sfruttamento di persone e risorse fino al loro esaurimento? In una civiltà in cui non c’è alcun tipo di arricchimento per qualcuno senza che ci sia il decadimento, il declino e la degenerazione di qualcun altro o della natura non c’è posto per questa sensibilità.

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La quarta macroarea contiene, invece, le caratteristiche più spirituali delle HSP. Queste, infatti, hanno un particolare talento, passione o attrazione rispetto alle diverse forme d’arte e possiedono uno spiccato interesse nei confronti degli aspetti più profondi e spirituali, piuttosto che materiali. Per questo è facile che la loro sensibilità si scontri col mondo in cui siamo immersi oggi, in cuitutto ruota intorno ai beni materiali e l’unica forma d’arte valorizzata è quella che è possibile reificare e rendere merce.

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Infine, le persone altamente sensibili sono particolarmente stressate rispetto ai cambiamenti e si sentono facilmente sovraccaricate e sovrastimolate in ambienti caotici, con luci o rumori forti. Le HSP hanno la tendenza a diventare molto suscettibili e “in allerta” quando le cose si muovono intorno a loro e, inoltre, sono disturbate dagli stimoli sensoriali intensi, in quanto li esperiscono in maniera più acuta. Questo rende complesso per loro muoversi nella società di massa, il cui emblema sono le grandi città, sempre caotiche, sempre in movimento, sempre trafficate, rumorose e che aspirano ad essere piene di luce e immagini,come la luccicante Times Square. Siamo, infatti, a tal punto immersi fra migliaia di stimoli e così tanto di corsa che solo qualcosa di intenso può catturare la nostra attenzione. Per quanto riguarda, invece, il disagio delle HSP rispetto al cambiamento, non possiamo ignorare che, a causa delle rapide innovazioni tecnologiche, ci troviamo nel periodo storico caratterizzato dalla più alta velocità di trasformazione che si sia mai conosciuta. Ne è un esempio lampante l'incolmabile divario generazionale relativo agli stili di vita, al linguaggio e alle categorie di pensiero che ha reso estremamente complessa la comunicazione fra generazioni.

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Inoltre, è importante notare che in una società patriarcale e maschilista come quella in cui viviamo, uno spazio ancora minore è lasciato alle persone altamente sensibili di genere maschile, schiacciate dal peso del modello dell’uomo forte, che in quanto tale non è legittimato a provare emozioni, né a entrare in empatia con le emozioni altrui e neanche a reagire agli stimoli ambientali e sociali in maniera profonda, in quanto questo è stato per secoli attribuito al mondo femminile ed è stato utilizzato come argomentazione per legittimare il dominio maschile su quest’ultimo. La legittimità della supremazia del genere maschile è stata infatti costruita sull’idea che gli uomini fossero più intelletto che emozione, più ragione che sensibilità. Tutto questo non può che avere un impatto significativo sulla rappresentazione che tutt’ora gli uomini possono costituire di se stessi e delle proprie identità, con conseguenze strazianti come quelle di cui siamo testimoni da anni e che continuano a protrarsi negli eventi della nostra quotidianità, come purtroppo nel rumoroso caso di Giulia Cecchettin e negli infiniti casi di tutte quelle donne e ragazze che ogni giorno soffrono di violenza domestica o muoiono in silenzio.

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Per concludere, è probabile che una persona su cinque sia tendenzialmente portata a soffrire nella società contemporanea per motivi che risiedono nelle radici stesse della sua personalità, oltre che a causa dell’influenza che l’ambiente socioculturale ha su questa, come dimostra il caso delle persone altamente sensibili di genere maschile. Questo, però, può forse essere l’antidoto al veleno con cui il sistema alienante in cui viviamo sta intossicando l’essere umano e al sessismo imperante. Forse la diversa struttura cerebrale e il diverso modo di pensare e di stare al mondo che caratterizzano il 20% della popolazione possono combattere l’ideologia della nostra società, che pare indistruttibile in quanto presenta i suoi meccanismi, compresi quelli psichici, come assoluti e astorici. Forse una differenza psicologica e fisiologica può essere il germe di una rivoluzione sociale.

Bibliografia: