Elsa Morante nel '68 pubblicò una raccolta di poesie, eterogenea e inclassificabile. Lì c'è una Canzone, che è anche un Manifesto, per dare coraggio a quei ragazzi che lottavano contro il mondo degli Infelici Molti, e contro la tristezza.
Elsa Morante nel '68 pubblicò una raccolta di poesie, eterogenea e inclassificabile, "Il mondo salvato dai ragazzini". Lì c'è una Canzone, che è anche un Manifesto, per dare coraggio a quei giovani, che lottavano contro il mondo degli Infelici Molti e contro la tristezza.
Quando la società parla e si rapporta ai propri giovani produce sempre una rivelazione di se stessa. Non è un’esagerazione. I modi e le parole che usa verso i ragazzi mostrano quale sia il suo atteggiamento verso il futuro.
Periodicamente i ragazzi sfidano la società, non solo nella sua parte più politica, quella che – quando sono particolarmente fastidiosi – li manganella per spaventarli, ma anche nella sua componente culturale. La sfida dei ragazzi del futuro, che sono poi ragazzi del presente, è quella di pungolare anche i migliori poeti e pensatori, di scomodarli, di dar loro da riflettere ancor di più, di mettersi di traverso anche nelle questioni più complesse, senza semplificazione.
Il 1968 è stato per l’Occidente un anno chiave per il movimento dei giovani, un anno di battaglie e di conquiste, soprattutto di scontro verso una società percepita come cristallizzata e pesante. Dal dopoguerra il mondo dei grandi, così saldo e immobile, fatto di gerarchia e ordine, era un muro per le nuove generazioni, da ribaltare con la fierezza dei pochi anni e delle tante speranze.
In Italia, questo moto di cambiamento non fu percepito univocamente dagli intellettuali che talvolta ne producevano fiere critiche, mentre altre volte simpatizzavano per quelle facce ancora non segnate dal tempo, così indignate e combattive.
Un'immagine delle manifestazioni del '68
Fra questi ultimi, un’autrice proprio in quell'anno fece uscire una raccolta poetica eterogenea e geniale dal titolo evocativo che, senza nascondersi, dava ragione a quel futuro arrabbiato e desideroso di cambiamento. Elsa Morante pubblicò, come essa stessa lo descrisse, un Manifesto, che tra le altre cose è soprattutto una Poesia: Il mondo salvato dai ragazzini.
Quarta di copertina della raccolta
Non è un caso. Se c’è un motivo che lega quasi ogni opera di Elsa Morante, questo è la fanciullezza. Nei suoi romanzi, i personaggi crescono. L’infanzia è al centro della sua poetica, sia come diretta destinataria, come per Le bellissime avventure di Caterì dalla Trecciolina, sia come soggetto del racconto, strettamente legata alla formazione e alla maternità, e perciò alla dimensione femminile: Menzogna e Sortilegio, L’isola di Arturo e poi La Storia.
Ciò che cresce e cambia assieme ai protagonisti è il mondo, dove mondo è società e costumi, ambiente e geografia, è la Storia con tutti i suoi eventi. Nel cambiare, il mondo crea scompiglio, sbaraglia le sorti, talvolta passive, talvolta determinate. Le storie di Morante non sono conciliatrici e serene, più spesso sono rovinose e senza lieto fine, edificanti ma senza risoluzione positiva. La fanciullezza, in esse, si sviluppa e finisce, triturata da un destino più grande e senza provvidenza salvifica. Arturo, ma soprattutto Useppe. Il mondo, sembra dire in modi diversi l’autrice, è nel migliore dei casi complicato, più spesso cattivo e senza scrupoli, anche di fronte all’innocenza della fanciullezza.
Elsa Morante con i suoi gatti
E allora dove trovare la speranza? Dov’è che dei giovani contro il Mondo devono guardare? Chi devono guardare?
Ne Il Mondo salvato dai ragazzini, un tentativo di risposta, una Canzone: La Canzone degli F.P e degli I.M.
Chi sono gli F.P.? I Felici Pochi sono fulgide anime, indescrivibili nella loro lucentezza. Sono belli-bellissimi, e «germogliano in ogni terreno». [1]
Porta alcuni esempi storici:
Ivi p. 122
E invece chi sono gli I.M.? Gli Infelici Molti che «Sono TUTTI».
E come si distinguono gli uni dagli altri? Ovviamente per la «FELICITÀ», scambiata per «IRREALTÀ» dagli Infelici Molti, che non sanno essere «ALLEGRI». E per questo, quando gli I.M. incontrano un F.P. lo sorvegliano e sospettano di lui.
La Felicità degli Infelici Molti – continua Morante – non è allegra come quella dei Felici Pochi e, per questo, gli I.M. sono sempre «uniti con rinnovato impegno a lottare/ contro questa rogna paradossale/ impiegando tutta la loro energia morale/ industriale nucleare ecc. per combinare/ creazione originalissime d’infelicità/ contro i Felici Pochi!», senza arrivare a capire che anche l’infelicità dei Felici Pochi è allegra.
Allora, rivolgendosi a questi Infelici Molti, che sono Tutti e lottano contro la felicità allegra di quei Pochi che non posson capire, scrive:
Sappiàtelo, o padri meschini I(nfelici) M(olti) d’ogni paese: se ancora il corpo offeso dei viventi resiste
in questo vostro mondo di sangue e di denti
è perché passano sempre quelle poche voci illese
con le loro allegre notizie.
Contro le vostre milizie sevizie immondizie
imprese spese carriere polveriere bandiere
istanze finanze glorie vittorie sciarpe littorie & sedie gestatorie contro la vostra sana ideologia la vostra brava polizia
ghepeù ghestapò fbi min-cul-pop ovra rapp & compagnia
e tutta la vostra mortuaria litania
ci vale solo quell’unica eterna scaramanzia:
l’allegria
dei F(elici) P(ochi) [2]
Insomma:
Non illudetevi di poterli eliminare.
Magari vi credete d’averli mangiati quando invece sul più bello del vostro banchetto rieccoli che tornano a zompare
sui vostri piatti.
Quelli sono incredibili inconcepibili inammissibili sono tutti matti.
E non cullatevi nella speranza di poterli r i e d u c a r e indi paternamente legittimare. [3]
Come una cantastorie di vicende senza tempo, o meglio, iniziate lontano nel tempo e sempre vere, Elsa Morante scoraggia gli Infelici Molti a combattere i Felici Pochi, quei Pochi, che comunque non possono essere rieducati, incanalati, resi Infelici. Poiché «il grande manifesto rivoluzionario degli estremisti F.P./ è stampato a miriadi nei giorni e nelle notti/ da prima ancora che esistessero le lingue e le scritture». Non c’è niente da fare I.M., niente potete contro la luce dei pochissimi F.P.
Come non si può niente contro l'energia e la fantasia dei ragazzi, i quali, pur non salvandosi sempre dai mali del mondo, con la loro esistenza vi portano in dono la purezza, la curiosità e la capacità di stupirsi.
Come una poetessa del suo tempo sembra dire a tutti quelli che combattono contro il mondo che li vuole intristire, condannare, ostacolare, che quella stessa società non può niente contro l’allegria di chi combatte, poiché la loro libertà e sostanza è «conoscere».
Elsa Morante riesce con una canzone apparentemente allegra e ironica, canzonatoria per bisticcio, a mostrare il mondo triste, fatto di guerre, violenza e soprusi, un mondo vero da sempre. Come scrisse all'epoca Pier Paolo Pasolini, commentando Il mondo salvato, l'opera di Morante è «Un manifesto politico scritto con la grazia della favola, con umorismo, con gioia (…) Ed è dunque arduo per un lettore e un critico comprendere come, invece, il fondo di questo libro sia atrocemente funebre, e contenga tutte le ossessioni del mondo moderno: l’atomica, la morale dei consumi e il profondo desiderio di autodistruzione, non più come flatus vocis o luoghi comuni, ma come elementi assolutamente originali e vissuti personalmente, dentro un sistema linguistico così comunicativo da scandalizzare» [4]
La Canzone degli F.P. e degli I.M. è un canto dolce e amaro, come lo possono essere solo le grandi canzoni scritte per resistere al tempo. Essa sa parlare delle indicibili brutture del mondo con la musicalità delle parole, ed è un manifesto perchè, con quelle stesse parole, ironizza sulla condizione tragica dell'uomo, depotenziando quei mezzi e quelle dinamiche di potere che governano la società.
E ai ragazzi sembra dire, fate come gli F.P.: siate Felici e Allegri, niente può la tristezza contro di voi, e nemmeno i macchinosi tentativi di schiacciarvi. La vostra fanciullezza vi preservi, perché vi preserverà in ogni caso, se guidati dall’allegria.
Sarebbe una magnifica stravaganza
di scavalcare tutti insieme i tempi brutti
in un allegro finale: FELICI TUTTI!
Forse, il primo segreto essenziale
della felicità si potrebbe ancora ritrovare.
L'importante sarebbe di rimettersi a cercare. [5]
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