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Fuga dei cervelli: che colpa ne hanno le città?

Ma che cos’è una città, se non un luogo che può fare da trampolino per la realizzazione dei propri sogni?

Quello della fuga dei cervelli è diventato quasi più un fenomeno mediatico che un reale problema del nostro paese. D'altronde, che cosa ci sarebbe di problematico in questo desiderio dei giovani di fuggire dalla propria realtà alla ricerca di prospettive nuove, per ampliare i propri orizzonti e creare per sé delle opportunità finalizzate ad avere un futuro migliore di quello che il Paese d’origine è in grado di fornire? Coltivare le proprie ambizioni per garantirsi un certo benessere non è certo una narrativa nuova: da Walt Disney a Pablo Picasso, sono infinite le citazioni a portata di clic che troviamo navigando per qualche secondo sulle piattaforme digitali. «Fai della tua vita un sogno, e del sogno, una realtà» dice anche l’eterno Piccolo Principe, paladino dei desideri, dell’amicizia e di tutto ciò che ci può essere di bello, se vi si presta attenzione. Ma che cosa è cambiato nel mondo di oggi, e in particolare in Italia, per non voler permettere ai propri “cervelli” di realizzare i propri desideri? Così impersonalmente annunciati, i giovani italiani si trovano di fronte ad un sistema che sembra penalizzare di proposito l’istruzione, vista anche la recente mossa del governo che ha tagliato 3,7 miliardi di euro destinati al Sud, scegliendo di realizzare il Ponte sullo Stretto a discapito delle scuole.

In questo governo che sembra litigarsi qualcosa che non gli appartiene, appropriandosi deliberatamente di questi giovani “cervelli” senza tener conto della tendenza umana ad andare oltre e allargare i propri orizzonti, troviamo un elemento decisamente paradossale. Parlando con i giovani, infatti, la colpa della scarsa istruzione sembra ricadere erroneamente sulle stesse città d’origine di chi parla. «Andrei via a prescindere» dice Marta Montana, marchigiana e studentessa di Lettere presso l’Università di Bologna, trasferitasi da Ascoli Piceno nella città universitaria per antonomasia. E non è l’unica a pensarla così: cambiare aria, nonché città, è una scelta che prendono sempre più giovani spinti dalla necessità un «cambiamento radicale», come dice Alessandro, 25 anni, che da Gallipoli ha studiato prima a Bologna, poi a Roma. Molto comune è anche il desiderio di indipendenza, che anima Bianca e Francesca; quest’ultima non solo l’ha voluto, ma ne ha sentito il vero e proprio bisogno. Ma si sa, cambiare città è un modo per crescere anche grazie alla possibilità di stare a contatto con nuove culture: è proprio dalla condivisione che viene dall’incontro con persone che si scambiano storie e aneddoti che si verifica un arricchimento a livello personale.

L’essere umano influenza la città e a sua volta ne è influenzato: sembra quasi un circolo vizioso, in cui chi si muove nella città ne alimenta una determinata percezione, e chi vi si trasferisce è spinto dalla percezione che ha del luogo stesso. Ma che cos’è una città, se non un luogo che può fare da trampolino per la realizzazione dei propri sogni? Eppure, Calvino diceva che ci sono città in cui «i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati»: potremmo forse dire che Bologna sia cancellata dai desideri di chi vi abita, nella misura in cui non si guarda ad essa per le oggettive opportunità che offre, ma per un’idealizzazione di ciò che desidereremmo ci desse? La risposta qui è chiaramente arbitraria, e varia da persona a persona. Tuttavia, non direi che cancella i desideri: al contrario, li può mutare a seguito delle esperienze che presenta. Può mettere in discussione il percorso scelto prima di trasferirvisi, e portare in una direzione diversa, oppure confermarlo e rendere la strada intrapresa ancora più sicura.

Al contrario, i desideri sembrano essere cancellati dalle città di provenienza di molti giovani studenti, che evadono da una realtà da cui si sentono soffocati: eppure, è così triste addossare la colpa sulla città in sé. Personalmente ritengo, infatti, che sia responsabilità degli esseri umani fornire la percezione di una città e renderla attraente e piena di stimoli. Ogni città ha molto da offrire, ma quelle che attraggono maggiormente sono in linea con le aspirazioni e ambizioni contemporanee: ciononostante, è bene riconoscere che ciascuna abbia le proprie specificità. Sentirsi a casa in una città che ti accoglie e che ti culla durante la giovinezza, periodo forse più bisognoso di spinte e rassicurazioni, è un’emozione quasi impossibile da spiegare.