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Gender data gap in ambito clinico

Descrivere un mondo solo a misura di uomo significa anche denunciare una serie di ricadute sul quotidiano femminile. Il silenzio accompagna il gender data gap anche in ambito clinico.

Gender data gap in ambito clinico

Porre in luce tematiche quali la distinzione di genere, la disuguaglianza economica, sociale e professionale ha un’importanza che va al di là della trattazione della questione in sé. Descrivere un mondo solo a misura di uomo significa anche denunciare a una serie di ricadute rilevanti sul quotidiano femminile. La storia dell’umanità è stata scritta, e ancora oggi viene letta, dalla penna dell’uomo. L’uomo splende di luce propria lasciando nell’ombra la donna.

A caratterizzare la sfera femminile all’interno della nostra cultura è il silenzio, in particolare il silenzio che accompagna il divario sui dati di genere, detto anche gender data gap. L’assenza della voce femminile non sempre è l'effetto di scelte volute o premeditate, ma “spesso è la conseguenza di un modo di pensare che esiste da millenni e che, in un certo senso, è un modo di non pensare. Una duplice inerzia del pensiero, se vogliamo: gli uomini si danno per scontati, e delle donne non si parla neanche”[1].︎

Innegabile è infatti il gender data gap, di cui un esempio tangibile è presente in ambito clinico. Se un tempo la donna era vista come una sorta di maschio mutilato, ancora oggi, sebbene la scienza abbia portato ad analisi più accurate, la rappresentazione del corpo dell’uomo prevale. I manuali di medicina si riferiscono all’“individuo medio del peso di settanta chili”. Indagini recenti della facoltà di Medicina dei Paesi Bassi mostrano una carenza di informazioni riferite a uomo e donna anche laddove le differenze di genere siano conosciute.

Il gender data gap non solo tocca i libri di testo, ma si osserva anche nei programmi universitari di Medicina. Conseguenza di questo è la scarsa capacità di descrivere le patologie in termini differenti per il sesso femminile: i meccanismi cardiaci, la capacità polmonare, le malattie autoimmuni, i vaccini e molto altro ancora sono differenti in donna e uomo. Ad esempio la donna soffrendo di disturbi gastrici o di affanno, e non del tipico dolore al braccio sinistro, può manifestare i sintomi dell'infarto. Ignorare le differenze di genere significa privare le persone di un adeguato supporto medico.

Se è vero che i manuali di anatomia non danno il giusto spazio al corpo femminile, un’altra assenza importante è quella dei dati sui test clinici delle donne. Questa esclusione nel mondo scientifico è l’effetto di un pregiudizio storico: il corpo umano è il corpo maschile per definizione. È difficile oggi scardinare l’edificio del pensiero occidentale se si considera, tra l'altro, la risposta della scienza: approfondire in termini di ricerca scientifica le differenze tra corpi femminili e maschili è troppo costoso. È vero, però, anche il contrario: pensando per esempio che l'osteoporosi appartenga solo al femminile, si va a trascurare la piccola percentuale maschile colpita (il 6% degli uomini tra 50 e 90 anni in Europa).

Si è arrivato, addirittura, a sostenere su un documento, Gender Diffeneces in Clinical Registration Trials: Is There a Real Problem[2], pubblicato nel 2018 dal British Journal of Pharmacology, che il problema del gender data gap non è un vero problema. Al di là delle questioni etiche e morali, la scienza subisce il risultato delle sue scelte: il vuoto di dati in continua crescita sulle cellule femminili segna negativamente la diagnostica, la sintomatologia, la farmacologia, l’anatomia, la fisiologia, la biologia e tutte le branche del sapere scientifico.

La forte mancanza di informazioni necessarie per lo studio del corpo femminile è pertanto la triste conclusione dettata dall’assenza di un rapporto paritario tra il genere femminile e maschile e dall’assunto erroneo che i corpi maschili rappresentino l’intera umanità.


  1. Caroline Criado Perez, Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano, Einaudi 2019. ↩︎

  2. Geert Laborts, Gender Diffeneces in Clinical Registration Trials: Is There a Real Problem, 2018. ↩︎