Il gioco appartiene realmente solo ai bambini? Davvero da adulti smettiamo di giocare? E se, invece, avessimo trovato più o meno consapevolmente forme nuove?
È noto e risaputo che per il bambino sia essenziale giocare: infatti, vi sono numerose fonti e citazioni che ne esprimono l’importanza. Una fra queste é di Save the Children, organizzazione internazionale indipendente dedicata a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti, secondo cui:
“Il gioco è essenziale allo sviluppo perché contribuisce al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei bambini e dei ragazzi”
Se é così importante giocare, perché da adulti ci rinunciamo?
Fin da quando siamo piccoli ci viene insegnato che diventare adulti significa diventare persone serie e responsabili, a trovare un lavoro e a mettere su famiglia. In più, viviamo immersi in un contesto in cui si valorizza il lavoro e il rendimento, tutto quello che non vi rientra non produce e di conseguenza é inutile.
Non a caso, spesso vengono dimenticate o lasciate indietro quelle espressioni di divertimento proprio perché viste come infantili, rinunciando a un nostro piacere per non essere accusati di avere la sindrome di Peter Pan. Un esempio può essere una persona che ammette candidamente di giocare ai videogiochi, tendenzialmente esposta a numerosi pregiudizi e giudizi.
Ma davvero smettiamo di farlo?
L’adulto in realtà gioca ancora, ma solamente con forme diverse, a volte in maniera più o meno consapevole. Ad esempio, qualsiasi hobby o pratica sportiva nel tempo libero può essere considerata come gioco: l’importante é che sia un’attività svincolata dal profitto e dalla produttività.
Esistono anche giochi che coinvolgono più persone ed é per questo che il sesso (sano) é divertente: comprende immaginazione, esplorazione e piacere condiviso.
Persino le sfumature del sesso si possono ritenere giocose: dalle più impegnative come il BDSM, alla messa in atto di fantasie fino al semplice flirting.
Le possibilità sono infinite, l’importante é la consensualità reciproca.
Infatti, il gioco può ritenersi sano quando stimola la mente, rilassa, crea connessione. Quando inizia a essere utilizzato come forma di compulsione, di rischio, di fuga, la dimensione ludica può essere compromessa e diventare malsana, al punto che possono scaturire patologie o dipendenze.
Un esempio? I giochi alcolici e il gioco d’azzardo.
Certo, non sarà quel calice di vino o quella partita a carte a creare problemi, ma é sempre bene non esagerare e fare attenzione. É fondamentale saper riconoscere i limiti e lo scopo d’uso.
Nonostante quanto scritto precedentemente, la maggior parte delle volte il gioco si può utilizzare come una risorsa ed é per questo che é importante giocare, non solo per il benessere psicologico, emotivo e fisico che se ne trae. Inoltre, non é vero che non si fa più: oltre a essere presenti forme nuove e trasformate, abbiamo solo smesso di chiamarlo gioco.
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