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Idee più vere della verità

La verità è la corrispondenza di un'idea ai fatti. Ma cosa accade se un'idea schiaccia i fatti, diventando più vera della verità?

L'inizio

La nostra storia (letteralmente) comincia 70.000 anni fa.[1]
Da sempre gli esseri umani, e non è un caso, hanno descritto la complessità del loro linguaggio come ciò che li rende unici nel mondo. Fonte di fortune e sventure, la parola è sempre stata la vela della nostra storia.

Biblicamente, la storia terrena dell'umanità inizia con la punizione della moltiplicazione delle lingue scagliata da Dio contro i costruttori della torre di Babele. La mitologia greca insegna che ad averci salvato dalla distribuzione funesta delle capacità di Epimeteo fu Prometeo, attraverso il dono o il furto (dipende a chi lo chiedete) della parola. Ancora oggi alcuni scienziati fanno a gara a chi ce l'ha più grosso nel regno animale...il cervello chiaramente, inteso come organo della razionalità e del linguaggio.

La paleontologia pone questo inizio mitico tra i 70.000 e i 30.000 anni fa con quella che Yuval Noah Harari chiama Rivoluzione cognitiva: il nostro cervello diventa tanto grande e interconnesso da permettere la nascita del linguaggio complesso. Da qui in avanti le cose si fanno interessanti.

Piccola curiosità: Alcuni studiosi ritengono che la rivoluzione cognitiva che ha portato alla nascita del linguaggio sia stata agevolata, se non propriamente causata, dalla domesticazione del fuoco. Attraverso il fuoco, infatti, i nostri antenati[2] furono capaci di cuocere i cibi e da allora il Masterchef della storia non si è più fermato. L'ipotesi è che i punti evoluzione, come li chiama Barbascura X, che abbiamo risparmiato rinunciando a uno stomaco capace di digerire alimenti complessi come la carne cruda li abbiamo reinvestiti nel nostro amato cervello. Da questo punto di vista, quindi, l'intuizione greca per cui a forgiare l'uomo fu Prometeo coi doni dell'intelligenza e del fuoco è spaventosamente azzeccata.

La svolta

Perché il nostro linguaggio ha avuto così tanto successo? Il saper collegare alcuni suoni ad alcune azioni o oggetti della realtà fisica non è in sè tutto questo granché. L'addomesticamento animale funziona in modo simile: molti volatili riescono a imitare perfettamente altri suoni, i cani riconoscono il loro nome[3] e via dicendo.

Il granché, invece, è la capacità di collegare alcuni suoni a nulla di appartenente alla realtà fisica, riconoscendo loro comunque un senso e un significato. Detta in altre parole, ci identifichiamo come l'unica specie in grado di osservare la realtà fisica, riconoscerla e non accontentarsene. Riusciamo, tramite il nostro linguaggio, a creare ciò che non esiste. Siamo gli unici a inventarci le idee e le storie.

Dalla rivoluzione cognitiva in avanti, le narrazioni storiche sostituiscono le teorie biologiche come nostro mezzo primario per spiegare lo sviluppo di Homo sapiens. Per comprendere la nascita del cristianesimo o la Rivoluzione francese, non è sufficiente capire quali siano le interazioni tra geni, ormoni e organismi. È necessario prendere in considerazione anche l'interazione fra idee, immagini e fantasie.[4]

L'apice

A questo punto qualcuno ribatterà: Capirai che invenzione... da quel momento abbiamo iniziato a illuderci e a raccontare balle![4]

Per cui, a cosa ci servono le idee e le storie? A superare il numero sociale critico. La sociologia ha individuato nel 150 il numero magico oltre il quale un gruppo di individui della nostra specie non riesce più a convivere ordinatamente e armonosiamente. Ognuno di noi in media riesce a conoscere personalmente e ad avere a che fare con circa 150 altri individui. Eppure intorno a noi esistono gruppi di gran lunga più numerosi di individui che cooperano e si coordinano. Come è possibile? Grazie alle idee e alle storie per l'appunto, in altre parole grazie ai miti comuni.

Oggi possiamo serenamente acquistare cibo, vestiti, pellicole protettive per smartphone con dei pezzi di carta colorata o con dei dischetti di metallo o addirittura con un pezzo di plastica magico, il cui avvicinamento ad un terminale appatta il nostro debito senza dover spiegare all'altro contraente che poi lui potrà faro lo stesso altrove. Tutto questo grazie alla grande idea del denaro.

Potete aprire un'azienda, darle un nome, farle fare dei soldi, mandarla in banca rotta e addossarle tutte le responsabilità; e quell'azienda sarà trattata come una persona, le saranno tolti tutti i beni in suo possesso per saldare i debiti e i vostri saranno lasciati in pace. Tutto questo grazie alla grande idea della personalità giuridica.

Possiamo andare in un consultorio e decidere di interrompere volontariamente la nostra gravidanza senza essere chiamate assassine, grazie alla grande idea della dignità e libertà di scelta delle donne.[5]

Le grandi storie che ci raccontiamo, o meglio, le grandi storie che siamo e viviamo permettono a migliaia e migliaia di individui che non si conoscono di coordinarsi e cooperare. Certo, è importante capire che il gioco non è win win. Le idee e le storie sono capaci di riunire grandi numeri di individui, ma non è detto che li riunisca tutti dalla stessa parte. Per ogni idea ci sono i pro-, gli anti-, gli ignavi e gli ignoranti felici o infelici. Se prima le guerre si facevano in 150 contro 150 massimo, adesso si possono fare a centinaia di migliaia contro centinaia di migliaia.

Il mondo è diventato più complesso e quello che conta non è più solo quanta carne si riesce a cuocere, ma anche se sia giusto o meno mangiarla.

La tentazione

Esistono quindi i fatti, la realtà fisica, misurabile, ed esistono le idee, le storie, le immaginazioni. I fatti, essendo più anziani delle idee, calcando le scene da molto prima, mantengono ancora la precedenza sulle idee[6]. Infatti, noi riconosciamo ai fatti il potere di confermare o smentire le idee. Il metodo scientifico sperimentale è l'apoteosi di questa idea. Ma cosa accadrebbe se il rapporto si invertisse? Cosa accadrebbe se fossero le idee a confermare o smentire i fatti? Avremmo ciò che Hannah Arendt chiama "ideologia".

Un’ideologia è letteralmente quello che il suo nome sta a indicare: è la logica di un’idea. [...] Essa pretende di conoscere i misteri dell’intero processo storico – i segreti del passato, l’intrico del presente, le incertezze del futuro – in virtù della logica inerente alla sua “idea”.[7]

Quando l'idea modifica i fatti, confermandoli o smentendoli, e quindi creandone dei nuovi, si trasforma in ideologia. L'ideologia non osserva la realtà, la plasma. Se, infatti, la realtà dei fatti è talvolta incoerente, discontinua, ha degli spazi di incertezza o di mistero, di ignoto, la realtà costruita dall'ideologia è un tripudio di coerenza logica. Tutto è esattamente nel posto più conveniente, più comodo, più soddisfacente. Nulla è lasciato al caso. È una realtà artificiale, costruita a tavolino, efficace.

L'aspetto migliore della realtà ideologica è che non può essere smentita, è completamente impermeabile a tutto ciò che le è estraneo. Con l'ideologia non si discute perché è una monade: senza porte o finestre, senza oreccchie che possano ascoltare, senza occhi che possano vedere. L'ideologia è un volto fatto solo da una bocca, la quale ripete e ripete unicamente se stessa. E se cambia, cambia unicamente per essere più adatta al momento. L'ideologia non cambia mai idea, anzi, adatta i fatti a se stessa in modo da non dover mai cambiare. L'ideologia è sempre dalla parte giusta e lo è sempre stata, anche quando diceva altro o addirittura l'opposto di quello che dice adesso.

L'ideologia è rassicurante. Niente dubbi, niente misteri, niente bugie. Tutto è posto in piena luce. Sarà pure una luce fredda al neon, ma non tramonta mai, non cede al buio nemmeno un millimetro. L'ideologia rende se stessa più vera della verità. Al suo interno tutto è vero, giusto, necessario. L'ideologia è un Truman Show in cui tutti le persone sono "true-man", "persone-vere", ma nel senso che sono persone fuse con la verità che le circonda e le droga.

L'aspetto terrificante dell'ideologia è, invece, che bisogna a tutti i costi trovarsi dal lato giusto di essa. La cosa peggiore dell'ideologia non è viverci dentro; come detto, viverci dentro è una pacchia. La parte peggiore dell'ideologia è assistervi dall'esterno e, ancora di più, viverci dentro e risvegliarsene. Truman inizia ad impazzire quando si accorge che "tra un momento passerà una donna su una bici rossa, subito dopo un uomo con dei fiori e poi un maggiolino col paraurti tutto ammaccato".[8]

La conclusione

Posto che nessuno vorrebbe assistere a un'ideologia più di quanto voglia viverci dentro essendone consapevole, come facciamo a riconoscere un'ideologia?

Abbiamo detto che il tratto distintivo di un'ideologia è la coerenza con cui i fatti sono appiattiti alle idee. L'incoerenza e il dubbio saranno, quindi, i nostri migliori alleati.

Non è facile distinguere un fatto da un'idea quando ascoltiamo o leggiamo qualcuno. Spesso ci lasciamo trasportare dalla narrazione e ci facciamo ammaliare dal suo ritmo, ma occorre sempre verificare e, quando non se ne ha la possibilità, dubitare. Le semplificazioni sono sempre pericolose, possono nascondere insidie e, magari, ciò che state dando per vero per il bene della conversazione è proprio ciò che vi serve per smentirla.

Questo articolo ha un numero abbastanza elevato di note, in quanti di voi le avranno lette tutte? In quanti avranno interrotto la narrazione per approfondirla, per guardare negli spazi in mezzo alle parole?

Non presuppongo consideriate geniale e coinvolgente questo mio articolo[9], ma il testo con cui l'ho iniziato è uno dei testi di storia che ha avuto più successo negli ultimi anni. Sapiens. Da animali a dèi di Harari è un testo molto scorrevole, semplice da comprendere, lineare e corente...avete intuito dove voglio arrivare? Nonostante migliaia e migliaia di lettori abbiano osannato Harari per la sua capacità divulgativa, molti storici hanno rilevato troppe semplificazioni e omissioni.

Solo quando la situazione si complica si fa interessante. Le cose facili sono belle per un po' di tempo, le cose vere sono complesse e interessanti sempre[10].


  1. A voler essere più precisi sono due le principali teorie formulate intorno alla nascita del linguaggio umano moderno: secondo alcuni studiosi il linguaggio moderno nell'uomo è frutto di un lungo e graduale accumulo di conoscenze; secondo altri, tra cui Yuval Noah Harari, vi fu un "salto in avanti" dovuto da cause genetiche o tecnologiche. Ma dato che per iniziare questo articolo mi serve un'entrata a effetto del linguaggio, diamo per vera la seconda e releghiamo la complessità teorica a una nota che solo in alcuni e alcune starete leggendo. ↩︎

  2. Sarebbe più corretto dire "i nostri antenati e le nostre antenate"; ma dato che l'idea degli antenati (e non solo quella) è un'idea che si è diffusa prettamente al maschile, tanto da divenire più un modo di dire che un sostantivo, conviene non interrompere il ritmo e semplificare. Pertanto, diamo per vero che a cucinare nel lontano passato fossero unicamente gli uomini. ↩︎

  3. I comportamentisti animali stanno ancora cercando di capire fatti come questi. Probabilmente i cani non riconoscono il loro nome come un qualcosa che li identifichi, ma hanno appreso che a quel segnale seguono delle conseguenze come il ricevere cibo, avere delle attenzioni, andare a fare una passeggiata. Ma anche questa precisione ci porta lontano dal tracciato, per cui diamo per vero che i cani riconoscano il loro nome. ↩︎

  4. In realtà, probabilmente, nessuno avrebbe ribattuto. Ma mi serviva una domanda fantoccia a cui rispondere, per cui diamo per vero che qualcuno abbia ribattuto. ↩︎

  5. L'esempio oggi è poco felice; pur trattandosi di una palese frecciatina all'attuale situazione politica, diamo per vero che sia così. ↩︎

  6. In realtà non è così semplice. Nella migliore delle ipotesi potrei etichettare questa mia affermazione come positivista. Ma dato che al momento non voglio affrontare questo discorso, diamo per vero che sia così. ↩︎

  7. Da Le origini del totalitarismo, 1966, trad. it. di A. Guadagnin, Edizioni di Comunità, Milano, 1996, p. 642. ↩︎

  8. The Truman Show, Peter Weir, Stati Uniti d'America, 1998. ↩︎

  9. In realtà sì, ma diamo per vero che non sia così. ↩︎

  10. Non è proprio così...ma diamo per vero che lo sia. ↩︎