In questo articolo viene proposto il tema del diritto allo studio, ultimamente molto dibattuto in seguito all'approvazione in commissione Cultura al Senato del testo base per la riforma del sistema d'accesso al corso di laurea in Medicina.
Negli anni sono sempre sorti numerosi punti interrogativi sulle modalità di ammissione alle università pubbliche. Se si ha la fortuna di essere interessati a delle facoltà a numero aperto, il percorso di inserimento è davvero semplice: al massimo si potrebbe aver qualche “debito formativo” da dover recupere durante il proprio percorso di studi. Se, invece, il proprio sogno lavorativo prevedesse un corso di studi frequentabile solo dopo aver superato una selezione, il viaggio potrebbe essere più difficoltoso.
L’ammissione a molti corsi di studio prevede dei test selettivi, che richiedono una quantità di studio non indifferente. Libri dispendiosi a cui far riferimento, molto tempo da dover dedicare e, talvolta,e appositi corsi costosissimi che dovrebbero aiutare a superare i test, ma senza alcuna garanzia. Infatti, sono numerosi i casi di persone che pur barattando soldi, tempo e passioni comunque non riescono ad accedere a queste facoltà.
Questo tema è stato particolarmente discusso nelle ultime settimane in quanto è stato approvato in commissione Cultura al Senato il testo base per la riforma del sistema d’accesso al corso di laurea di Medicina. Secondo questo, a partire dai prossimi anni non sarà più previsto un test di ammissione, ma tutti potranno frequentare il primo semestre e, solo in seguito, ci saranno un minimo di CFU da raggiungere per “mantenere l’iscrizione”.
Questo passo è una svolta importante per il percorso del diritto allo studio, permettendo a chiunque di frequentare i corsi che desidera, a prescindere al proprio background socioeconomico. È un passo in avanti verso l’inclusione, in quanto promuove la democratizzazione dell’istruzione e favorisce un sistema più equo, che non tiene in conto variabili penalizzanti.
È certamente da ammettere che gestire un grosso numero di iscritti potrebbe essere difficoltoso, rischiando di andare a ledere la qualità dell'istruzione. Le risorse destinate all’apprendimento, ad ora, sono molto limitate e questa riforma renderebbe ancora più precario un sistema che già non gode di una buona organizzazione, né di un particolare pregio.
In conclusione, sicuramente questa riforma è un momento importante di inclusività, una rilevante svolta che sancisce un cambiamento da leggi ferme al 1997. Porre gli studenti in un sistema che li mette sullo stesso piano è l’obiettivo principale che muove il diritto allo studio. Detto questo, ci sono certamente molte questioni da rivedere a livello amministrativo, organizzativo, e finanziario, per puntare verso un'istruzione più efficiente che tenga conto di questi cambiamenti importanti, ma drastici. Investire nell'apprendimento significa investire sulla democratizzazione e su un sistema che vede i giovani come motori di una svolta fondamentale nel futuro.
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