Nonostante in Emilia-Romagna l’incidenza del fenomeno NEET sembri rassicurante rispetto al resto dell’Italia, se si indagano le percentuali la questione appare estremamente complessa e preoccupante. Cosa fare? Come agire? Una proposta per diventare soggetti protagonisti.
I dati sull’occupazione giovanile in Emilia-Romagna sembrano oggi assolutamente promettenti e fonte di speranza per il futuro. In un articolo pubblicato nel maggio 2023 sul sito della regione si legge, infatti, che l'occupazione, inclusa quella femminile, è in crescita, mentre la disoccupazione continua a diminuire. Inoltre, la dispersione scolastica tra i giovani è in riduzione e si registra un calo significativo dei NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non seguono percorsi formativi. Questo raggiunge uno dei livelli più bassi in Italia. Inoltre, dopo un periodo di declino, la partecipazione dei bambini ai servizi educativi per la prima infanzia sta aumentando. Tutto questo è emerso dal rapporto Benessere equo e solidale edizione 2023 (BES), elaborato da Istat sui dati del 2022, che evidenzia inoltre che, su molti dei 132 indicatori considerati, l'Emilia-Romagna si posiziona al vertice rispetto alla media nazionale e rispetto ad altre regioni del Nord come Veneto, Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige.
La questione, però, è molto più complessa.
Il termine NEET è stato utilizzato per la prima volta nel 1986 in un rapporto del Ministero dell’Interno del Regno Unito per identificare i giovani di tra i 16 e 18 anni che, nel passaggio dalla scuola al lavoro, si erano in qualche modo “persi”. Oggi questo termine fa riferimento, secondo la definizione data da Istat e Banca d’Italia, agli individui: “di età compresa tra 15 e 29 anni che non sono né occupati né in istruzione o formazione, il che significa qualsiasi tipo di istruzione scolastica / universitaria e qualsiasi tipo di attività di formazione” (Istat, 2013). A livello europeo, invece, la soglia massima di età per essere considerati come appartenenti a questa categoria è 24 anni, ma talvolta, nelle pubblicazioni ufficiali di Eurostat e degli istituti statistici nazionali, si parla di NEET fino ai 34 anni.
Un aspetto fondamentale da considerare nell’analisi del fenomeno in Emilia-Romagna, e in particolare a Bologna, è che la percentuale di NEET in Italia è fra le più alte d’Europa. La media UE si attesta oggi intorno all’11%, mentre in Italia, come è emerso dall’indagine Eurostat (2012 e 2022) sui NEET di età compresa fra i 15–29 anni, si arriva a toccare punte del 25,2% (più di un giovane su quattro) nella fascia di età (25-29 anni), ovvero quella con la più alta concentrazione di NEET. Mentre, nella fascia di età fra i 20 e i 24 anni i NEET sono comunque uno su cinque (21,5%) e tra i 15 e i 19 anni sono uno su dieci (10,1%). Inoltre, un’indagine Istat del 2017 ha riportato che nel 2016 l’Italia è stato il Paese dell’Unione Europea con la quota più elevata di NEET, avendo circa 2,2 milioni di giovani tra i 15 e 29 anni che non erano né in occupazione né in formazione (24,3% contro il valore medio UE del 14%).
Bazoli, N., Bazzoli, M., Marzadro, S., & Trivellato, U. (2022). Tassi di Neet dei 15-29enni nei Paesi dell’UE-28, 2018 e 2013. In NEET: Una Categoria Attraente, Ma Elusiva. Giovani Che Non Lavorano E Non Studiano in Italia E in Alcuni Paesi Europei (Working Paper 2022-06). FBK IRVAPP. Disponibile da: https://irvapp.fbk.eu/it/publications/detail/17568-2/
Bazoli, N., Bazzoli, M., Marzadro, S., & Trivellato, U. (2022). Serie storiche del tasso Neet: Italia e quattro paesi, 2013-2018. In NEET: Una Categoria Attraente, Ma Elusiva. Giovani Che Non Lavorano E Non Studiano in Italia E in Alcuni Paesi Europei (Working Paper 2022-06). FBK IRVAPP. Disponibile da: https://irvapp.fbk.eu/it/publications/detail/17568-2/
All’interno del gruppo NEET è inoltre rilevante considerare che si presentano notevoli differenziazioni, dipendenti prevalentemente dalla fascia di età, dal genere, dalla nazionalità, dal titolo di studio e dall’area geografica di residenza degli individui considerati.
Pintaldi, F., Della Ratta Rinaldi, F., Pontecorvo, M. E., & De Rosa, E. (2017). NEET 15-29enni e totale 15-29enni per principali caratteristiche (Italia, anno 2015, valori %). Fonte: ISTAT, Rilevazione sulle forze di lavoro. In S. Alfieri & E. Sironi (Eds.), Una generazione in panchina. Da NEET a risorsa per il paese (pp. 150-159). Milano: Vita e Pensiero.
Se prendiamo il caso dell’Emilia-Romagna, dalle indagini di Filippini, R., Laghi, A., & Ricciari, V. (2017), si evince che l’incidenza dei NEET aumenta al crescere dell’età e appare più forte per le donne. Risulta, infatti, inferiore al 5% per i 15enni, per poi aumentare rapidamente fino al 25% a 19-20 anni, quando si esce dal percorso di formazione superiore.
A partire dai 20 anni si apre, però, una forbice fra uomini e donne: il tasso dei NEET di genere maschile decresce, assestandosi sul 20-22% fra i 29enni, mentre continua a crescere per gli individui di genere femminile, raggiungendo il 35% fra le 25enni e assestandosi sul 30% a 29 anni.
Le differenze di genere, pertanto, aumentano con il crescere dell’età, in particolar modo a partire dai 20 anni e sono riscontrabili in maniera più accentuata fra i cittadini stranieri. Il 10% dei 15enni stranieri in Emilia Romagna appartiene alla categoria NEET e già a 18 anni si tocca quota 30%. In seguito, per gli individui stranieri di genere femminile si registrano valori poco inferiori al 60% (35 punti percentuali di gap con le donne italiane), mentre per gli uomini stranieri i valori decrescono attestandosi intorno al 30% (poco più di 10 punti percentuali di gap con gli italiani).
Filippini, R., Laghi, A., & Ricciari, V. (2017). NEET a ottobre 2013 in Emilia-Romagna per genere, età e cittadinanza (incidenza %). In S. Alfieri & E. Sironi (Eds.), Una generazione in panchina. Da Neet a risorsa per il paese (pp.69-83). Milano: Vita e Pensiero.
Il titolo di studio ottenuto dagli individui è un altro importante fattore che concorre nel determinare delle differenze all’interno del gruppo NEET. Sempre nel caso specifico dell’Emilia-Romagna, si evince, infatti, una maggiore concentrazione di giovani NEET tra gli individui con licenza elementare (52%), ma anche l’incidenza di NEET fra i laureati risulta significativa, raggiungendo un terzo dei laureati totali della regione.
Filippini, R., Laghi, A., & Ricciari, V. (2017). NEET a ottobre 2013 in Emilia-Romagna per titolo di studio (incidenza %). In S. Alfieri & E. Sironi (Eds.), Una generazione in panchina. Da Neet a risorsa per il paese (pp.69-83). Milano: Vita e Pensiero.
Inoltre, l’area geografica di residenza dei giovani è un fattore rilevante che incide in maniera significativa sulla probabilità di appartenere al gruppo dei NEET. Le regioni del Sud e del Centro Italia presentano, infatti, una maggiore incidenza del fenomeno, ma anche all’interno delle stesse regioni si può evincere una differenziazione relativa alle zone geografiche. In Emilia-Romagna, la distribuzione del fenomeno NEET risulta a macchia, con una presenza minore in aree delimitate di alcune province come Bologna e Parma, e una maggiore presenza di giovani non in occupazione né in formazione nella provincia di Reggio Emilia e sulla costa.
Filippini, R., Laghi, A., & Ricciari, V. (2017). Incidenza % dei NEET in Emilia-Romagna per comune a ottobre 2013. In S. Alfieri & E. Sironi (Eds.), Una generazione in panchina. Da Neet a risorsa per il paese (pp.69-83). Milano: Vita e Pensiero.
Pertanto, anche se i dati sull’Emilia-Romagna sono molto positivi rispetto al resto d’Italia, il problema è tutt’altro che semplice e lontano dall'essere risolto. Quello che è rilevante considerare è la marcata eterogeneità di questo gruppo, anche se vi sono alcune categorie di persone maggiormente a rischio di far parte dei NEET. Queste, secondo il report 2023 A look at NEET. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento, sono:
- giovani di età compresa fra i 15 e i 19 anni soggetti a dispersione scolastica, che hanno concluso gli studi dell’obbligo o hanno abbandonato precocemente gli studi;
- giovani madri di età compresa fra i 25 e 29 anni;
- giovani ragazze single tra i 20 e i 24 anni che possiedono un titolo di studio secondario, impiegate in occupazioni temporanee e senza posizioni stabili;
- gli scoraggiati o la generazione “Covid”, ovvero giovani tra i 22 e i 27 anni che hanno frequentato gli ultimi anni della loro formazione nel periodo del lockdown, che ha reso difficile la loro transizione tra scuola e lavoro;
- i troppo qualificati, ovvero giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni, disoccupati e in possesso di un titolo di studio elevato, che non trovano corrispondenza tra le loro competenze e quello che è richiesto dal mercato del lavoro, come emerge dalle indagini di Caroleo et al. (2018).
Questa categorizzazione deriva probabilmente dal fatto che essere NEET ha cause molteplici e intrecciate, che subiscono l'influenza di fattori socio-economici individuali e familiari, oltre che del sistema di welfare state e della struttura del sistema scolastico. L’aspetto centrale della questione è che i giovani sono scoraggiati. Come si evince dal Report del 2015 di ILO, i fattori che contribuiscono a questo scoraggiamento sono molteplici, fra cui il ciclo economico e la mancanza di conoscenza su come o dove cercare un’occupazione, insieme all’incapacità di trovare una posizione lavorativa che corrisponda al livello di abilità e competenze raggiunto. Inoltre, studi di De Paola (2014) e Furlong (2006) hanno anche evidenziato che lasciare prematuramente la scuola è spesso associato allo stato di NEET.
È importante considerare, però, che il fenomeno della dispersione scolastica è altrettanto complesso e dipendente dalla struttura sociale. Quest'ultima è fonte ed espressione di un sentire condiviso che ha radici e conseguenze psicologiche: la psicologia collettiva è al contempo causa e conseguenza della psicologia individuale e influenza le scelte a cui questa concorre.
E allora è inutile parlare del fenomeno NEET e della dispersione scolastica senza soffermarsi sul fatto che i giovani sono oggi disillusi e confusi. Nell’epoca del costante bombardamento di informazioni tramite le nuove piattaforme digitali, i ragazzi crescono immersi in un clima di sfiducia nei confronti del futuro. Angosciati dal cambiamento climatico e dal ticchettio dell’orologio naturale, che fa avvertire la fine come sempre più vicina, sentono parlare sin dall’infanzia di fuga di cervelli, disoccupazione giovanile e di anni di tirocini non pagati, precariato, sottosalario.
E allora i giovani di oggi nel loro futuro, biologico e lavorativo, non ci credono più.
E allora i giovani di oggi si sentono persi e girano intorno a se stessi, come un cane che si morde la coda, alla disperata ricerca di un senso, di una ragione per cui scegliere di affrontare la fatica e lo sforzo di partecipare a un percorso di formazione o trovare un’occupazione. Tutto questo è diventato privo di valore ai loro occhi.
E quelli che, invece, in un futuro ci credono ancora, si perdono dentro al labirinto delle infinite possibilità. Nuovi e innumerevoli corsi universitari o di formazione si dispiegano davanti ai loro occhi. Talmente tante opportunità che è impossibile conoscerle e comprenderle tutte. Così tanti corsi che è impossibile districarsi fra loro o possedere tutti i requisiti necessari per essere un candidato adatto. Le informazioni si sovrappongono, gli sbocchi lavorativi appaiono poco chiari e sembra impossibile trovare una strada che conduca da qualche parte che non sia l'interno di questa matassa che pare indistricabile. “Probabilmente il lavoro che farai non esiste ancora”, si sentono dire i giovani oggi.
E allora dove andare? Cosa scegliere davanti a questo infinito di possibilità? E come è possibile orientarsi non conoscendo neanche la fine e il fine, se questo probabilmente non esiste ancora?
In questo mondo dai confini così confusi è facile scegliere la negazione della scelta.
In questo mondo così in divenire e dal cambiamento così veloce, la paralisi sembra una conseguenza quasi inevitabile, specialmente per quelle categorie prive di supporto, quelle un po’ “abbandonate a se stesse” in termini di condizioni familiari, socioeconomiche, di nazionalità e di genere. È troppo facile ormai che questi giovani si “perdano” nel passaggio fra la formazione scolastica e il mondo del lavoro. È troppo facile diventare NEET.
Al fine di diminuire l’incidenza di questo fenomeno, diversi enti e associazioni, a livello europeo ma anche a livello nazionale e locale, stanno tentando di costruire progetti e interventi rivolti ai giovani. Nonostante questo sia estremamente positivo, rimangono notevoli criticità, come la scarsa pubblicizzazione di queste opportunità e la percezione quasi di imposizione e forzatura di specifici profili professionali. In questa direzione, appare chiaro che c’è ancora tanto da fare.
Se vuoi dare un contributo ed essere parte del cambiamento, ti aspettiamo al quinto e ultimo evento della serie di hackaton di Bologna InnovAttiva, frutto dell’unione di Sprintaly e Visionary, che si terrà il 16 Aprile 2024. La missione del progetto è quella di creare un futuro migliore e maggiormente accessibile tramite il concetto di Open Innovation, promuovendo quindi un dialogo trasparente e aperto tra cittadini, imprese, associazioni e istituzioni. Nell’evento di Bologna InnovAttiva, catalizzatore di innovazione sociale, i giovani, oggetto degli interventi sul tema della formazione e dei NEET, possono diventare soggetti protagonisti delle scelte relative alle politiche e programmi, che li riguardano e coinvolgono.
Bibliografia e sitografia:
Bazoli, N., Bazzoli, M., Marzadro, S., & Trivellato, U. (2022). NEET: Una Categoria Attraente, Ma Elusiva. Giovani Che Non Lavorano E Non Studiano in Italia E in Alcuni Paesi Europei (Working Paper 2022-06). FBK IRVAPP. Disponibile da: https://irvapp.fbk.eu/it/publications/detail/17568-2/
Brunetti, I., & Ferri, V. (2018). Essere NEET in Italia: i principali fattori di rischio. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica, 2, 137-148. Disponibile da: https://oa.inapp.org/xmlui/handle/20.500.12916/346
Caroleo, F. E., Demidova, O., Marelli, E., & Signorelli, M. (Eds.). (2018). Young people and the labour market. A Comparative Perspective. Oxford: Routledge.
Coppola, L., & Di Laurea, D. (2016). Dynamics of persistent poverty in Italy at the beginning of the crisis. Genus, 72(3).
EUROFOUND. (2012). NEETs young people not in employment, education or training: Characteristics, costs and policy responses in Europe. Luxembourg: Publications Office of the European Union.
EUROSTAT. (ultima modifica 2022). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Eurostat - Statistics Explained. Disponibile da: https://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Filippini, R., Laghi, A., & Ricciari, V. (2017). Giovani senza segnali di istruzione, formazione, lavoro in Emilia Romagna e Lombardia. In S. Alfieri & E. Sironi (Eds.), Una generazione in panchina. Da Neet a risorsa per il paese (pp. 69-83). Milano: Vita e Pensiero.
Furlong, A. (2006). Not a very NEET solution: representing problematic labour market transitions among early school leavers. Work. Employment and Society, 20(3), 553–569.
Garofalo, G. (2014). *Il Progetto ARCHIMEDE: obiettivi e risultati sperimentali *(ISTAT Working Paper No. 9).
https://statistica.regione.emilia-romagna.it/factbook/fb/benessere/ds
https://statistica.regione.emilia-romagna.it/factbook/fb/lavoro/neet
https://www.bolognatoday.it/cronaca/dispersione-scolastica-bologna-provincia-dati.html
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Pintaldi, F., Della Ratta Rinaldi, F., Pontecorvo, M. E., & De Rosa, E. (2017). Le tante facce dei giovani che non studiano e non lavorano. In S. Alfieri & E. Sironi (Eds.), Una generazione in panchina. Da NEET a risorsa per il paese (pp. 150-159). Milano: Vita e Pensiero.
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