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#3 Paradossi: Il Paradosso della Felicità contemporanea

L'ilarità paradossale della felicità contemporanea è quella per cui si pensa che all'aumento del reddito ci sia un aumento della percezione di felicità: quello che questo articolo si propone di dimostrare è che in realtà non funziona in questo modo.

La felicità è lo scopo ultimo dell’azione umana, dicevano i greci. Come se in ciascuno di noi ci fosse una vocazione alla felicità da perseguire. Soffriamo, lavoriamo, gioiamo, certamente per tante ragioni, ma soprattutto perché vorremmo rispondere ad una spinta profonda che ci invita a realizzarci, a fiorire come esseri umani.

Ma, come molti studi sulla felicità individuale e collettiva evidenziano, la felicità è anche contraddizione e paradosso.

Il paradosso della felicità o anche “Easterlin Paradox” studiato dall’americano Richard Easterlin, professore di economia dell’Università della California, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze ci porta a riflettere sulla seguente questione:

La domanda che il nostro studioso si pone inizialmente è " i soldi fanno davvero la felicità?" La risposta è, allo stesso tempo, si e no. Dal grafico mostrato di seguito si può vedere che la felicità e la retribuzione sono direttamente proporzionali fino ad un certo punto.

grafico

Infatti Easterlin afferma che

“All’interno di un singolo Paese, in un dato momento reddito e felicità soggettiva non sono sempre legati, le persone più ricche non sono sempre le più felici" .

Perciò non tutte le persone definite benestanti o che appartengono ad una fascia alta di reddito sono poi nella realtà felici nella loro condotta di vita. A conferma di ciò continua dicendo anche che:

“Le popolazioni dei Paesi industrializzati sembrano in realtà meno felici e più stressate di quanto ci si aspetta dalle loro condizioni economiche positive”

Dunque il denaro può determinare la felicità delle persone fino a che il reddito garantisce la soddisfazione dei bisogni di base: come abitazione, alimentazione, vestiario, accesso all’istruzione, ecc.. Una volta appagati tali bisogni, Eastern sostiene che quindi il livello di reddito non impatta in modo così significativo sul senso di felicità.

Addirittura, dagli studi è emerso che, anche se il reddito continuasse a crescere, la felicità comincerebbe a diminuire seguendo una curva ad U rovesciata. Un esempio concreto? Basta pensare a tutti quei celebri personaggi che popolano l'immaginario collettivo, le cui vite sono segnate da fama, reddito e successo ma che sono tristemente note per eccessi, depressione, dipendenze e suicidi. Potremmo dire in ultima analisi quindi che la vera felicità delle persone dipende quindi molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza.

Per arrivare ad una ragione più o meno esaustiva, la vera domanda da porsi è: PERCHE’ TUTTO QUESTO ACCADE?

Prima di passare agli “antidoti” dell’infelicità, bisogna capire perché essa si verifica. Un effetto naturale e umano che ci coinvolge tutti e che riguarda questo fenomeno è l’effetto di adattamento. L’essere umano per natura si adatta alle situazioni che vive, ciò che inizialmente ci rende felici come l’auto nuova, il lavoro nuovo, la casa nuova, il primo giorno di vacanza al mare…ma diventa molto presto un’abitudine che non riesce più a procurarci la stessa felicità di prima. Diventiamo assuefatti da ciò che abbiamo, in particolare da tutti i beni “materiali”.

Questo fenomeno psicologico di “adattamento” ha uno scopo preciso, quindi non è da considerarsi unicamente negativo. Infatti bilancia anche il nostro umore: ad esempio, dopo eventi particolarmente brutti o difficili come un cambio indesiderato di lavoro, un piccolo fallimento, oppure una rottura, questo fenomeno ci permette di proseguire la nostra esistenza, e di farci adattare alla nuova situazione.

Dalla questa modalità di adattamento naturale insita nell' uomo deriva anche un'altra teoria che richiama alla mente il tapis roulant della palestra, chiamata "hedonic treadmill", o altrimenti conosciuta sotto il nome di "set-point theory". Per rendere tutto ciò piu concreto vi porterò un esempio pratico di questa teoria: immaginiamoci di avere un reddito basso e di comprare un’automobile utilitaria. Nel momento dell’acquisto è molto probabile che proviamo un senso di benessere e soddisfazione pari a 5, in una scala che va da 0 minimo a 10 massimo.

Quando però il nostro reddito aumenta, di conseguenza aumenta anche il livello sociale ed economico; abbiamo la possibilità di acquistare una nuova auto di maggior prestigio, sentiamo dunque di avere un miglioramento di benessere di qualche mese. Il livello del senso di soddisfazione si assesta dunque a 7, ma dopo poco tempo esso si trasforma nella medesima sensazione di benessere fornita al momento dell'acquisto dell'auto utilitaria, paragonabile al livello 5. Questo accade perchè opera in noi il meccanismo psicologico di adattamento e di “corsa all’obiettivo successivo”. Possiamo fare questo esempio con smartphone, vacanze, abiti o beni materiali di qualsiasi tipo.

Il nome della teoria dipende proprio dal fatto di essere su un “tappeto” da corsa, sempre alla rincorsa del bene materiale che viene subito dopo, convinti che proprio quel nuovo paio di scarpe, quella nuova auto, ci darà quella felicità che cerchiamo. E poi quando lo raggiungiamo.. questa felicità, questa velocità si rivela, rapida, breve, fugace.

In questo slancio al bene materiale ne deriva anche una corsa all’aumento del reddito economico. E questo secondo i ricercatori Bruni e Zamagni, per svariati motivi, può costituire anche fonte dell’“infelicità” degli individui: infatti, è molto probabile che ad una crescita economica sia associata una dinamica di deterioramento delle relazioni sociali che si auto-alimenta.

Andando ad analizzare le ragioni per cui succede troveremo che: innanzitutto chi produce molto reddito ha spesso poco tempo libero da dedicare a sé alle relazioni significative. In seguito, per il fatto che quando il reddito è alto, il miglioramento delle condizioni materiali porta le persone a richiedere continui e più intensi piaceri per mantenere lo stesso livello di soddisfazione.

Qui entra in gioco il Satisfaction tradmill, un altro tappeto rullante della mente umana: nonostante i beni che consumiamo siano migliori per qualità ristoranti, abiti, vacanze, auto; la valutazione che diamo alla nostra felicità soggettiva non varia.

Nel dominio del mondo materiale, in conclusione questi due effetti sia la Hedonic Tradmill che la Satisfaction Tradmill risulteranno totalizzanti, di conseguenza tutti i comfort e comodità materiali vengono assorbiti subito, senza lasciare alcuna traccia duratura nella nostra felicità personale. Riassumendo il legame tra felicità e denaro risulterà solo apparente e illusorio poiché nella pratica l'aumento del reddito personale non porta a una reale soddisfazione duratura. Quindi non condurrà mai all' effettivo sentimento di felicità, ma potrà condurre solo ad una soddisfazione momentanea e fugace, a cui conseguirà un sentimento di infelicità e insoddisfazione piu duratura, fino al successivo "obbiettivo".