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Il peso invisibile: l'altro lato della giovinezza

Questo articolo analizza le cause e le conseguenze della pressione sociale in ambito sia lavorativo che accademico soprattutto nei giovani, col fine di sensibilizzare rispetto al tema e sottolinearne l'importanza e la gravità.

La pressione sociale, la competizione, il confronto e il paragone tossico sono forze che permeano molteplici aspetti della vita di molte persone: dagli studenti universitari ai lavoratori. Il periodo che va dai 20 ai 30 anni, tanto per uno studente quanto per un lavoratore, rappresenta non solo una fase di crescita personale, ma anche una lotta costante contro le aspettative, i confronti e il peso di un successo percepito come unico obiettivo della propria vita: se non eccelli sei un fallito!

La pressione e gli standard elevati che la società impone sono dati dall’influenza che le aspettative altrui esercitano sui singoli individui e si possono manifestare, ad esempio, attraverso il confronto accademico non sano: l’idea di non essere “all’altezza” degli amici crea tossicità. Esso non è assolutamente uno stimolo positivo e può rapidamente trasformarsi in qualcosa che porta ansia, stress, e purtroppo, in casi estremi, al suicidio.
Una delle condizioni peggiori, probabilmente, si ritrova nella sindrome dell’impostore, ovvero la sensazione di non meritare i propri successi anche quando sono evidenti. Questo, di conseguenza, può portare allo sviluppo di complessi di inferiorità e ad un possibile peggioramento del benessere mentale che, alle volte, fa sì che i giovani tendano ad allontanarsi e ad isolarsi.

La depressione è caratterizzata da un senso di inutilità e disperazione derivanti sempre da tali confronti con standard irrealistici. Poco discusso è, ancora, il burnout: esaurimento nervoso, fisico e mentale dato da un sovraccarico di responsabilità. Spesso e volentieri i problemi menzionati vengono messi da parte e sottovalutati mettendo in cattiva luce tutti coloro che riscontrano delle difficoltà nel trovare la propria strada (sicuramente è un fenomeno che riguarda particolarmente le persone di giovane età, ma non esclude la fascia over 30). Si dice che “i giovani non hanno voglia di lavorare” o che “l’ansia è solo una scusa per non fare nulla”, “impegnati di più”, “gli altri sono migliori di te”, frasi di circostanza che alle volte sono più taglienti di una lama. È vero che ognuno di noi percepisce la realtà in modo differente e che tutti affrontano la vita in modo diverso, ma è proprio per questo che bisognerebbe tutelare la propria salute mentale e coltivare una maggiore sensibilità.

In termini drastici, bisogna interfacciarsi con una realtà silenziosa: il suicidio giovanile. Negli ultimi anni, i dati riguardanti questo fenomeno sono cresciuti in maniera preoccupante; secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la seconda causa di morte tra i giovani è proprio il suicidio (tra i 15 e i 29 anni): quasi uno studente su tre soffre di attacchi di panico e disturbi d’ansia. Ci si ritrova in una corsa contro il tempo causata dalla pressione accademica e (a volte) dalle richieste impossibili da parte degli Atenei. Basterebbe davvero poco per cambiare tale situazione: fornire ai giovani il necessario supporto psicologico (nel 2021 dati dell’ANDISU evidenziano che solo il 40% delle università italiane sostiene servizi e sportelli psicologici).

La paura di fallire, di non avere un futuro, di non trovare lavoro e la precarietà economica alimentano ansie e preoccupazioni. Il fenomeno dei suicidi tra gli studenti universitari sottolinea la necessità, ma soprattutto il dovere, di agire con un intervento che coinvolga sia le istituzioni accademiche sia la collettività. Implementare interventi concreti non solo aiuterebbe a prevenire tragedie, ma potrebbe anche trasformare l’università in un luogo inclusivo e stimolante (ciò che dovrebbe già essere), ma soprattutto, in un ambiente in cui gli studenti possano esprimere il proprio potenziale senza sentirsi schiacciati dal peso delle aspettative o dall’isolamento.

Comunicare, sentirsi ascoltati ed essere appoggiati, sono sicuramente condizioni necessarie e utili a prevenire disastri e stati depressivi. Considerando tutto ciò che succede al giorno d'oggi, l'aiuto reciproco è fondamentale ed è essenziale ascoltare il prossimo e sostenere i propri amici e conoscenti.
Se hai bisogno di aiuto è normale, non vergognarti: chiama il Telefono Amico al 02 2327 2327 o contatta il servizio Unobravo https://www.unobravo.com/.