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Ordinaria filosofia: come sopravvivere all'età adulta senza impazzire

Il rovesciare l'ordinario: affrontare la vita quotidiana non più solo come fuga dalla noia ma palestra dove allenare la propria umanità, attraverso una revisione costante di sé e delle abitudini radicate.

Nel 2025 il raggiungimento dei trent'anni si presenta come un insieme di inquietudini e precarietà: il lavoro appare instabile, le relazioni fragili nel ritmo accelerato della vita contemporanea, il senso stesso dell’ordinario tende a scolorire sotto il peso delle le aspettative e le emergenze continue. In questo quadro, Pierre Hadot indica che la filosofia, intesa come “educazione degli adulti”, può restituire un senso alla routine quotidiana, trasformandola da semplice sequenza di azioni ripetute in un terreno fertile per la crescita personale e l’esercizio spirituale.

“Il filosofo non insegna agli uomini un mestiere particolare, e neanche li prepara a una professione particolare, ma cerca di trasformare la loro sensibilità, il loro carattere, il loro modo di vedere il mondo o di rapportarsi con gli altri uomini. Si potrebbe dire che insegna loro il mestiere dell’uomo.” (Hadot, La filosofia come educazione degli adulti, Marietti, 2023)

Questa prospettiva rovescia il senso comune dell’ordinario: la vita quotidiana non è più solo fuga dalla noia o rifugio grigio, ma palestra dove allenare la propria umanità, attraverso una revisione costante di sé e delle abitudini radicate.

La filosofia di Hadot, fondata sull’idea di esercizio spirituale, invita a considerare l’ordinario come occasione preziosa per coltivare un’arte di vivere consapevole. Il filosofo francese evidenzia che:

“La filosofia non si preoccupa solo di cambiare le nostre idee, vuole anche cambiare la nostra sensibilità.” (Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, 1988)

In questa direzione, Hadot ci suggerisce che ciò che conta non è conoscere astrattamente ma esercitarsi a vivere il presente con attenzione, presenza e cura verso se stessi e la comunità. La routine diviene, così, il laboratorio dell’anima: ogni difficoltà quotidiana si trasforma in una prova e in una possibilità di crescita spirituale e morale.

Kant, nella sua famosa risposta alla domanda “Che cos’è l’Illuminismo”, invita ogni individuo ad emanciparsi dai pregiudizi e dalle consuetudini, grazie all'uso autonomo della ragione:

“Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza.” (Kant, Risposta alla domanda: Che cos’è l’Illuminismo?, 1784)

Questo incoraggiamento all'autonomia si applica anche alla vita ordinaria degli adulti: assumere decisioni responsabili, agire secondo princìpi, pensare con la propria testa, sono le condizioni della maturità etica anche nelle situazioni più comuni della giornata.

Foucault, dal canto suo, concepisce la quotidianità come terreno di “cura di sé”, una pratica che permette all’adulto di sfidare il conformismo sociale e di diventare “padrone della propria esistenza” (Foucault, L’ermeneutica del soggetto, Feltrinelli, 2003). Secondo Foucault, prendersi cura di sé significa prestare attenzione costante alle proprie azioni e pensieri, trasformando il quotidiano in spazio di libertà e resistenza. Ritornando ad Hadot, la filosofia non si esaurisce nella speculazione, ma è “Conversione, trasformazione della maniera di essere e del modo di vivere, ricerca della saggezza.” (Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, 1988)

In questo orizzonte, la difficoltà di vivere l’ordinario nell'epoca della precarietà può diventare uno spazio di rinnovata autenticità e resistenza: ogni giorno una possibilità di crescita, ogni crisi un invito alla trasformazione. La vita adulta trova così il suo senso più profondo proprio nell’esercizio quotidiano dell’umano.