Lezioni Americane: 6 conferenze pubblicate postume (1988) che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere a Harvard. La Leggerezza è l'argomento della prima conferenza.
Nel 1988 esce postumo Lezioni Americane, una raccolta di 6 conferenze che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere a Harvard. Nei sei blocchi che compongono il manoscritto (six memos for the next millennium) Calvino riflette sul nuovo millennio e sulle sue trasformazioni culturali: quali possibilità future ha la scrittura nell'era della tecnologia post-industriale?
Lezioni Americane espone quelli che sono i valori da salvare secondo Calvino. La prima conferenza è dedicata proprio alla leggerezza:
“Prendete la vita con leggerezza, perché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”
Lezioni Americane
"Quale può essere la sorte della letteratura e del libro nell’era della tecnologia post industriale?[…] la mia fiducia nel futuro della letteratura consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare con i suoi mezzi specifici"
Con queste parole Calvino immagina di introdurre il suo ciclo di Lezioni ad Harvard. La letteratura non ha bisogno di essere difesa dall'avanguardia tecnica perché nessuna tecnologia potrà mai riprodurre ciò che solo la penna di uno scrittore può creare: una rappresentazione della realtà che non deve essere esatta come una fotografia, ma evocativa come un dipinto. In un mondo dove ci si affida alla tecnica, dove ciò che conta è essere chiari, schietti, realistici il più possibile - come solo il linguaggio delle macchine sa fare - l'uomo ha ancora bisogno dell'astrazione della scrittura.
Quali sono i temi di Calvino
Italo Calvino ha sempre parlato dell'uomo, attraverso un linguaggio poetico e la costruzione di immagini assurde: un giovane barone che sceglie di passare tutta la sua vita vivendo come una specie di Tarzan; un visconte che vive con solo metà del corpo a causa di una palla di cannone, un cavaliere che non esiste. Dalla sua penna escono immagini impossibili nella realtà, eppure non possiamo certo definire la sua scrittura "fantasy". Calvino è stato un neorealista, che come tale ha scelto una narrativa dedita al racconto del mondo popolare con un linguaggio immediato e diretto. Il genere per eccellenza che esprime il linguaggio popolare sono le fiabe e non è un caso che proprio Calvino abbia tradotto e riscritto circa duecento fiabe, inserite nella raccolta "Fiabe Italiane".
Da queste premesse possiamo ricavare gli strumenti utili per capire cosa intenda Calvino con Leggerezza.
La leggerezza non è superficialità
“ la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso”
Non sono certo le parole che ci aspetteremmo da un autore profondo e complesso come Calvino, a meno che la leggerezza non sia diversa da ciò che comunemente chiamiamo tale. Leggero a noi suona quasi come un insulto, ma allo stesso tempo anche pesante non è certo un complimento. Dunque come uscire da questo vicolo cieco? Calvino lo fa parlandoci della sua esperienza di scrittore: la pesantezza nasce quando davanti a un foglio bianco la mente si scontra fra le vicende della vita di tutti i giorni e la voglia di descriverle nel modo più agile e semplice. Questa sensazione l'abbiamo conosciuta tutti, non serve essere uno scrittore. L'abbiamo conosciuta a scuola quando davanti al foglio a righe dovevamo capire cosa scrivere durante quel tema di tre ore; quando davanti a un'infinità di cose da raccontare non sapevamo come conciliare la chiarezza con la lunghezza del racconto da fare al nostro interlocutore. La pesantezza per Calvino è questa: l'infinita tensione tra ciò che è e il modo in cui vorremmo rappresentarlo. Davanti a questa difficoltà lui sceglie di agire nel modo più leggero possibile, osservando la realtà attraverso un filtro. Come Perseo guarda Medusa attraverso uno specchio, lo scrittore si rapporta alla realtà attraverso il filtro della sua libera interpretazione. Questa è la leggerezza, che è leggerezza non di spirito ma d'animo. Colui che è leggero ha un comportamento naturale davanti alla vita.
Le figure della leggerezza in Lezioni Americane
Per sostenere la sua tesi, Italo Calvino traccia un vero e proprio excursus nel quale cita alcuni autori, che a suo parere hanno dimostrato come tutto nella vita arrivi a mostrare il suo insostenibile peso, ad eccezione della vivacità e dell'intelligenza, che, a detta di Calvino, sono proprio le qualità con cui un romanzo viene scritto e che appartengono "ad un altro universo da quello del vivere".
Lucrezio è uno dei primi a voler scrivere un poema dove la materia diventa protagonista, ma nonostante i forti debiti epicurei è costretto ad affermare come anche la materia, per definizione concreta, sia formata da "corpuscoli invisibili". Tutto ciò che ci circonda, immensamente complesso nella sua totalità, altro non è che un insieme di forme semplici; ecco quindi che il concetto di leggerezza si fonde con quello ancor più problematico di molteplicità. Vediamo bene come, dopo tutte queste osservazioni, la leggerezza diventi qualcosa di totalmente diverso dalla superficialità: la prima riesce a far guardare le cose in modo naturale e privilegiato, la seconda tende a nascondercele.
Le favole mitologiche sono uno degli altri esempi che cita Calvino. Il mito nasce per spiegare ciò che apparentemente non ha spiegazione, non dà risposte, ma rappresenta un approccio dell'uomo al mondo, un desiderio di conoscere il nuovo, il diverso, l'oscuro.
Ciò che è da sempre più difficile conoscere è proprio l'animo umano ed è per questo che la prima lezione di Calvino coinvolge personaggi come Guido Cavalcanti, Shakespeare, Kundera, persino Newton, tutti appartenenti a poche diverse, ma con qualcosa in comune: suggestioni letterarie che "si impongono alla memoria per la loro suggestione verbale", un linguaggio che opera più per immagini che per concetti, non dotto, ma icastico, rappresentativo.
E' ovvio che Calvino sentisse un'affinità elettiva rispetto a queste figure.
Software e Hardware
Calvino sostiene che ci stiamo avvicinando a un nuovo millennio, ma non possiamo sperare di trovarci nulla di più rispetto a quello che saremo capaci di trovare; la leggerezza è tra i valori che potremmo quindi riscoprire e il linguaggio della scienza dà ragione all'autore:
"Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni [...]"
Del resto il software, leggero ed etereo, non potrebbe funzionare senza la pesantezza fisica dell'hardware. Tuttavia se oggi è possibile leggere questo articolo su un supporto digitale non è tanto per il peso dell'hardware, ma per i comandi che il software, la mente del computer, riesce a comunicare.
In un mondo digitalizzato come il nostro, che Calvino non ha potuto conoscere, la sua lezione ricorda che possiamo essere leggeri senza essere superficiali e che possiamo conoscere le cose, senza esser pesanti nell'affermarle.
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