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L'incapacità di scegliere

Se dovesse scomparire qualcosa dal mondo, che cosa sceglierei? Questa domanda mi fa sorgere dei dubbi. Qualche riflessione inconcludente in merito.

Se dovesse scomparire qualcosa dal mondo, che cosa sceglierei? Questa domanda mi fa sorgere un dubbio: dovrei cogliere questo dono che mi è stato offerto con responsabilità e decidere di liberare il mondo dalle tante cose brutte che lo affliggono? Guerre, povertà, discriminazioni, il cambiamento climatico, ma anche elementi ancora più immateriali: l’avidità, la rabbia, il potere. Oppure, senza voler tendere così tanto alla megalomania – ci viene così semplice farci trasportare – anche la risoluzione di una singola brutta situazione, mantenersi umili e far sparire una sola guerra. Già più problematico:quale popolo sottrarrei dalla morte e dalla sofferenza? Potrei fare il moderno Robin Hood, far sparire una persona molto ricca e decidere di redistribuirne le ricchezze, diventando tutti multimiliardari. C’è anche la tentazione di essere un po’ più birichino e decidere di far svanire qualche oggetto di vita quotidiana giusto così, per farsi una risata e stare a vedere l’effetto che fa: il caffè, le chiavi di casa, i pantaloni... cose così. Magari dare sfogo ad un’antipatia personale e cancellare dalla faccia della Terra, che ne so, i piccioni. Anche se penso che in molti sarebbero d’accordo.

Penso che tanti di noi, in questi tempi confusi in cui iperattività frenetica e stanchezza convivono stranamente fianco a fianco, comincino a desiderare che dal mondo spariscano i social network, per dare un po’ di ristoro alle nostre menti affaticate. Se ne parla tantissimo, spesso su quelle stesse piattaforme di cui si parla male: un cortocircuito troppo evidente per essere ignorato. E anche lì: lo desideriamo, ma non riusciamo a farne a meno, perché in qualche maniera ci siamo troppo immersi. Ha effettivamente alcune caratteristiche in comune con la dipendenza (ma senza voler esagerare). Vorremmo solo che ad un certo punto non esistessero più, così da non doverci neanche porre il problema, non assumerci responsabilità. Probabilmente non sarebbe comunque la panacea a tutti i mali, troppo semplice.

Già da queste poche righe è evidente che non sarei la persona giusta a cui affidare questo potere: troppo facile che mi perda da solo facendomi fregare da me stesso. Forse è un po’ la convinzione che di tutto deve esistere un po’, anche delle cose brutte; perché altrimenti non esisterebbe neanche il loro contrario. Con la speranza che delle cose brutte -sempre che sia facile capire quali sono- ci sia il meno possibile e che si possa auspicabilmente impegnarsi ogni giorno perché ciò avvenga.

So anche a cosa non vorrei rinunciare: il dubbio e il silenzio. Non perché immagini una società in cui vige costantemente il sospetto verso gli altri, ma perché siamo sempre pronti a dire delle cose senza averci davvero riflettuto. A volte invece sarebbe il caso di fermarsi: o perché feriscono qualcuno, o perché non ci abbiamo riflettuto abbastanza ma in quel momento sembrava d’obbligo intervenire subito; altre volte semplicemente è inutile e non aggiunge nulla. E poi: perché continuare a fare rumore quando ce n’è già abbastanza?

Quindi sì, alla fine sceglierò di sacrificare i piccioni. Ce ne sono davvero troppi e vorrei che il mio balcone rimanesse pulito.