arrow_upward

L'inizio della filosofia

La filosofia è una visione del mondo che invade completamente l'uomo agli albori del pensiero. La nascita della filosofia segna un cambiamento del modo di porsi domande, e di conseguenza di formulare risposte.

Sento il bisogno di manifestare la mia difficoltà nel trovare un tema soddisfacente per la call for paper di questo mese. Tale difficoltà, forse, è data dal fatto che il tema dell'inizio richiede una serietà e un'importanza alle quali si deve in qualche modo corrispondere. Dopo un'attenta riflessione sulle possibili tematiche da affrontare durata giorni, mi è sembrato interessante scrivere qualcosa in merito a un inizio a cui io, e molti dei miei amici e colleghi, dobbiamo molto: quello della filosofia. Questa disciplina, come tutte le cose, ha avuto un inizio, e secondo la tradizione tale inizio avviene intorno al VII-VI secolo a.c. nell'antica Grecia, precisamente nelle colonie ioniche nell'Asia minore.

Mi è sembrato interessante affrontare il tema della filosofia perché molto spesso la sua importanza viene sottovalutata. Il mio intento non è quello di proporre una disamina generale di cosa sia questa disciplina, ma di proporre un taglio argomentativo di carattere storico. Ovviamente non è possibile esaurire tutto ciò che c'è da dire a riguardo in un semplice articolo, ma almeno si può cercare di presentare a grandi linee il problema. A mio parere, l'importanza storica della filosofia sta nel fatto che la sua nascita ha cambiato in maniera irreversibile il modo in cui l'uomo vede il mondo.

La civiltà umana è in piedi da millenni quando nei secoli VII e VI a.c. i primi filosofi fanno la loro comparsa. Prima di essi il fondamento di ogni sapere era cercato solamente nel mito. La centralità della presenza divina è una caratteristica comune a tutte le culture antiche e condiziona lo strutturarsi del pensiero antico e il modo in cui l'uomo interpreta il mondo. Nonostante questo, la situazione della civiltà ionica, luogo di nascita della filosofia, era diversa rispetto alle altre civiltà ad essa contemporanee (egizia, babilonese ed ebraica). Tale civiltà era contraddistinta da una forte espansione geografica, economica e politica, e da una fiorente cultura artistica e letteraria. Mileto, luogo nel quale nascono i primi filosofi, era una fiorente cittadina affacciata sul mare nella quale partivano e arrivavano navi da tutti i popoli circostanti.

La ionia era una regione situata sulla costa dell'Asia Minore formata da una dozzina di città. In questo luogo e a quel tempo si ha l'alba del libero pensiero che successivamente il mondo conoscerà come pensiero filosofico. Seguendo le parole di Warburton, "la filosofia è un'attività: un modo di pensare su certi tipi di questioni. La sua caratteristica più rilevante è l'uso di argomenti logici". La filosofia è la capacità di interrogarsi sulle proprie convinzioni, ci aiuta a riflettere sui nostri pregiudizi e a chiarire le nostre credenze. I filosofi inventano argomenti, obiettano quelli altrui, e questa forma di pensiero "critico" è espressione massima di quella forma di libertà che l'uomo greco viveva. Una motivazione di carattere politico è data dal fatto che la civiltà ionica, a differenza delle altre civiltà, non era governata da un sovrano o da un faraone, ma ogni cittadino viveva una forma di libertà individuale che comportava un forte senso di responsabilità per la cosa pubblica.

Inoltre, è importante considerare che, oltre che da un punto di vista politico, la civiltà ionica viveva una sorta di libertà anche da un punto di vista religioso. Diversamente da come avveniva presso i Persiani o gli Ebrei, in Grecia non vi era un libro sacro attraverso il quale venivano imposte in maniera vincolante le dottrine religiose e le pratiche culturali. Nell'antichità greca ogni città autonoma selezionava e accentuava elementi particolari del pantheon religioso comune. Questo vale per i miti, ma anche per i rituali. Furono poi Omero ed Esiodo a rendere coerente il vasto patrimonio mitologico attraverso la scrittura dei noti poemi. È possibile sostenere quindi che i "testi sacri" della religione greca antica furono proprio i tesi della tradizione letteraria.

La filosofia nasce quando il pensiero mitico diventa pensiero del logos, ovvero della ragione. Da un punto vista socio-culturale, la filosofia nasce con la formazione di vere e proprie scuole che hanno come obiettivo la costruzione e la discussione di teorie. Questo comporta la nascita di un nuovo tipo di uomo, diverso da tutti quelli fino ad allora esistiti: l'uomo filosofico. Il filosofo è per definizione colui che ama il sapere. Ma vi è una differenza che è possibile tracciare tra il filosofo e il sapiente. Quest'ultimo è un uomo saggio che possiede una qualche forma di sapere e, per questo, la divulga. Secondo Platone, invece, la condizione del filosofo è quella di tendere verso una conoscenza assoluta senza mai possederla definitamente. In questo caso il filosofo non dispone di una conoscenza da divulgare, ma la ricerca in modo perpetuo.

Il passo compiuto dai primi filosofi può apparire banale se osservato a più di duemilacinquecento anni di distanza, ma all'epoca tale cambiamento è stato una rivoluzione che ha segnato una volta per tutte la storia del pensiero, cambiando per sempre il modo in cui l'uomo indaga il mondo che gli sta intorno. Talete, secondo la tradizione il primo filosofo della storia, non fa altro che porre come fondamento del mondo un elemento, l'acqua. Al giorno d'oggi tale risposta non solo appare banale, ma anche sbagliata. Invero, una tale proposta è una visione innovativa del mondo; all'epoca di Talete risposte a domande simili avevano tutte una comune risposta: dio, o gli dei. Proporre, invece, una risposta che non prevede il ricorso a elementi religiosi è un cambiamento radicale nella storia dell'uomo.

Alla luce di ciò, quella di Talete non sembra più essere una risposta banale, poiché può essere considerata la prima proposta della storia che pone come fondamento del mondo il mondo stesso, o una parte di esso. Il tentativo che compie Talete è quello di ricondurre i fenomeni naturali a una spiegazione unitaria intrinseca alla natura stessa. I primi filosofi cercavano il "principio unico" di tutte le cose (archè in greco). Talete individua tale principio, come si è visto, nell'acqua, Anassimandro nell'indefinito (ápeiron in greco) e Anassimene nell'aria. Questi tre pensatori, che sempre secondo la tradizione erano l'uno il maestro dell'altro, facevano parte della nota scuola di Mileto. Ciò che vi è di interessante è che, nonostante Talete avesse concepito l'acqua come principi0 unico, il suo allievo Anassimandro concepisce un principio totalmente diverso, e così l'allievo di quest'ultimo, Anassimene. Da subito vi è un forma di "conflitto" dato da una capacità di pensare criticamente anche contro le tesi dei propri maestri. Il filosofo Popper ha visto in questo una forma di splendore intellettuale.

Da un punto di vista filosofico si può sostenere che il problema della conoscenza è formulato in modo tale da escludere totalmente il riferimento al divino. L'uomo filosofico abbandona così quelle verità indissolubili di cui la religione si fa fautrice per andare verso quel mondo pieno di incertezza in cui i pensieri sono passibili di obiezione. La forza della filosofia sta proprio in questo brivido che si prova quando ci si affaccia sul vuoto. Mi sento di dire che il filosofo è colui che ha mangiato il frutto proibito della conoscenza per svincolarsi dal pensiero dogmatico religioso in nome della libertà; in nome di quell'amore per il sapere che è la filosofia. Sono estremamente grato di questo dono che mi è stato concesso da chi prima di me ha avuto il coraggio di compiere questo passo.