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Critica della Confusione

La confusione include ogni cosa, ordine compreso. La confusione non è l'opposto della disciplina e dell'organizzazione ma è gerarchicamente superiore.

Ex confusio quodlibet

Parte prima o dei termini

  • La confusione include ogni cosa, ordine compreso. La confusione non è, quindi, l'opposto della disciplina e dell'organizzazione ma ne è gerarchicamente superiore.
  • La confusione è una presa di coscienza. A differenza dell'ordine e della compostezza, o meglio, degli ordini e delle posizioni che di volta in volta nella storia vanno giustificate, la confusione non ha bisogno di essere giustificata in quanto la necessità di giustificare è la prova stessa della confusione perché la giustificazione è la dimostrazione della validità di un ordine non già presente o immediato. Chiamo questa prova meta-giustificazione della confusione.
  • È possibile leggere la questione da un'altra prospettiva: ogni ordine va fondato su un sostrato, si fonda sempre su qualcosa che pre-esiste; questo qualcosa è la confusione da cui alcuni elementi vengono selezionati e isolati. Chiamo questo isolamento ordinamento o creazione.
  • Questo ordinamento è un atto di violenza, un atto prescrittivo, da qui la necessità di una giustificazione. Vivere la confusione, invece, è un atto intuitivo o poetico e più che forzare la realtà richiede un continuo flettersi con essa. Che anche in questo vi sia una sofferenza non è da escludersi, che anche in questa poèsi (fare) vi sia una violenza è naturale, essendo la confusione l'insieme che comprende l'ordine e quindi la violenza stessa. La confusione non è, dunque, meno violenta dell'ordine ma convoglia più violenze che si accrescono e mitigano vicendevolmente all'interno dello stesso recinto.
  • La confusione non è da confondersi col caos, il disordine o l'anarchia. Se infatti questi propugnano l'abolizione o il rifiuto di ogni ordine e sistema, istituendosi come contro-ordine e contro-sistema, la confusione, accettando anche ciò che la considera (erroneamente ma a ragione) il suo opposto, accetta anche ordini e autorità, ma mai in modo assoluto, definitivo e totalizzante. Questa è la differenza che vi è tra il Confuso e il Bastian Contrario. La confusione contempla le eccezioni e chiude un occhio sulle regole.
  • Chiamo la forma di vita della confusione persona. La persona, nel significato originario di "maschera" è ciò che cela nell'unità e nella coerenza una pluralità di caratteri, valori e verità che, per loro stessa natura, si confondono e si mescolano, anche contraddicendosi. Chiamo l'unità in questione inganno del nome in quanto si pensa che ogni nome sia riferito ad un qualcosa di unitario e coerente. In questo senso le persone non sono nomi, né conoscibili o riconoscibili attraverso i nomi.
  • Nell'"anche" di sopra ("caratteri, valori e verità che, per loro stessa natura, si confondono e si mescolano, anche contraddicendosi") si ripara la possibilità e la cittadinanza della razionalità e del pensiero in quanto ordine logico. La persona è anche razionale, ma è anche tanto altro.
  • Chiamo questo "anche" inclusivo (non solum sed etiam) esemplificazione della confusione. Come detto, la confusione include ogni cosa, ordini compresi, per questo non è circoscrivibile o delimitabile. Ogni linea tracciata, che esclude un qualcosa, è un ordinamento che avviene sulla confusione, a partire dalla confusione.
  • Non necessariamente la confusione si traduce per tutti allo stesso modo, in tal caso sarebbe solo un ordine tra gli altri. Ciò che è riconoscibile in tutte le confusioni, e che quindi autorizza a declinarla al singolare, senza però un ordinamento, è l'attitudine ad accogliere l'altro mantenendolo altro in ogni forma e circostanza.

Parte seconda o del pensare

  • Questa attitudine all'altro io la chiamo speleologia della confusione; in uno sprofondo è necessario calarsi con funi e punti d'ancoraggio, pur continuamente mutevoli, per scoprire senza perdersi o precipitare nel vuoto. Allo stesso modo nell'altro della confusione occorre inabissarsi senza, però, tuffarvisi. Restare fermi è altrettanto pericoloso che cadere a gran velocità. Siamo qualcosa nonostante e anche in virtù della nostra confusione.
  • La confusione non va scelta perché la scelta presuppone più opzioni. Al livello della confusione però, includendo questa ogni cosa, non vi è qualcosa d'altro tra cui scegliere. Non vi sono, dunque, motivi per abbracciarla o rinnegarla, né ha senso chiedersi se sia meglio vivere nella confusione piuttosto che in un ordine in quanto, in definitiva, tutti viviamo nella confusione, chi consciamente chi inconsciamente; l'ordine al singolare è un'illusione che può produrre catastrofi se posto come unica via.
  • Altrettante catastrofi genera la confusione che anche per questo è non una scelta e tanto meno preferibile. A questo livello, se potessimo scegliere di essere altrimenti, probabilmente non saremmo già ciò che sceglieremmo di non essere. Un moscerino che decidesse "non voglio più essere un insetto" non sarebbe, già nel pronunciare quelle parole, ciò che direbbe di non voler essere in quanto con l'usare la parola e i concetti di "io", e "insetto" e "non essere più" sarebbe già un non-insetto in quanto chiaramente gli insetti non parlano e non ragionano in questi termini, allo stesso modo di come le persone non scelgono cosa essere. Gli dei scelgono di non essere più qualcosa e divenire altro, non gli esseri storici e mortali. Se noi avessimo già, o raggiungessimo, la possibilità di essere altrimenti, per definizione non saremmo persone, in quanto riusciremmo a dirigere uniformemente tutta la pluralità contraddittoria che conteniamo e per fare ciò dovremmo risolverla e risolvere l'enigma che siamo significa morire, esaurirci. Spesso siamo spazzati dalla confusione, ma non può che essere così, in quanto possiamo decidere cosa fare (nei limiti) ma mai chi essere e cosa volere davvero. Chiamo questa l'ebbrezza della confusione.
  • Queste parole non restituiscono l'immagine della confusione ma una sua manifestazione. Il principio di non contraddizione preteso e non rispettato, la teoria della falsificabilità ignorata, il dare nome a ciò che non è unitario e la circolarità sono manifestazioni qui presenti dell'onnicomprensività della confusione.