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Il mondo d'asfalto: punti di vista alternativi su una realtà a misura di auto.

Nelle città europee circa il 15% della superficie urbana è occupata da auto vuote o semivuote, superficie che potrebbe essere utilizzata per palazzi, parchi e strutture commerciali, con chiari benefici al tessuto economico e sociale delle metropoli. Ma ad oggi è possibile un mondo senza auto?

Se un extraterrestre guardasse le nostre città dallo spazio non potrebbe non notare la massiccia e ubiqua presenza di un elemento comune: le auto. Vedrebbe i nostri agglomerati urbani intessuti in un groviglio di strade d'asfalto solcate perennemente da poligoni colorati che viaggiano in ogni direzione. Li vedrebbe spesso fermi agli incroci, che si accalcano l'uno a fianco all'antro nel tentativo di avanzare, e molto più spesso vedrebbe i nostri poligoni colorati fermi per ore ai lati delle strade, distribuiti in lunghe file ordinate di carrozzerie scintillanti. Data l'enorme abbondanza di questi oggetti, il nostro lontano osservatore alieno potrebbe addirittura pensare che siano questi ad abitare le città, e non gli umani; dopo poco potrebbe anche arrivare alla conclusione che questi siano solo nostri mezzi di trasporto, o al limite grossi animali che nutriamo, laviamo e infine utilizziamo per spostarci e a cui comunque dedichiamo larga parte delle nostre risorse. Questo piccolo gioco mentale dell'osservatore alieno può farlo ognuno di noi guardando le foto satellitari delle nostre città, e forse, come l'alieno del nostro gioco, noterà l'enorme presenza di automobili e e della quantità di spazio loro dedicato.

Il fatto di per se non è stupefacente, anzi, è quasi banale. Dall'avvento dell'automobile e il successivo boom economico, architetti e urbanisti in tutto il mondo si sono sbizzarriti nel progettare città intorno all'asfalto, con parcheggi e snodi che punteggiano i quartieri, avendo in mente la profezia (autoavverata) che un giorno tutti avrebbero avuto un'automobile. Una visione che all'epoca appariva futuristica ed efficiente, e che per molti versi lo è stata, ma che oggi si scontra con una realtà nella quale l'elevato numero di auto inizia a rappresentare un problema per tutti, persino per gli automobilisti stessi.

Sorvolando su problemi come il numero di vittime nelle strade urbane e l'inquinamento, il tema dello spazio occupato dalle auto è sempre più portato all'attenzione delle comunità e degli urbanisti. Nelle città popolose lo spazio, nella sua concezione più pura, rappresenta una risorsa preziosa, e quando si osserva un ingorgo stradale o un parcheggio nel quale in poche decine di metri centinaia di tettucci metallici brillano sotto il sole di un frenetico mattino, ci si può porre la domanda: ma questo spazio è occupato in maniera efficiente?

La riposta sembra essere "no", almeno per come vengono utilizzate oggi le auto private. Le automobili sul mercato (eccezion fatta per le compatte citycar) hanno una lunghezza media di circa 4 m e una larghezza che si aggira sugli 1,7 m, dimensioni che sono aumentate col passare degli anni [1]. La maggior parte di queste auto ha una capienza di 5 posti, tuttavia per la quasi totalità del tempo le auto sulle strade trasportano una singola persona (basta guardarsi intorno agli incroci per verificare personalmente il dato), viaggiando quindi ad appena il 20% della capacità[2]. Una volta portato il conducente a destinazione le auto passano quasi tutta la giornata (e tutta la notte) ferme, gusci vuoti abbandonati per decine di ore che, pur non venendo utilizzati, occupano lo spazio della comunità ai cigli delle strade o in parcheggi dedicati (anche questi diventati sempre più grandi per accomodare le dimensioni crescenti delle auto). Questo crea di conseguenza un fenomeno che molti automobilisti conoscono bene: la carenza di parcheggio, che porta poi inevitabilmente ad una disperata e prolungata pattuglia delle strade in cerca di un posto libero. Quante volte vi siete ritrovati a pensare, quasi scherzando "ci avrei messo meno a piedi"?

L'area di Parco Sempione (in giallo) comparata all'area totale occupata dalle auto parcheggiate a Milano (in arancio). (dati e immagine da ridedott.com)

E il problema dello spazio non si fa sentire solo quando si tratta di parcheggi. Come già detto, per la maggior parte del tempo le singole auto trasportano una singola persona per un totale di circa 7 metri quadri di area occupata per ogni conducente (considerando solo le dimensioni dell'auto e ignorando le distanze di sicurezza). Queste misure si riflettono poi sulla larghezza delle carreggiate che vedono un transito di persone estremamente ridotto in relazione alle effettive dimensioni della strada, cosa che rende lo stesso trasporto in auto esponenzialmente più inefficiente all'aumentare del numero di auto. Il conseguente traffico, unito alla crescente richiesta di allargamento delle carreggiate da parte degli automobilisti, porta a quello che gli urbanisti definiscono ciclo della dipendenza dall'auto [3], un fenomeno che è facilmente osservabile in molte delle nostre città.

Funziona così: il crescente numero di auto causa l'aumento del traffico, questo porta alla costruzione di nuove strade o al potenziamento delle preesistenti. Nuove strade e nuovo traffico disincentivano le forme di mobilità alternative (diventa più difficile viaggiare in bici, a piedi o con i mezzi), e questo porta di conseguenza ad un nuovo, massiccio utilizzo delle auto, che diventano l'unica soluzione praticabile in una città sempre più ostile a ciclisti e pedoni, con distanze sempre più lunghe da coprire e nella quale i mezzi pubblici restano imbottigliati nel traffico. A quel punto, il ciclo si ripete.

Questi spazi, occupati da auto parcheggiate o semi vuote, rappresentano in definitiva una marea di superficie tolta alla comunità. Nelle città europee circa il 15% dell'intera superficie cittadina è dedicato alle auto, superficie che potrebbe essere utilizzata per costruire palazzi residenziali, parchi, strutture commerciali e culturali, con chiari benefici al tessuto economico e sociale delle metropoli [3]. Ed è proprio in quest'ottica che sindaci e urbanisti di tutto il mondo stanno promuovendo e progettando aree urbane nelle quali lo spazio normalmente occupato dalle auto viene ridato alle comunità: ecco spuntare aree pedonali, ristoranti all'aperto, appartamenti e parchi giochi, proprio lì dove una volta c'era una manciata di SUV.

A sinistra una tipica strada di San Francisco, a destra la stessa strada pensata restituendo alla comunità gli spazi dedicati alle auto (da: San Francisco Municipal Transportation Agency)

Ma è possibile liberare le città dalle auto? Chiaramente è difficile pensare ad un mondo completamento libero da auto private (per ragioni dettate anche dalle necessità di determinate categorie) ma forse il loro numero nelle nostre città potrebbe ridurre drasticamente una volta fornite delle alternative. Le piste ciclabili rappresentano sicuramente un soluzione a basso costo ed estremamente efficiente se pensiamo a quanto spazio occupano bici e monopattini (considerando che trasportano una singola persona esattamente come fanno per la maggior parte del tempo le auto). Un'altra opzione è rappresentata dagli autobus, capaci di trasportare decine di persone nello spazio di 4-5 auto e che vedrebbero un aumento di puntualità e velocità al diminuire del numero di auto.

Queste alternative sono però ostacolate dalla massiccia presenza delle quattroruote, andrebbero quindi pianificate in parallelo a programmi di informazione e piani di abbonamento rendendo la popolazione cosciente dell'esistenza di una possibile alternativa, avviando la comunità verso una graduale transizione. Nella mia città, ad esempio, recentemente ho avuto a che fare con persone completamente estranee a bus e treni regionali, tanto da ignorarne non solo i percorsi, ma anche le modalità di acquisto dei biglietti, essendo abituate ad una vita in auto, per poi rimanere stupite dalla comodità dell'utilizzo dei mezzi una volta provati (e dall'ebrezza di non dover cercare parcheggio). Anche i servizi di car-sharing, ormai comuni nelle grandi città, rappresentano una valida alternativa. Questi servizi permettono di adoperare alcune auto sparse per la città accedendo alle vetture con un'app e pagando solo per la corsa effettuata (esonerando i conducenti dalle spese di assicurazione e manutenzione delle auto di proprietà). Rispetto alle vetture private, queste sono utilizzate molto più spesso nell'arco della giornata poiché non al servizio del singolo proprietario, ma di un intera schiera di utenti, e questo riduce notevolmente il numero di auto e di parcheggi necessari per la comunità (in Italia le auto private sono quasi 7 ogni 10 abitanti, il dato più alto d'Europa[4]

Politiche come abbonamenti a basso costo o unificati per tutti i tipi di servizi (tram, bus, car-sharing, metro), insieme alle app dedicate, permettono poi una più facile e intuitiva fruizione della mobilità alternativa. Nelle grandi città sempre più giovani decidono di non avere un'auto, se le condizioni lo consentono, e questo è un modello tecnologicamente ed economicamente possibile. L'ostacolo più grande verso una riappropriazione degli spazi forse è proprio la nostra abitudine alla cosa e il nostro sguardo sulle città, forse ancora troppo legato ad una visione autocentrica.

  1. https://www.nationwidevehiclecontracts.co.uk/guides/ask-nvc/understanding-car-size-and-dimensions
  2. https://www.vox.com/a/new-economy-future/cars-cities-technologies
  3. https://www.transportshaker-wavestone.com/urban-transports-spatial-footprint-much-space-used-transports-city/
  4. https://ec.europa.eu/eurostat/web/transport/data/database