Invisibile perché troppo vicino, l'ordinario secondo Foucault è il luogo in cui si intrecciano potere e libertà. Non un insieme di abitudini banali, ma il piano concreto in cui si costruiscono forme di vita, comportamenti e le possibili resistenze. Ciò che vediamo ma non guardiamo.
Si vive immersi nell'ordinario e, proprio per questo, lo si ignora. Ogni giorno si ripetono gesti, parole e comportamenti che sembrano apparentemente naturali, ma che rilevano una complessità nascosta: sono la trama profonda attraverso cui il potere organizza le nostre vite e in cui, allo stesso modo, si aprono le possibilità di resistenza.
L'ordinario è, secondo la Treccani, qualcosa di abituale, comune, consueto, di tutti i giorni, normale. L'ordinario è dunque ciò che appartiene alla dimensione più semplice e ripetuta della vita: i gesti abituali, le parole quotidiane, le situazioni che si consumano senza un'apparente eccezionalità. È una realtà spesso data per scontata, che molte volte sfugge allo sguardo proprio perché costantemente «presente».
Si può osservare come l'attenzione verso l'ordinario affondi le proprie radici nel pensiero filosofico, che nella contemporaneità gli ha attribuito un ruolo centrale. Prendendo spunto da Foucault e Wittgenstein emerge chiaramente come l'ordinario sia un concetto da non intendere in senso banale e superficiale, ma come ciò che costituisce il tessuto profondo delle pratiche umane.
Per Foucault, riflettere sull'ordinario significa rivolgere l'attenzione a ciò che per tutti è visibile ma non visto, a ciò che appartiene alla vita quotidiana e che, proprio per la sua vicinanza, scompare alla percezione umana. La filosofia, in questo senso, non è chiamata a scoprire ciò che è nascosto dietro al velo della realtà, bensì a «rendere visibile cioè che è visibile». È un gesto teorico che capovolge il tradizionale compito metafisico, ossia non cercare dietro al velo di Maya ma indagare subito alla superficie, alle pratiche, agli usi.
Secondo Foucault l'ordinario è il luogo in cui agisce il potere, inteso non come un'entità astratta, ma come un insieme di micro pratiche che modellano i comportamenti. Nel pensiero foucaultiano, il potere opera in modo capillare, nel senso che si trova a regolare i gesti, gli spazi, i tempi, i modi di parlare e di agire. È dunque nell'ordinario che si può osservare con maggiore chiarezza la sua presenza.
Per tali ragioni, si può affermare che l'ordinario non è naturale, in quanto ciò che si considera normale è spesso il risultato di un processo di costruzione sociale e istituzionale. La normalità infatti, non può essere definita «spontanea»: è il prodotto di dispositivi di potere che modellano il modo in cui gli esseri umani si comportano e interagiscono. Il potere crea ordini di realtà che si radicano nell'ordinario fino a diventare invisibili.
Se il potere agisce nell'ordinario, anche la resistenza trova nello stesso spazio il proprio terreno di espressione. Quest'ultima, infatti, non si manifesta solamente nei gesti eroici o nelle rivolte, ma soprattutto in quelli che si possono definire «piccoli scarti» della vita quotidiana, ovvero modalità alternative di abitare il tempo e lo spazio. Foucault parla di «lotte immediate», riferendosi ad azioni che non aspirano a un rovesciamento totale del potere, ma che mettono continuamente in discussione la normalità imposta, incrinando pratiche attraverso cui il potere governa i comportamenti.
L'ordinario diventa così il livello in cui la realtà si costruisce e si trasforma, il luogo in cui il potere opera e, allo stesso tempo, il terreno in cui gli individui possono trovare spazi di libertà.
Il quotidiano è dunque il topos in cui si intrecciano differenti forme di vita, ovvero diversi modi di agire, sentire, parlare e relazionarsi. L'ordinario diventa, quindi, il luogo privilegiato per comprendere come funziona il mondo; una sorta di laboratorio invisibile in cui si formano le identità, le obbedienze, le deviazioni e le possibilità di resistenza.
In conclusione, si può affermare che l'ordinario non sia uno spazio vuoto né un semplice insieme di abitudini ripetute. Lo si può definire come un luogo in cui si intrecciano il potere, il linguaggio, le relazioni e le resistenza. Comprendere l'ordinario significa comprendere ciò che rende possibile la nostra stessa esistenza sociale, non soltanto l'eccezionale, ma soprattutto il quotidiano. È in questo topos apparentemente semplice e banale che si depositano significati profondi e dove si aprono, silenziosamente, le possibilità reali di cambiamento.
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