arrow_upward

Parlare con le macchine: la solitudine nell’era dell’intelligenza artificiale

Riflessione sul ruolo dell’AI nella solitudine, evidenziando sia i potenziali benefici sia i rischi emergenti, così come emerso da studi e opinioni di esperti nel campo.

Gli italiani sono sempre più soli. Lo evidenziano i dati dell'ultimo rapporto Istat del 2016, e quelli di Eurostat dell'anno scorso sulle reti e relazioni sociali nel paese. A emergere è un quadro preoccupante: cresce la solitudine tra i cittadini. Il 13% degli italiani non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno (è la percentuale più alta in Europa). Secondo l'Istat, circa tre milioni di persone in Italia dichiarano di non poter contare su alcuna rete di supporto, che si tratti di familiari, amici, vicini o associazioni. Parallelamente, aumentano le famiglie composta da una sola persona: erano il 21,5% nel 1998, sono salite al 31,6% solo nel 2016.

Anche se viviamo in un mondo interconnesso, la solitudine resta una delle sfide più profonde e diffuse del nostro tempo. In questo scenario l'intelligenza artificiale (AI) si sta proponendo come un possibile antidoto a questa condizione, offrendo compagnia e interazione a chi si sente isolato. Ma può davvero una macchina colmare il vuoto emotivo lasciato dalla mancanza di rapporti umani autentici? Questi compagni artificiali sono in grado di simulare empatia e attenzione, ma senza vera reciprocità emotiva, generando una compagnia illusoria che può rafforzare il senso di isolamento anziché alleviarlo. Questa dinamica è alimentata dal cosiddetto "riconoscimento sociale distorto": le AI offrono una forma di riconoscimento e supporto che, pur percepito come genuino dall'utente, manca di autenticità e reciprocità. Il rischio è che si sviluppi una dipendenza emotiva verso queste macchine con conseguente desensibilizzazione verso le relazioni umane reali.

AI companions: una nuova frontiera per combattere la solitudine?

D'altro canto, studi recenti mostrano che gli AI companions possono effettivamente ridurre i livelli di solitudine in modo significativo, offrendo conversazioni empatiche e un sostegno emotivo paragonabile a quello umano. Tali tecnologie sono utilizzate da milioni di persone nel mondo, che trovano questi chatbot un supporto quotidiano e una forma di compagnia che, seppur artificiale, può alleviare il peso dell'isolamento. Alcuni sostengono addirittura che l'AI aiuterebbe a prevenire la solitudine, aiutando le persone a mantenere o migliorare le proprie abilità sociali attraverso interazioni stimolanti e personalizzate. Questa compagnia artificiale potrebbe spezzare il circolo vizioso dell'isolamento, rafforzando l'autostima e facilitando il ritorno a relazioni umane.

Tra opportunità e rischi: un equilibrio delicato

Non mancano però le voci critiche di di chi avverte che affidarsi troppo alle relazioni con le macchine produca un indebolimento delle capacità relazionali umane, portando di conseguenza a un danneggiamento di quest'ultime. Per la psicologia, la solitudine si risolve solo con il contatto umano, mentre le macchine possono offrire solo una distrazione temporanea. Inoltre, esistono rischi legati alla dipendenza emotiva e al potenziale uso manipolativo di queste tecnologie, progettate per prolungare l'interazione e fidelizzare l'utente, con possibili impatti psicologici negativi.

L'intelligenza artificiale apre nuove possibilità per affrontare la solitudine, offrendo supporto che può essere prezioso soprattutto per chi vive in isolamento o ha difficoltà nelle relazioni sociali. Tuttavia, la compagnia artificiale non può sostituire completamente il calore e la complessità delle relazioni umane autentiche. Il futuro richiede un equilibrio tra tecnologia e umanità, affinché l'AI diventi uno strumento di supporto senza trasformarsi in una trappola emotiva.