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Post-verità e antichi astronauti

Tra le teorie del complotto la teoria degli antichi astronauti è forse quella più misteriosa, anche se meno conosciuta. Ci addentreremo in questa storia, ne indagheremo le ragioni e forniremo anche qualche nozione filosofica per permetterci di attuare un'analisi rigorosa del fenomeno.

"Da dove veniamo? E soprattutto, dove andiamo?" Queste sono le domande che muovono l'ultimo romanzo di Dan Brown. Seppur cito il noto scrittore di thriller, tali domande incarnano le questioni fondamentali che l'uomo si è sempre posto sulla propria natura. La posizione creazionista offerta dai testi della tradizione ebraico-cristiana (e non solo) è stata la risposta più influente nella storia del pensiero. Nel dibattito scientifico del XIX secolo una nuova corrente di pensiero si fa strada e presenta una risposta forse più convincete a tali domande: l'evoluzionismo. Non proporrò una presentazione tali posizioni per due motivi specifici: il primo e più banale è forse il fatto che tali posizioni sono note a tutti, almeno per i fini di tale presentazione, e poi perché questo non vuole essere un articolo su tale dibattito.

È necessario specificare che è sbagliato sovrapporre in maniera perfetta darwinismo ed evoluzionismo. Questo perché il valore aggiunto che Charles Darwin apporta all'evoluzionismo è, come fa notare Thomas Kuhn nel suo testo La struttura delle rivoluzioni scientifiche, data dal fatto Darwin sosteneva che l'evoluzione non ha uno scopo finale. Le teorie evoluzioniste prima di Darwin, come quelle di Lamarck, di Chambers e di Spencer, nonostante oppongano alla posizione creazionista, ritengono che l'evoluzione tenda verso uno scopo finale. Prima di Darwin si pensava che l'"idea" di uomo, ma come anche quella di flora e di fauna terrestri, fosse già presente all'inizio della creazione della vita, forse nella mente di Dio. Questa concezione teleologica[1] dell'evoluzione era molto difficile da sradicare. Darwin, nella sua celebre opera L'Origine delle Specie, introduce invece la nozione di selezione naturale. Quest'ultima prende il posto di Dio e "gestisce" la comparsa di forme di vita sempre più complesse che, a differenza di quello che sostenevano le visioni precedenti, non tendono verso alcuno scopo. La fatidica domanda "dove andiamo?" cade.

Ora, pensate ad una alternativa a queste due posizioni: l'uomo non è né stato creato da Dio né è il risultato di un processo evolutivo avvenuto per selezione naturale. Quali alternative abbiamo a disposizione? La teoria paleo-astronautica offre una prospettiva differente alle due menzionate sopra. In realtà tale teoria cerca, in un certo senso, di tenere insieme sia la posizione evoluzionista che quella creazionista, offrendo allo stesso tempo una risposta originale alla domanda "da dove veniamo?". Una formulazione approssimativa di questa terza teoria è la seguente: in un lontano passato, quando l'uomo (almeno come lo conosciamo) ancora non era presente sulla terra, una popolazione extraterrestre avrebbe visitato la terra e avrebbe accelerato l'evoluzione dei primati "creando" l'uomo. Le tracce di tale evento sarebbero da ritrovare sia nei miti dell'antichità, come anche nei testi dell'antico testamento, che in particolari reperti archeologici.

Dunque, tale teoria ammette sia l'aspetto "evoluzionista", in quanto le specie viventi sono comunque soggette all'evoluzione, sia l'aspetto "creazionista", in quanto gli esseri umani sarebbero il risultato di un'"accelerazione" evolutiva data da una sorta di manipolazione genetica che ha "incrociato" i geni dei primati con quelli di questa specie extraterrestre venuta sulla terra. È difficile tenere insieme i pezzi di questa teoria. Essendo una teoria pseudo-scientifica, non è possibile reperire un canone che ne individui i punti essenziali. Ciò che infatti accade è che ognuno dei sostenitori apporti delle personali visioni e prospettive e che, quindi, si faccia fatica a individuare delle caratteristiche condivise da tutti. Per questo ho arbitrariamente scelto di fare riferimento a un famoso testo scritto da un sostenitore di questa teoria: Il pianeta degli degli dei di Zecharia Sitchin.

In questo saggio divulgativo (e quindi, per questo, senza contraddittorio) l'autore, che come viene descritto in quarta di copertina è un esperto di lingue semitiche, propone una rielaborazione della mitologia antica, e nello specifico quella sumera. Egli interpreta tali miti come dei racconti che descrivono le epopee vissute da tali extraterrestri, chiamati dall'autore Nefilim (termine preso in prestito dall'antico testamento), e dei loro rapporti con le loro creature create "a immagine e somiglianza", gli esseri umani. Come Sitchin nota, le coincidenze sospette che sarebbero più facilmente giustificabili in vista di una lettura paleo-astronautica di tali miti sono innumerevoli. Il problema è che nel testo vengono messe in relazione questioni che andrebbero più correttamente isolate, discusse e giustificate. Appunto per questo, vengono ignorati i campi di indagine che potrebbero fornire delle controprove rilevanti nel dibattito: ad esempio la filologia, la storia, l'archeologia, le scienze cognitive, l'astronomia, ecc... Chi fa ricerca sa che è necessario giustificare anche le questioni che apparentemente sembrano più insignificanti.

Il libro presenta molte incongruenze logiche. Non le non esporrò perché non lo ritengo necessario ai fini dell'articolo. Solo una cosa mi sembra interessante sottolineare: i problema dei bias cognitivi.[2] Lo sviluppo tecnologico acquisito può portare alla formazione di letture alternative. Per esempio, è possibile interpretare i costumi di alcuni regnanti antichi come tute per viaggiare nello spazio, oppure alcune immagini ovoidali scolpite sulla pietra come dischi volanti. Più in generale, è rilevante il bias cognitivo che porta a pensare che la vita sia un fenomeno che, seppur possa svilupparsi in qualche remoto pianeta, debba avvenire con le medesime logiche in cui avviene nel nostro. Inoltre, la teoria paleo-astronautica avalla il bias cognitivo radicato del finalismo, che tenta di rispondere alla seconda domanda menzionata all'inizio di questo articolo; l'evoluzione ha un fine, e questo fine è l'uomo creato a immagine e somiglianza.

Ma cerchiamo di fare un'analisi storico-contestuale. Seguendo il discorso proposto dal testo Il mistero degli antichi astronauti di Marco Ciardi è possibile individuare un "inizio" di questo fenomeno. Come accade spesso, tutti i fenomeni che si presentano come prospettive alternative a ciò che la tradizione "propone" affondano le loro radici in movimenti esoterici. Nel caso della teoria in questione il movimento che ha posto le basi alla sua formazione è il movimento teosofico di Madame Blavatsky. Una delle tematiche centrali del movimento teosofico è quella dell'antica sapienza, ovvero l'idea che alcune civiltà nel passato abbiano posseduto uno sviluppo tecnologico e intellettuale maggiore rispetto alla civiltà attuale. Ovviamente il mito di Atlantide si inserisce benissimo in questo conteso. I testi di Blavatsky, come Iside svelata e La dottrina segreta, sono influenzati da tutta una serie di opere scritte in quel periodo, come ad esempio il romanzo di stampo esoterico Zanoni di Bulwer-Lytton, più o meno volutamente fantascientifiche.

L'idea dell'antica sapienza è una concezione che nasce da scienziati, antropologi e viaggiatori che, intorno alla fine del XIX e l'inizio del XX secolo, credevano che alcuni individui che vivevano in luoghi remoti del mondo, come gli sciamani, fossero i discendenti di una società più evoluta a quella a loro contemporanea. La loro era una credenza le cui origini possono essere individuate a partire dal quattrocento quando alcuni umanisti italiani, come Marsilio Ficino, entrarono in contatto con testi antichi di dubbia attribuzione e di dubbia collocazione temporale. L'idea era che questi testi, come il noto Corpus Hermeticum attribuito a Ermete Trismegisto (identificato con il dio egizio della sapienza Thot), contenevano i "segreti della filosofia primordiale", trasmessi da Dio ad Adamo e da quest'ultimo ai suoi discendenti.

Oltre che dall'idea dell'antica sapienza, la teoria paleo-astronautica ha avuto modo di svilupparsi anche grazie alle credenze popolari sull'esistenza di entità extraterrestri. La letteratura fantascientifica non manca certo all'appello. Molti sono i romanzi di fantascienza che, fin dal XVII secolo, raccontano dell'esistenza di esseri viventi provenienti da altri mondi. Inizialmente si immaginava che tali popolazioni potessero vivere sulla luna, ma dopo le scoperte avvenute nell'ottocento circa la sua superficie hanno posto fine a tale possibilità estendendo l'immaginazione emana a luoghi più sconfinati. Annie Besant, che aveva succeduto Blavatsky nella direzione della società teosofica, era fortemente interessata alla vita extraterrestre. Infatti, nella sua autobiografia scritta nel 1893, rivendica come teosofica l'idea dell'esistenza di forme di vita extraterrestri. Inoltre, tale idea sarebbe stata ispirata da filosofi che, come Giordano Bruno, secondo Besant avevano osato "insegnare che altri mondi oltre il nostro erano abitati".

La teoria degli antichi astronauti ha, quindi, differenti origini. Tali origini possono essere rintracciate nella letteratura fantascientifica, nelle influenze esoteriche (come quella della società teosofica) e, anche, nelle scoperte scientifiche stesse. Gli autori dei saggi pseudoscientifici sul tema, anche se non lo dichiarano apertamente (forse perché non lo sanno neanche), fanno riferimento proprio a tutto questo. Inoltre, tali autori impostano i loro "lavori" come fossero delle "scoperte" rivelatorie che "qualcuno" vorrebbe tenere nascoste. È importante specificare che il fenomeno del complotto è un atteggiamento tipico della società contemporanea. Esso non si limita alla teoria paleoastronautica, ma invade, oltre il campo del complotto, anche quello delle fake news e del negazionismo scientifico.

Il termine che racchiude le condotte sopra descritte è post-verità. Secondo l'Oxford English Dictionary, per post-verità si intende quell'atteggiamento nel quale le emozioni e le convinzioni personali sono più rilevanti dei fatti oggettivi nel guidare l'opinione pubblica. Tale comportamento può essere ritenuto lecito se il campo di riferimento è quello del gusto personale; meno quando si parla di scienza. Filippo Ferrari e Sebastiano Moruzzi, nel loro testo Verità e post-verità, notano come la definizione che l'OED fornisce di post-verità non rende giustizia a tale fenomeno. Essi sostengono, infatti, che il reale motivo per il quale ci si oppone alla vulgata tradizionale è perché la si ritiene inaffidabile e corrotta; per questo, viene proposta una teoria alternativa che possa essere scevra da possibili corruzioni e che possa essere quindi basata sulla verità dei fatti. Quella che Ferrari e Moruzzi propongono è una analisi del fenomeno di stampo epistemologico[3] e, per questo, filosofico.

Che cos'è l'indagine? L'indagine è una pratica volta a trovare delle prove e delle controprove al fine di trovare una risposta ad una domanda di nostro interesse; il fine è la formazione di credenze vere o la revisione di credenze false. Verità e indagine, dunque, sono intimamente connesse. Più precisamente, la verità ha un ruolo normativo[4] nell'indagine. I fenomeni che ricadono sotto il termine "post-verità" sono la diretta conseguenza di alcune deviazioni della pratica dell'indagine, da qui la post-indagine. Queste deviazioni vengono definite da Ferrari e Moruzzi come delle forme diverse di post-indagine: i post-fatti, le post-prove e le post-norme. La prima si da quando i post-indagatori (coloro che svolgono la nostra indagine deviata) interpretano il mondo in maniera alternativa e scoprono dei fatti che sono incompatibili con la pratica scientifica. La seconda forma si da nel momento in cui le prove prese in considerazione dal post-indagatore, e che permettono la formazione e la revisione delle sue credenze, sono di natura soggettiva, ignorando il ruolo normativo della verità. Per quanto riguarda le post-norme è possibile definirle come un'alterazione delle norme che regolano l'indagine e della loro applicazione.

A proposito delle post-norme, le credenze di un gruppo sociale (ad esempio il gruppo sociale che crede che il genere umano sia il prodotto genetico di antichi astronauti) sono protette dalle possibili controprove che potrebbero mettere in dubbio le loro credenze. Questa sorta di sistema di protezione si applica per mezzo di filtri (epistemici) atti a neutralizzare le possibili controprove. Tali filtri producono una struttura che isola un gruppo di individui in modo che non possano avere accesso a prove o controprove che possano mettere in crisi la credenza sulla quale tale gruppo si regge. Tale struttura nel testo di Ferrari e Moruzzi è chiamata bolla epistemica. Bisogna specificare che il concetto di bolla epistemica non è legato direttamente al tema della post-verità. Tale fenomeno è proprio della vita di tutti i giorni. Infatti, nella vita quotidiana vengono costruite strutture che isolano, un individuo o un gruppo di individui, da certe informazioni. All'interno di un gruppo sociale di questo genere vi è un nucleo centrale di credenze alla quale tutti i membri del gruppo corrispondono. Per questo, si è portati a rinforzare tale credenza (o credenze) identificativa del gruppo, portando alla formazione del fenomeno conosciuto in letteratura come camera dell'eco (echo chamber).


  1. La teoleologia è quella branca della filosofia che si occupa del finalismo, ovvero dell'esistenza della finalità sia come attività volontarie dell'uomo volte alla realizzazione di uno scopo sia come attività involotaria volta comunque alla realizzazione di un fine. ↩︎

  2. I bias cognitivi sono degli automatismi cognitivi attraverso i quali si generano credenze. Solitamente si tratta di errori di giudizio che influenzano i processi di pensiero. ↩︎

  3. L'epistemologia è quel campo della filosofia che si occupa delle condizioni attraverso le quali è possibile avere conoscenza certa di qualcosa, e dei modi per poter raggiungere tale conoscenza. ↩︎

  4. Una norma è un criterio che permette di regolare una situazione. ↩︎

Bibliografia

  • Ciardi Marco, Il mistero degli antichi astronauti, Carocci Editore, Roma, 2017.
  • Ferrari Filippo, Moruzzi Sebastiano, Verità e post-verità, Bonomia University Press, Bologna, 2020.
  • Kuhn Thomas, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino, 2009.
  • Sitchin Zecharia, Il pianeta degli dei, Edizioni Piemme, Milano, 1998.