La rivoluzione dei Subsonica iniziata nel 1996 continua con il loro decimo album in studio, dal titolo “Realtà Aumentata”, uscito proprio questo 12 gennaio.
Non ricordo quanti anni avessi la prima volta che ho incontrato la musica dei Subsonica: ricordo, però, come abbia fatto parte della mia vita sin dal primo giorno. La versione acustica di Tutti i miei Sbagli, con quelle note di pianoforte interrotte da frammenti elettronici, la porta sbattuta poco prima dell’attacco della voce e soprattutto il connubio tra testo e melodia, alimentava un sogno ricorrente, che per ovvi motivi non rievocherò. E ancora oggi, è come se ogni ascolto fosse il primo.
La rivoluzione dei Subsonica iniziata nel 1996 continua con il loro decimo album in studio, dal titolo “Realtà Aumentata”, uscito proprio questo 12 gennaio. La prima cosa che ho fatto una volta acquistato il disco è stato inserirlo nel mio walkman e dedicarmi all'ascolto. Inevitabili sono i rimandi ad alcuni brani storici firmati Subsonica, nonostante abbiano loro stessi affermato di aver cercato per quanto possibile di non guardare a precedenti lavori durante il processo creativo. Ho infatti notato per esempio delle somiglianze tra l’intro di Nessuna Colpa con la parte iniziale de Il Cielo su Torino nell’utilizzo dell’effetto vocale che rende la voce di Samuel più cupa e quasi rauca (che mi ricorda un po’ Frankie-Hi NRG). L'ho inoltre trovato un brano somigliante, seppur lontanamente, ad uno di Silvestri, principalmente nello special tra gli ultimi due ritornelli dove, nel sollevare la tematica della presunzione umana nell’essere eterni e senza colpe, si percepisce forse l’influenza di un brano come Gino e l’Alfetta. Anche se in Nessuna Colpa troviamo un mondo che va verso la sua fine mentre gli uomini, che «si addormentano in un incendio senza fine», negano l'evidenza.
Continuando a rifiutare ogni tipo di responsabilità e condividendo cattiveria gratuita sui social, e non solo, il che ha da poco portato alla fine di un’altra vita, ricordandoci nuovamente che nessuno di noi ne è immune, siamo diventati Cani Umani: questo brano apre un disco dedito a presentare quella che è la nostra realtà, ad oggi aumentata, a chi ascolta perché diventata più tangibile dopo l’esperienza della pandemia. Il pezzo sembra essere rivolto a un tu indefinito, che ha amato per tutta la vita un «Dio che non prova pietà». Inoltre, il fatto che l’album sia uscito nel mese di gennaio, a qualche settimana di distanza dalla Giornata della Memoria, ci riporta al tema di un Lui che non guarda in basso verso un’umanità, che è sempre più distrutta ed autodistruttiva. Si conclude in realtà con una nota positiva, ricordandoci che con il dolore si giunge paradossalmente alla salvezza e permane per tutto il brano una dimensione sacra, evocata anche dal coro finale dei molteplici «ti salverà».
Il fatto che ci sia «un passato che non passa mai» ce lo ricorda non solo la Shoah, ma anche Pugno di Sabbia, primo singolo estratto dal disco uscito il 20 ottobre 2023. Le conseguenze di quel che c'è stato modellano il futuro, condizionandolo inevitabilmente. La fine stessa del lockdown non ha risolto problemi e dinamiche che si sono create durante la chiusura: perché sono ferite che resteranno per sempre ricamate sulla pelle di ciascuno di noi. Possiamo solo usare il dolore per guarire, ribadisce anche Vitiligine con la sua citazione «mai tornare indietro […] se scorrerai/saprai guarire»; ecco, forse lei riesce a trasmettere qualcosa di analogo a Tutti i miei Sbagli…
Anche Missili e Droni rientra nelle canzoni che trasportano in una dimensione onirica, creando un’idea di dissoluzione a seguito di tutto il dolore accumulato: suoni che ricordano uccellini elettronici inseriscono l’ascoltatore in un parco in primavera, quando all’improvviso il tutto viene interrotto da una climax ascendente, in cui voce e musica crescono di pari passo. Grandine e Universo continuano sulla scia atmosferica del disco, sebbene con degli inizi meno eterei e più decisi: è infatti ascoltandole attentamente, senza fermarsi all’apparenza, che emerge la loro profondità. In Universo, però, la presenza di una guerra di cui non si conosce la fine e la strenua ricerca di una pace, così tristemente attuali, vengono inserite in una dimensione emotiva interiore.
In Africa su Marte, i Subsonica hanno utilizzato una storia vera per sottolineare come i sogni non siano più così forti come prima, anche se ne avremmo bisogno oggi più che mai: negli anni ’60 nasce lo Zambian Space Project, con cui Edward Makuka Nkoloso progetta di inviare sulla Luna e su Marte degli “afronauti” su razzi d’alluminio per battere U.S.A. e U.R.S.S. nella conquista dello spazio. Per quanto potesse essere impossibile giungere a un risultato analogo a quello americano o russo, ci dimostra come molto spesso ci si arrenda ai nostri sogni più grandi. È in questo senso che «la realtà è aumentata quando l’utopia si è arresa», ovvero quando si è smesso di sognare e di lottare per un futuro diverso. E con Mattino di Luce, secondo singolo dell’album, sembra adesso aprirsi un varco verso una metamorfosi «da bruco a farfalla»: una stella che nasce dall’instabilità ci ricorda che per tutti arriverà un mattino di luce, prima o poi.
Scoppia la Bolla, con il suo ritmo funky, non rinuncia a dire la sua: quando la bolla scoppia siamo costretti a uscire dalla nostra zona di comfort, per imparare a «restare a galla» e a resistere a contatto con una realtà nella quale siamo stati catapultati da un momento all’altro. In questo mi torna alla mente quel che cantava Jim Morrison in Riders on the Storm («into this world we’re thrown»), sebbene riferendosi a un episodio specifico e ben più cupo.
Ho scelto anche io di tenere Adagio per ultima, brano che non solo chiude il disco mentre cala il sipario e «scende il buio/scende adagio», ma è anche colonna sonora dell’omonimo film di Stefano Sollima, con Pierfrancesco Favino, per cui sono stati insigniti a Venezia 80 del premio “Soundtrack Stars Award”. Come ha motivato la giuria, il brano descrive «il mondo del giovane protagonista del film e, insieme, il declino di un mondo senza possibilità di riscatto come la decadenza di una città che brucia tra le fiamme anche la sua grande bellezza».
Con Realtà Aumentata, i Subsonica dimostrano ancora una volta, a quasi trent’anni di carriera, di non sbagliarne mai una. Pur avendo rischiato lo scioglimento, la band ritorna con un album che si presenta ancora una volta al meglio, essendo, come lo hanno definito loro stessi, un vero e proprio disco dei Subsonica.
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