In una società piena di ordinari, cosa succede quando questi si incontrano?
Or-di-nà-rio: secondo il vocabolario l’ordinario è “ciò che rientra nei limiti della norma e della regolarità”, allora perché ognuno di noi ha un proprio unico ordinario, diverso da quello degli altri? E quanto pesano le nostre scelte o quelle degli altri su di lui?
Da bambini abbiamo quasi tutti le stesse abitudini: come i nostri coetanei ci svegliamo, andiamo a scuola, torniamo a casa, facciamo sport, giochiamo insieme negli stessi luoghi; passiamo interi mesi seguendo questo schema. Intanto, però, cresciamo e iniziamo a sviluppare interessi differenti da quelli dei nostri amici. Scegliamo e frequentiamo luoghi e scuole diverse, sviluppiamo nuovi hobby, che ci portano a conoscere persone nuove, e inevitabilmente cambiamo anche le nostre abitudini. Sono tanti piccoli elementi che contribuiscono a costruire il nostro ordinario, che è unico e solo nostro.
Per noi persone “abitudinarie” seguire uno schema ben preciso e che non venga interrotto è una questione fondamentale; facciamo sempre la stessa strada, frequentiamo sempre gli stessi posti, scegliamo sempre lo stesso armadietto in palestra, etc. Questo accade perché la regolarità della nostra vita diventa indispensabile per farci sentire al sicuro e per creare una sorta di bolla rassicurante che ci avvolge e ci fa sentire al posto giusto, facendoci stare bene. Ogni qual volta ci si pone davanti una situazione che si discosta dall’ordinarietà questo benessere viene meno e siamo costretti a cercare un equilibrio nuovo.
Dunque, il problema è lo straordinario; quell’evento che ci fa prendere coscienza che intorno a noi convivono gli ordinari di tutti, i quali possono incastrarsi con i nostri ma possono anche scontrarsi. Questa è una realtà di cui siamo inconsapevoli ma che è fondamentale per le relazioni che instauriamo.
Infatti, quando conosciamo persone nuove tendiamo a stringere legami più forti con coloro che ci sembrano essere più simili. Con loro è facile far combaciare i propri impegni e interessi, che pian piano si allineano l’uno con l’altro, creando affinità.
Ma cosa si fa quando le nostre abitudini sono così tanto diverse da quelle di chi ci circonda? Sicuramente, in questi casi, avere una flessibilità e un’apertura al cambiamento giova molto. Di fatto, sono tre le strade che si aprono: o scegliamo di modificare alcune sfaccettature della nostra vita, o scegliamo di non modificarle perché non possiamo o non vogliamo farlo, oppure cerchiamo dei compromessi. Molto dipende dalle persone e dal contesto con cui entriamo in relazione e da quanto peso avrà il cambiamento su di noi.
L’ordinario, quindi, non è un concetto rigido come sembrerebbe suggerire la definizione del termine del vocabolario, ma si modifica nel tempo e nello spazio. Alcune volte questo cambiamento è graduale, altre invece è così repentino da apparire brusco. Per esempio, tutti noi studenti o lavoratori fuori sede da un giorno all’altro abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini e i nostri ritmi di vita, adattandoli a quelli di un nuovo contesto e lontani dalla nostra famiglia. L’ordinarietà, a cui eravamo abituati e che consideravamo protettiva, si è trasformata in esperienza vissuta ed è diventata il punto di partenza per costruire un nuovo ordinario.
Banalmente condividere la casa con estranei ti porta a imparare a conformare il tuo modo di vivere a quello di persone con abitudini e necessità spesso totalmente diverse, che a loro volta sono alla ricerca di una nuova ordinarietà.
Confrontandoci con i modi di fare di coloro con cui ci relazioniamo, possiamo apprendere consuetudini o dettagli che ci migliorano o vedere aspetti che non ci piacciono e che vogliamo evitare. Osservando la quotidianità degli altri potremmo addirittura rimanere stupiti da dei gesti che per loro sono ordinari, ma che per noi diventano qualcosa di straordinario da cui prendere ispirazione. Pertanto, ogni nuova esperienza di vita diventa un banco di prova in cui poter sperimentare e con cui capire quali sono i bisogni che non siamo disposti a negoziare e su quali invece possiamo cedere.
Il nostro ordinario, quindi, è il frutto di una serie di scelte che siamo chiamati a fare continuamente. Ma qual è l’impatto che queste hanno dal punto di vista emotivo?
In generale, laddove il cambiamento è strettamente legato allo scorrere della vita, l’impatto psicologico ed emotivo che esso crea è attutito da quella bolla di ordinarietà alla quale gli individui sono abituati. Questo accade perché le nuove abitudini si inseriscono gradualmente nella precedente quotidianità e non la stravolgono completamente. Al contrario, quando bisogna ripartire da zero, l'incertezza è una componente non indifferente e di cui bisogna tenere conto. Crearsi la propria routine in una nuova dimensione, infatti, può essere considerato come un vero e proprio “salto nel vuoto”, in cui bisogna sperimentare, e questo può provocare un forte carico emotivo. In questi casi la fase psicologicamente più complessa è quella iniziale, in cui ci si ambienta, ma piano piano la nuova routine smette di essere nuova e ci fa sempre meno paura. L’ansia iniziale è un sentimento naturale, che non deve essere visto solo come qualcosa di negativo, perché nella giusta misura può essere sfruttata come uno strumento positivo che ci aiuta a “tenere gli occhi aperti” nelle situazioni che non conosciamo. Bisogna poi considerare che lasciamo della vecchia vita anche degli elementi che erano positivi, quindi, a volte, la nostalgia potrebbe farci sembrare di aver preso una decisione sbagliata. Ovviamente questo è un passaggio ricco anche di elementi positivi come l’adrenalina, che deriva dalla scoperta di cose nuove, la gioia di sentirsi appartenente a qualcosa che prima non conoscevamo o non prendevamo in considerazione, o l’eccitazione per le nuove avventure. L’importante è riuscire a creare una propria dimensione in cui ci si sente bene.
Decisamente la scelta di cambiare vita e, quindi, cambiare il nostro ordinario richiede grande coraggio, poiché abbandoniamo il nostro “posto sicuro” e ci buttiamo in un ambiente nuovo che speriamo possa essere migliore per noi in quel momento. Alcune persone si lanciano, altri, invece, non hanno la forza necessaria e per questo si accontentano di lasciare tutto com’è, senza sperimentare cose nuove.
Ma vale davvero la pena di rimanere per sempre nella nostra comfort zone?
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