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Il sonno e la veglia

La presa di coscienza della necessità di scoprire ed avere una diversa prospettiva nel riconoscere l’altro, uscendo completamente da noi stessi e provando a donarci. Guardare al dono come un risultato positivo di ció che ci colpisce e della nostra risposta positiva, accogliendolo.

Il sonno e la veglia

Nella serie di appuntamenti introspettivi condotti dal mio flusso di coscienza, oggi focalizzo, con non indifferente sicurezza, la chiave di volta della mia esistenza, racchiusa in in un semplice concetto apparentemente scontato: donarmi e sentire l’altro come dono. Quando la mia mente si sveglia intorpidita dal suo lungo sonno riesce a cogliere la luce, riesce a distinguerla da tutto ció che è tenebra, a cui è così tanto abituata per via dei suoi occhi serrati. Le sue palpebre, apertesi nel momento di veglia, danno la possibilità di vedere con altra prospettiva ció che mi circonda. Il sonno, il buio, chiudono i pensieri in un egocentrismo ossessivo per cui non vi è alcuna possibilità di confronto. Non esiste alcun’altra realtà. Ma il donarsi forse è proprio questo: aprire gli occhi della propria mente, uscire fuori di sé anche per un solo attimo, quel che basta per avvicinarsi e percepire l’altro come dono ricevuto. Questa apertura non è nient’altro che la presa di coscienza di uno scambio di emozioni positivamente dirompenti nate dalla semplice volontà di darsi al mondo, pieno e illuminato.  

Non tutti i doni sono graditi, non tutti possono colpirci emotivamente allo stesso modo e non posseggono la stessa forma o necessità, eppure devono comunque definirsi come tali. Fidarsi e affidarsi, credere che comunque vada qualcosa mi è stata e mi sarà sempre donata ed anche io potrò donare, uscendo da me, dal mio claustrofobico spazio buio. Chiedo scusa a me stessa per lo spettacolo di luci che mi sono persa. Quando si è trascinati in profondità la vista è così scura che sembra di non riuscire a scorgere nulla: allora chiudo gli occhi, perché a guardare nel buio si fa fatica, e non guardarci affatto, non sforzarsi di scorgere l’altra prospettiva della nostra possibilità di vedere, è comodo ed allettante. Ma in realtà è un atto di mancato coraggio; arrivare a capire che anche quella condizione di profondità abissale è un dono, seppur di differente necessità, significherà che mi sarò correttamente svegliata ed aperta oltre me stessa.

Non rifugiarti nel sonno. Sii sveglio e donati. Affidati alla tua vista chiara, ma impara anche a guardare l'altro come un dono.

No, questo non è un monito personale all’altruismo, ma un imperativo a sentire il mondo e gli altri positivamente, non brancolando nel buio, ma guardando con gli occhi della mente le cose con la luce con cui esse si mostrano, esistono. Anche nel buio, infatti, distinguiamo le cose grazie al minimo riflesso luminoso, quindi perchè fingerci ciechi? Per paura? Da cosa ci stiamo difendendo? Il mondo non è un posto da cui tutelarsi, ma è la condizione che ci dà la possibilità di distinguerci grazie alla luce. Ció che esiste nel buio non viene visto e se noi esistessimo nelle tenebre non riusciremmo a vedere nulla, a malapena noi stessi; rifuggiremmo nel suono dei nostri pensieri, nascondendoci in essi, ad occhi chiusi. Nascondiamoci, se lo desideriamo. Ma facciamolo in piena vista. Cosicché quando un bagliore ci colpirà, saremo visti e potremo vedere.