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"Un cervello di metallo e ingranaggi" la critica tolkeniana alla modernità

Tolkien era solo uno scrittore fantastico? O in alcuni dei suoi testi sono celate tematiche profondamente attuali? E se vi dicessi che il Signore degli anelli è anche una critica filosofica alla modernità ?

J.R.R. Tolkien nel suo romanzo capolavoro "Il signore degli Anelli" del 1955 affronta argomenti ancora molti attuali, e nonostante sia un fantasy, questo testo racchiude in sè metafore e tematiche molto significative per la contemporaneità.

Una delle problematiche più stimolanti che l'autore sviluppa nei suoi romanzi, in particolare ne Il signore degli anelli, è senza dubbio il rapporto conflittuale e ostile tra Natura e Tecnologia/Techne.[1]
Tolkien è un forte critico della modernità: questo periodo, come ben sappiamo legato alla tecnologia e alla conseguente rivoluzione industriale, viene preso di mira dallo scrittore britannico, che nei suoi testi si schiera contro il freddo raziocinio distruttore della natura incontaminata.

L'inizio del romanzo si apre non casualmente con quella che si potrebbe immaginare possa essere la posizione radicale del caro Tolkien: il prologo, infatti, inizia parlando degli usi e costumi del popolo Hobbit che viene così descritto:

"discreto e modesto, ma di antica origine, meno numeroso oggi che nel passato; amante della pace, della calma e della terra ben coltivata, il suo asilo preferito era una campagna scrupolosamente ordinata e curata. Ora come allora, essi non capiscono e non amano macchinari più complessi del soffietto del fabbro, del mulino ad acqua o del telaio a mano, quantunque abilissimi nel maneggiare attrezzi di ogni tipo"[2].

La relazione di questo popolo con la tecnologia viene immediatamente delineata: come possiamo notare, gli Hobbit hanno un rapporto rispettoso e non conflittuale con la natura, dal momento che usano con grande moderazione delle tecnologie meccaniche scarsamente progredite. Gli Hobbit quindi rappresentano metaforicamente uno dei tanti popoli rurali in armonia con l'ecosistema della Terra di Mezzo, essendo il loro rapporto con la tecnologia ingenuo e innocente, privo di alcun tipo di malizia.

Ma ora passiamo ad analizzare l'antitesi Hobbit, ossia Saruman, lo stregone multicolore.

Saruman_with_Orthancs_Palanntir

Saruman compare nel Signore degli Anelli sin da subito come un personaggio malizioso e doppiogiochista, astuto ed imprevedibile. Decide di schierarsi con l'antagonosta Sauron anche se il suo intento sarebbe di essere egli stesso il padrone dell'anello, per riuscire a realizzare i suoi utopici piani. Quindi in quest'ottica, tutte le sue azioni, a partire dall'incarcerazione di Gandalf sulla torre di Orctanc, possono essere interpretate come una costante e disperata caccia all'anello. Questa ricerca si traduce, in prima istanza, con l'attacco a Rohan,e infine con la battaglia finale a Isengard, la dimora di Saruman e dei suoi orchetti.

Ed è proprio ad Isengard che emerge con limpidezza il rapporto tra Saruman e l'ambiente circostante: lo stregone instaura un rapporto di dominazione con la natura che viene da lui usata per puro uso strumentale, al fine di alimentare la sua industria produttrice di Uruk-hai, come nota argutamente Barbalbero:

"nulla gl'importa di ciò che cresce, se non gli serve in un'occasione immediata"[3]

Saruman dunque incarna la tecnologia eticamente cieca, priva di ogni scrupolo morale e ambientale, volta solo alla realizzazione del proprio fine attraverso la distruzione della foresta di Fangorn, ubicata vicino ad Isengard. Come riferisce perfettamente Barbalbero a Merry e Pipino :

"Lui e i suoi miserabili servi stanno devastando tutto.Giù ai confini tagliano alberi, alberi buoni. Alcuni li abbanndonano lì a marcire per pura cattiveria; ma la maggior parte viene fatta a pezzi e serve ad aalimentare i fuochi di Orthanc. Si vede sempre del fumo innalzarsi da Isengard di questi tempi"[4]

map

Ed è proprio questa la manifestazione più aspra della critica di Tolkien nei confronti dell'industrializzazione e del progresso tecnologico anche se non bisogna fare l'errore di interpretare le opere di questo scrittore in chiave luddista o antimoderna. Infatti, tali critiche non sono finalizzate a un ingenuo ritorno alla società rurale, ma piuttosto ad avvertire il lettore degli usi orrendi ed eticamente inaccettabili a cui possono portarci alcuni atteggiamenti svalutativi e strumentali nei confronti della natura.

Fortunatemente, alla fine della vicenda Saruman viene fermato dai pastori degli alberi, i cosidetti Ent, creature considerate quasi mitologiche dagli stessi uomini della Terra di Mezzo, agli ordini di Barbalbero. In questo senso, la ribellione di questo popolo è rappresentativa della potenza distruttiva e innarrestabile della Natura e della sua rivalsa sulla tecnologia e l'industralizzazione. Uno spiraglio di speranza si apre dunque al termine del romanzo, quando gli Ent guidati da Barbalbero, simbolo dell'amore e del rispetto per gli alberi realmente provato da Tolkien[5], riconquistano la libertà che gli era stata sottratta e liberano dal giogo di Saruman la foresta di Fangorn.

Treebeard


  1. https://ucbcluj.org/a-mind-of-metal-and-wheels-technology-instrumental-reason-and-industrialization-in-the-lord-of-the-rings/ ↩︎

  2. citazione dal Signore degli anelli(La compagnia dell’anello) Prologo "a proposito degli hobbit" pg 25 edizione Rusconi ↩︎

  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Saruman#Il_Signore_degli_Anelli ↩︎

  4. citazione dal Signore degli anelli(Le Due Torri) Barbalbero(capitolo IV) pg 579 edizione Rusconi ↩︎

  5. https://it.wikipedia.org/wiki/Barbalbero ↩︎