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Stop alle trascrizioni anagrafiche dei figli di coppie omogenitoriali

Lo scorso marzo 2023 la procura di Milano ha dichiarato uno stop alle trascrizioni anagrafiche dei bambini figli di coppie omogenitoriali. Cosa significa "utero in affitto" e chi vi fa ricorso? Quali sono le leggi italiane ed europee in merito?Quali sono le ripercussioni sui bambini già nati?

Stop alle trascrizioni anagrafiche dei figli di coppie omogenitoriali
Foto da La Repubblica

Quali sono i rischi per i bambini coinvolti?

Lo scorso marzo 2023 la procura di Milano ha dichiarato uno stop alle trascrizioni anagrafiche dei bambini figli di coppie omogenitoriali. Le proteste iniziate da allora si giocano prevalentemente sul campo ideologico, ma tanta è la confusione attorno all’argomento: cosa significa "utero in affitto" e chi vi fa ricorso? Quali sono le leggi italiane ed europee in merito? Soprattutto: quali sono le ripercussioni sui bambini già nati? Facciamo chiarezza.

Inizio: la procura di Milano decreta lo stop alla trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali

Intorno al 20 marzo scorso il sindaco Beppe Sala ha annunciato di essere stato costretto a interrompere le registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali dopo l’intervento della prefettura di Milano e una circolare del Ministero dell’Interno. In seguito, tale disposizione è stata presa anche dalla Procura di Torino e di Padova comportando non solo l’annullamento della registrazione di bambini nati (e registrati) all’estero secondo maternità surrogata, ma anche la messa in discussione delle precedenti natalità; bambini, che da anni vivono sotto la tutela di due genitori, da un momento all’altro potrebbero vedersi tolto questo diritto. Il caso emblematico è quello di una bambina, di ormai sei anni, di Padova, registrata il 30 agosto del 2017 dal sindaco Sergio Giordani, la cui famiglia dovrà ricorrere a misure legali per avere la tutela della bambina. A Padova sono ben 33 gli atti di nascita di bambini con due mamme a rischiare l’annullamento.

L'antefatto: pratica dell'"utero in affitto": tra Italia e unione europea

In Italia la maternità surrogata (comunemente definita "utero in affitto") è vietata dalla legge sulla procreazione medicalmente assistita (art.12 della legge n.40 del 2004). Chiunque organizzi, pubblicizzi o realizzi tale pratica è punito con sanzioni pecuniarie il cui valore cambia a seconda del coinvolgimento nella pratica; in certi casi la pena comprende la reclusione e l’interdizione dalla professione. Lo stesso non si può dire di diversi Paesi europei dove le coppie italiane, eterosessuali od omosessuali, si recano per usufruire di questo servizio e registrare la natalità dei propri figli direttamente al momento della loro nascita. Questa procedura è andata avanti per diversi anni senza troppi intoppi, in quanto secondo le direttive dell’Unione europea chi è genitore in uno Stato (purché membro dell’unione) ha diritto a esserlo anche in un altro. Così i bambini nati per maternità surrogata e registrati all’estero come figli di coppie omogenitoriali, al ritorno in Italia venivano semplicemente registrati. Tuttavia ora le cose stanno cambiando: infatti, se in altri paesi europei la genitorialità a coppie dello stesso sesso è consentita, in Italia il campo è ostile non solo per una questione ideologica, ma anche legislativa, come vedremo di seguito.

Italia, coppie omosessuali: adozioni e genitorialità

La decisione delle procure di Milano, Torino e Padova, di annullare l’atto di nascita dei figli di coppie omogenitoriali, è avvallata dalla sentenza numero 237 del 2019 in cui la Corte Costituzionale ha ribadito che allo stato attuale nel nostro ordinamento è escluso che persone dello stesso sesso possano avere un figlio. Questa è la motivazione legale che avvalora la campagna del governo contro la maternità surrogata, tanto da spingerlo a cercare di dichiararlo reato “universale” nel 2022. Ma di fatto in merito alla questione rimane un grande vuoto legislativo in cui si stanno imbattendo anche i sindaci delle città per il momento interessate.

In modo diverso si comporta la legge quando si tratta di adozione; nel 2016 la Cassazione ha sentenziato che le coppie omosessuali possono adottare, in quanto le unioni civili sanciscono doveri e diritti. L’altro metodo legalmente in vigore è la cosiddetta stepchild adoption, che tradotto letteralmente significa “adozione del figliastro”: mediante questo procedimento legislativo si diviene genitori adottivi del figlio del proprio partner; una pratica che vale sia per le coppie etero che per quelle omossessuali.

Come funziona la maternità surrogata e perché le coppie coinvolte nello stop alle trascrizioni stanno protestando?

Innanzi tutto, dobbiamo specificare che esistono due tipologie di maternità surrogata:

1. Maternità surrogata tradizionale: in cui la madre surrogata offre il proprio ovulo che verrà inseminato con spermatozoi del genitore richiedente (o del donatore) tramite inseminazione artificiale o in vitro. In questo caso il nascituro è biologicamente legato alla madre surrogata in quanto, oltre a portare avanti la gravidanza ha anche fornito l’ovulo necessario alla stessa.

2. Maternità surrogata gestionale: in cui la madre surrogata offre il proprio utero, all’interno del quale verrà portata avanti la gravidanza, e in cui sarà impiantato l’embrione formato dall'ovulo e dagli spermatozoi della coppia che vuole avere un figlio. L’ovulo utilizzato non è della madre surrogata che dunque porta avanti la gravidanza ma senza risultare la madre biologica del bambino.

Le coppie eterosessuali ricorrono alla maternità surrogata, tradizionale o gestionale, quando pur non essendo sterili non riescono a portare avanti la gravidanza. Le coppie omossessuali invece vi ricorrono per il desidero di aver un proprio figlio. I 33 casi interessati dalla Procura di Padova riguardano tutte coppie omogenitoriali di sole donne, alcune delle quali hanno ricorso alla maternità surrogata tradizionale; quindi, una ha portato avanti la gravidanza con il suo utero e l’altra ha ceduto il suo ovulo. La madre che ha ceduto l’ovulo risulta a tutti gli effetti essere madre biologica, ma per la legge, ad avere diritto di genitorialità è solo la donna che porta avanti la gravidanza e da questa ambiguità possiamo intuire il problema che nasce in seno a queste famiglie: uno dei due genitori, pur avendo contribuito con il proprio patrimonio genetico, si troverà costretto a ricorrere, dopo lunghi processi burocratici, a una stepchild adoption per l’adozione del proprio figlio.

Quello che sta accadendo colpisce le famiglie che fanno ricorso all'"utero in affitto" o solo le famiglie omogenitoriali?

Giorgia Meloni e il suo partito si sono sempre mostrati critici nei confronti della maternità surrogata, considerandola una pratica che viene meno ai normali processi biologici naturali e soprattutto una pratica che non tutela i bambini in quanto, come la stessa Giorgia Meloni disse “un bambino ha diritto ad avere un padre e una madre”. L’attuale Presidente del Consiglio ha più volte ribadito, anche in diversi programmi, che non sia giusto permettere per legge che un figlio nasca senza una figura paterna o materna, richiamandosi a un concetto di famiglia tradizionale cristiano. Altro problema sul banco degli imputati sarebbe lo sfruttamento dell’utero femminile che verrebbe ridotto a merce di scambio. La ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha inoltre affermato che tale pratica “dell’utero in affitto” potrebbe condurre a episodi di razzismo poiché gli ovociti di alcune donne verrebbero scartati per motivi di etnia (nonostante spesso al madre surrogata non fornisca l’ovulo e dunque non possa contribuire in alcun modo al patrimonio genetico). Il punto è che questa battaglia contro “l’utero in affitto”, si sta trasformando in una battaglia contro le famiglie omogenitoriali, senza alcun riferimento alle tante coppie etero che ne usufruiscono.

Ma veniamo ai bambini, quali sono i loro diritti?

Al di là di tutti i discorsi ideologici c’è da ribadire che la legge dovrebbe intervenire, come dice il governo stesso, in tutela dei bambini e fare di tutto per garantire loro una situazione familiare sicura. Quali sono dunque le ripercussioni dell’annullamento degli atti di nascita su questi bambini?

Legalmente diverranno figli di un solo genitore, certo, nulla vieterà loro di continuare a vivere a fianco di entrambi, ma per la legge sarà solo uno il tutore legale e questa non è cosa da poco. Moltissime attività che a noi paiono scontate (da genitori o da figli) sono in realtà sancite da leggi. Se non si è riconosciuti legalmente come genitori, non si può andare a prendere il proprio figlio a scuola, se non per mezzo di una delega; non si ha diritto a conferire con il pediatra; non si ha legalmente alcun potere decisionale a livello medico (in caso di interventi, o visite di qualunque tipo). Questi sono solo alcuni dei tanti problemi a cui si può andare incontro, fino a situazioni più gravi. Nel caso di malattia grave o morte del tutore legale, il genitore non riconosciuto legalmente non avrà diritto a tenere il bambino e nel caso in cui questo non abbia altri parenti disposti ad accudirlo, verrà adottato da terzi. Inoltre, un altro fatto molto importante è quello della separazione. Se una coppia decide di separarsi il padre o la madre hanno il dovere di occuparsi entrambi, se non affettivamente, almeno economicamente, del bambino, ma nel caso in cui il legame non venga riconosciuto, il partner del genitore del bambino potrebbe decidere di andarsene senza nessun obbligo sul figlio che comunque ha voluto.

Quella che è divenuta una battaglia tra parti politiche avverse rischia di lasciare indietro questi bambini che avranno necessariamente meno diritti di altri.