Stare al passo con il modello produttivo che la società occidentale ci propone è una fatica immane; è giusto seguire degli ideali alternativi ma più "umani", anche se questo richiede deludere le aspettative sociali?
La fatica nella società di oggi
La fatica è un concetto abbastanza complesso e controverso all'interno della nostra società.
Sarebbe opportuno individuare alcuni aspetti sostanziali che mettono in evidenza il ruolo della fatica all’interno della società occidentale in cui viviamo.
Nella cultura di oggi, basata su valori quali il progresso a ritmi incessanti, il lavoro e l’efficienza, la fatica assume un ruolo nuovo che va sempre più consolidandosi.
Bisogna stare al passo!
La società occidentale promuove modelli di produttività e di azione continua, uniti tra loro da una forte competizione.
Da una parte è presente la costante corsa verso il successo, sogno indefinito e irrealizzabile, il quale risponde a delle aspettative troppo alte e in continuo progredire.
Dall'altra parte, i modelli di vita frenetici e consumistici ci impediscono di dedicare tempo a noi stessi.
In tutto questo, rallentare non è contemplato, al contrario è visto come una perdita di tempo.
Questa cultura ossessionata dalla produttività ci rende, quindi, incapaci di fermarci e ciò contribuisce a un aumento dello stress e della fatica sia mentale che fisica.
Una fatica malsana che, all’interno di questi ritmi, viene normalizzata e diventa sempre più difficile, non solo da individuare ma anche da contenere.
Siamo sempre proiettati in avanti, mai sul presente. Bisogna raggiungere, raggiungere e ancora raggiungere: una continua ricerca di appagamento che però non arriverà mai.
Se poi uniamo a questa fatica anche la crisi economica e l’aumento del costo della vita, andiamo incontro incontro a una possibile degenerazione psicofisica dell'individuo, presente soprattutto nei giovani.
Questo perchè, per contrastare le difficoltà economiche e affermarsi all’interno della società, si lavora sempre di più, a discapito del benessere personale.
La digitalizzazione e l'introduzione di tecnologie che permettono la connessione continua (come e-mail e messaggistica) hanno inoltre esteso i confini del lavoro anche al di fuori dell'orario ufficiale, aumentando la sensazione di "fatica mentale".
Per contrastare questa induzione capitalistica della fatica occorre ripensare il modello sociale e culturale verso cui siamo spinti, ridefinendo il ruolo della fatica e la percezione che abbiamo di essa, con lo scopo di valorizzare il nostro benessere individuale e collettivo.
In un mondo dove tutto è accelerato bisogna invece ritrovare il contatto con il proprio ritmo naturale, riscoprire la dimensione del “fare”, della fatica, senza la pressione incessante del dover fare.
Rivedere le proprie priorità e rimisurare i propri movimenti, incoraggiando una riflessione più profonda e recuperando un “tempo umano” ormai perduto e sostituito dalla velocità e dall’ansia del tempo moderno. Questo diventa indispensabile per favorire un benessere generale, capace di rinnovare e non soffocare le energie fisiche e mentali di ciascuno.
La lentezza non deve essere una limitazione, bensì un rimedio
"Senti, non importa quanto tempo ci vuole. Non devi pensare troppo in lá in questo lavoro, sennò diventi matto.
Allora a cosa devo pensare?
A oggi. Guarda che bella giornata."
-Paolo Cognetti, le otto montagne
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